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Banca Centrale Europea: usurocrazia al 4% nell'Eurozona

di RoMa - 08/06/2007

 


Ancora rialzi. La Banca centrale europea ha infatti aumentato dello 0,25% il Tus portando al 4% il costo dell’euro. Il Consiglio direttivo ha così optato per una stretta monetaria che riporta i tassi d’interesse della moneta unica sui livelli antecedenti all’11 settembre 2001, giorno dell’attacco alle Torri gemelle che ha portato al crollo dei mercati azionari e il rallentamento dell’economia europea.
Con l’aumento del Tus al 4%, anche il tasso di rifinanziamento principale sulle operazioni pronti contro termine incrementa al 4%, quello marginale al 5% mentre quello sui depositi overnight al 3%. Questi rialzi, tecnicamente, decorreranno dalle operazioni del prossimo 13 giugno. Il nuovo incremento significa un aggravio fino ad oltre 340 euro all’anno per i mutui e con un peso maggiorato anche delle rate sul credito al consumo.
L’ultimo intervento risaliva all’8 marzo scorso, quando i tassi erano saliti di un quarto di punto al 3,75%. L’ottavo rialzo dal dicembre 2005 riduce il divario fra il costo del denaro negli Usa e in Eurolandia fino al 1,25%: il tasso dei Fed Funds statunitensi è infatti stabile al 5,25%. In 18 mesi, infatti, i tassi europei sono praticamente raddoppiati mettendo in seria difficoltà l’economia e le famiglie italiane.
Il presidente della Banca centrale europea, Jean-Claude Trichet, ha giustificato l’ennesimo incremento dei tassi, sempre più criticato, descrivendo nell’Eurozona un “triangolo di vulnerabilità”. Il basso livello di rendimento degli strumenti d’indebitamento, l’esplosione non regolata degli hedge fund e del private equità, combinata con l’ampio utilizzo dei nuovi strumenti derivati, cioè dei fondi speculativi ad alto rischio, sono i tre fattori di rischio che preoccupano maggiormente il numero uno delle Bce ed il suo Consiglio direttivo.
“Uno shock che colpisse uno dei lati di questo triangolo - dice Trichet - potrebbe avere implicazioni per gli altri due lati”. “Per esempio - spiega - una significativa variazione del ciclo creditizio potrebbe impedire agli hedge fund di rimborsare le banche”.
Come se non bastasse, la decisione di aumentare i tassi dell’Eurozona di un quarto di punto al 4% “è stata presa alla luce del prevalere di rischi al rialzo per la stabilità dei prezzi nel medio termine” emersi dagli studi economici dell’Eurotorre “soprattutto sul fronte domestico”, ha ribadito Trichet in conferenza stampa. “La politica monetaria della Bce è piuttosto accomodante” secondo il numero uno del massimo istituto di emissione monetaria e che la Bce “agirà in modo fermo e tempestivo” per assicurare la stabilità dei prezzi, ogniqualvolta lo riterrà “necessario” senza che ci siano “impegni ex ante” su una prossima mossa. Tutte parole, quelle di Trichet, che suonano come il preludio di nuovi rialzi. Le dichiarazioni del numero uno della Bce portano infatti a pensare che i tassi possano salire al 4,25% o addirittura al 4,50% entro le fine dell’anno.
Questa possibilità, non così tanto remota, accresce notevolmente il rischio di insolvenza di milioni di famiglie italiane, già oggi alle prese con difficoltà economiche crescenti. Aldilà di effetti macroeconomici che possono avere conseguenze sul valore dell’euro e perciò anche sulle esportazioni europee e sulle economie nazionali, gli aumenti toccano direttamente le persone che possiedono un mutuo a tasso variabile o prestiti al consumo.
L’indebitamento sempre più diffuso negli ultimi anni, economicamente bui per l’Ue e per l’Italia, rischia di far emergere una situazione esplosiva per le famiglie, tanto da rischiare l’insolvenza.
Attualmente, le banche hanno già attivato procedure esecutive a 400mila famiglie, su 3,5 milioni di mutuatari (quasi il 12% del totale), perché non riescono a sostenere gli aumenti delle rate ed hanno dichiarato insolvenza. I cattivi consigli delle banche hanno infatti portato molte persone ad indebitarsi a tasso variabile per scadenze di 20-30 anni che, con la complicità di una Bce controllata dagli stessi istituti di credito privati, sono sempre più in difficoltà. Milioni di famiglie rischiano oggi la casa, sudata dopo anni di lavoro e sacrifici, spesso ipotecata a garanzia del mutuo.
Una situazione difficile per il nostro Paese, che rischia seriamente di collassare per via di una politica monetaria aggressiva, che non rispecchia la diversità e che moltiplica i problemi delle economie europee.