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Riscaldamento globale: G8 illegittimo, l'Europa tiri dritto isolando gli Stati Uniti

di redazionale - 07/06/2007

 

Serafini: Non bisogna guardare alla Cina solo come un grande mercato, ma interloquire in modo serio garantendo ai paesi in via di sviluppo il loro diritto di crescere ma lavorando sulla qualità

 

«E’ urgente riportare le decisioni e le strategie sul clima nell´ambito di una sede realmente rappresentativa come è l´Onu, sottraendole quindi al G8. Inoltre l’Europa deve conquistare alla lotta contro il global warmingil il cosiddetto G20, isolando gli Stati Uniti, nella speranza che cambi qualcosa con il prossimo presidente americano». E’ questa la strategia che, secondo Massimo Serafini, della direzione nazionale di Legambiente, dovrebbe seguire l’Ue alla luce di quanto sta accadendo al vertice del G8 di Heiligendamm. Oggi, infatti, la prima giornata del summit sarà incentrata sui problemi del clima, ma non ci sono speranze di un accordo vincolante a causa della posizione assunta preventivamente dagli Usa, e quindi, almeno da questo punto di vista, appare un fallimento annunciato. Il punto, dunque, non è che non si arriverà ad un accordo, ma che cosa succede ora? Che cosa farà l’Europa? Qual è la strategia che seguirà?

Ne abbiamo parlato, appunto, con Massimo Serafini.

«Sono due le questioni – comincia – la prima è l’illegittimità dello strumento del G8 come sede per prendere decisioni sul clima e che quindi deve tornare all’Onu. E’ quella la sede dove prendere una decisone e fissare gli obiettivi vincolanti per tutti. L’Onu, infatti, rappresenta tutto il mondo e non le sole superpotenze che hanno vinto la guerra. Contro le quali la gente va giustamente a protestare visto che non prendono decisioni su nulla, tranne sugli scudi e sui missili generando quindi solo una nuova tendenza al riarmo».

Qual è la seconda?
«La seconda questione è che il fallimento era annunciato perché questa amministrazione americana ha deciso di affrontare il global warming rinviando le decisioni e di mantenere in piedi il proprio sistema energetico non rinnovabile anche utilizzando le guerre per controllare le vie di approvvigionamento alle risorse fossili. Bene ha fatto quindi l’Europa a decidere di procedere unilateralmente e a candidarsi ad essere la leader della lotta al riscaldamento globale. Ora il problema non è continuare a perdere tempo con gli Usa, ma di convertire Cina, India, Brasile alla scelta europea, isolando gli americani. E poi sperare che la prossima amministrazione a stelle e strisce decida finalmente che si può discutere del loro modello di vita».

Dunque l’Europa deve andare avanti per la sua strada e far aumentare il suo ‘peso’ sui vincoli alle emissioni coinvolgendo in particolare India, Cina e Brasile?
«Certo, il problema come ho detto è da un lato far lavorare l’Onu; dall’altro che la società civile si mobiliti a sostegno delle posizioni che vogliono prendere sulla questione ambiente. Siccome anche quei Paesi come India, Brasile e Cina seguono la linea americana, sono destinati ad entrare in processi molto insicuri per il futuro garantendosi solo un futuro di guerre. Non bisogna quindi guardare alla Cina solo come un grande mercato, ma interloquire in modo serio garantendo ai paesi in via di sviluppo il loro diritto di crescere, contrariamente ai paesi occidentali, ma lavorando sulla qualità che bisogna per primi applicarla noi. L´Europa deve dimostrare che fa sul serio e quindi procedere unilateralmente praticando gli obiettivi con cui si è presentata al G8 e quindi sviluppando strategie energetiche di sostituzione dei combustibili fossili con fonti rinnovabili e risparmio energetico. E´ l´unica strada efficace per conquistare alla lotta contro il riscaldamento globale i paesi emergenti come Cina, India e Brasile, più in generale tutti quelli che hanno animato il cosiddetto G20, sottraendoli così al ricatto degli Usa. Andare in questa direzione non rende solo un buon servizio all´ambiente e al clima, ma anche alla pace. Non si tratta di scelte facili, ma proprio per questo è decisivo anche manifestare e far sentire che la decisione unilaterale dell´ Europa può contare su una forte, determinata e pacifica mobilitazione popolare».