Inuit all’attacco
di Alberto Fiorillo - 09/12/2005
Fonte: lanuovaecologia.it
Gli inuit, popolazione del grande nord americano e russo, denunciano gli Stati Uniti alla Commissione interamericana dei diritti umani di Washington, organismo giuridico dell'Organizzazione degli Stati interamericani, per il massacro culturale e la minaccia fisica alla sopravvivenza dei popoli artici dovuta al cambiamento climatico. Se non verranno intraprese azioni di taglio alle emissioni dei gas serra le tradizioni ma anche l'ambiente fisico del profondo nord sono destinati a sparire nel corso di un secolo. Lo hanno annunciato ieri alla Conferenza mondiale sul clima i rappresentanti della Conferenza circompolare, specificando che li pronunciamenti della Commissione costituiscono, oltre a una forte “moral suasion” nei confronti degli Stati Uniti, una vera e propria fonte di diritto riconosciuta a livello internazionale. In sostanza, i popoli eschimesi passano all'azione, chiedendo «misure concrete adesso» contro il clima che cambia e «non soldi» , come specifica oggi nella conferenza stampa del Climate action network il rappresentante della Conferenza circompolare Paul Crowley. «Gli inuit - spiega- non domandano soldi, ma chiedono che gli Stati Uniti mitighino l'effetto del cambiamento climatico sulle loro regioni. Naturalmente, questo significa inevitabilmente che l’effetto serra deve essere ridotto in tutto il pianeta». La loro iniziativa, per la prima volta, sottopone gli Stati Uniti a un giudizio di tipo legale sul loro operato nel campo delle politiche di cambiamento climatico. Il permafrost si sta sciogliendo - avvertono gli inuit - a livello allarmante, causando valanghe, erosione: trasformazioni che hanno un forte impatto nelle comunità costiere dell'Alaska e della regione canadese del Beaufort, rendendole più vulnerabili alle piogge e alle tempeste. Anche il livello delle acque sta cambiando a causa dell'effetto serra. Piove di più in primavera con un aumento netto di piene e alluvioni nei grandi fiumi del nord del pianeta e trasformando in toto l'attività di pesca, tradizionale fonte di sostentamento per gli inuit. I pesci non raggiungono le aree di deposizione delle uova e nuove specie provenienti dal sud stanno erodendo le risorse dell'habitat. Le specie dipendenti dall'ambiente marino stanno quindi declinando: orsi polari, foche e alcuni ucceli. I caribù e le renne sono colpite dal cambiamento climatico perché cambia il loro regime e le loro abitudini alimentari. Molte di queste specie entrano in un modo o nell'altro sia nella dieta che nell'utilizzo tradizionale da parte degli inuit. I ricorrenti chiedono quindi che si apra un'indagine sull'effettiva entità dei danni sofferti dalle popolazioni inuit e dalla violazione dei loro diritti umani, che si fissi un'udienza per approfondire le denunce portate, che si dichiarino gli Stati Uniti colpevoli della violazione dei diritti umani affermati nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e in altri strumenti internazionali. E che infine si raccomandi agli Usa l'adozione di limiti obbligatori per le emissioni di gas serra e di intraprendere la strada della cooperazione internazionale. Ma gli inuit chiedono anche un piano per la difesa della cultura e delle risorse tradizionali e l'assistenza per superare tutti gli effetti non evitabili del clima che è già cambiato. |