Le banche centrali alla fine sono (quasi) uguali ai contadini
di Pierluigi Paoletti - 08/06/2007
Ieri sera da Santoro ad Anno 0 si è finalmente parlato di Telecom, ma ancora però si gira
intorno al problema guardando solo in superficie (Colaninno e Tronchetti che se la sono
“spolpata”), facendo solo intuire che c’è molto di più (intercettazioni e poteri occulti). Il
nocciolo del problema purtroppo però non è stato neanche sfiorato.
Con Telecom le banche hanno riciclato il signoraggio
http://www.centrofondi.it/report/report_09_05_06.pdfe hanno dato corso al perfezionamento di quel colpo di stato silenzioso che dal 1992 ha
privato il nostro paese di tutte le strutture portanti di un paese privatizzando energia, banche,
trasporti, telecomunicazioni e “politica” sostituendo i personaggi scomodi con altri molto
più accondiscendenti e docili (tangentopoli), rendendolo di fatto un frankenstein comandato
a distanza.
Ci hanno rubato tutto e ci hanno reso dipendenti uccidendo tutti quei settori di cui non
potevano impadronirsi per cui oggi sembra che tutto sia come prima, ma in effetti siamo
stati svuotati dall’interno. Non abbiamo autosufficienza alimentare, visto che non esiste più
l’agricoltura e i canali di distribuzione sono tutti in mano estera, salvo poche e discutibili
eccezioni, la nostra industria è stata smantellata ed insieme con lei tutto l’artigianato, non
abbiamo più la ricerca e le nostre scuole, grazie ad una cura di pochi anni, non riescono più
a formare la classe dirigente di domani ed i pochi ricercatori che abbiamo sono costretti ad
emigrare all’estero.
Dal 1992 non si sono accontentati di farci essere una colonia, ahh se potessimo spulciare gli
accordi segreti fatti dal dopoguerra ad oggi, ma hanno voluto spogliarci di tutto quello che
contraddistingue un paese: quello che Colaninno e Tronchetti hanno fatto di Telecom è in
piccolo quello che è avvenuto in Italia ad opera di banche e istituzioni finanziarie. Dopo
l’ultima legge bancaria che ha abolito il divieto per le banche di controllare le aziende che
finanziavano, oggi sono di fatto padrone assolute e incontrastate di tutto il tessuto
economico nazionale e internazionale, perché quello che è avvenuto in Italia è avvenuto
anche nel resto del mondo. Telecom oggi è di banche e assicurazioni, l’altro socio, la
spagnola Telefonica, a sua volta è controllato da banche americane, quindi alla fine del
gioco la proprietà è al 100% delle banche. Con la possibilità di ascoltare e controllare tutte
le telecomunicazioni pensate che non cederanno alla tentazione?
Alcuni poveri illusi ancora pensano che la politica conti ancora qualcosa e continuano a
votare per l’uno o per l’altro, ma la verità è che non c’è più niente su cui governare e le due
(squallide) parti sono diventate dei comitati di affari privati che si spartiscono le ultime, ma
ancora ricche, briciole, mentre eseguono diligentemente gli ordini impartiti.
Sveglia gente! E’ così chiaro…sveglia!
Ma non c’è tempo di piangersi addosso, né cedere alla depressione perché dopo che ci
siamo resi conto di come ci hanno ridotto, se non vogliamo continuare a fare gli schiavi
moderni, dobbiamo rimboccarci le maniche e cominciare a RICOSTRUIRE la nostra vita e
il nostro mondo. Ripensare la politica, ripensare le istituzioni, ripensare il denaro, ripensare
i rapporti economici. Volete continuare a mettere i fiori alla prigione o uscire e assaporare la
vera libertà? A voi la scelta!
La BCE, uno dei nostri “carcerieri” ha deciso l’ennesimo aumento dei tassi portandoli al
4%. Che cosa significa?
Con il report della scorsa settimana abbiamo dimostrato come, con il passare del tempo, la
società del debito si avvicina pericolosamente al suo collasso. Manovrando i tassi di
interesse le banche centrali rispondono a due esigenze primarie: impedire di tirare troppo la
corda che farebbe arrivare troppo presto il collasso del sistema e quello di raccogliere
quanto più possibile i frutti del loro “lavoro”.
Le banche centrali fanno in pratica quello che fa il contadino. Quando l’economia è
stagnante la banca centrale tiene bassi i tassi e allarga i cordoni della borsa facendo
indebitare il più possibile, aziende, privati, stati ecc. Con la liquidità immessa, seppure a
debito, l’economia decolla subito, si riprendono i consumi, la produzione ecc. e l’ottimismo
dilaga. Essendo i tassi molto bassi i debiti vengono ripagati con facilità e le cose continuano
ad andare per il meglio.
In questo periodo si stampano quantità ingenti di denaro e anche le banche immettono il
loro denaro virtuale (tutto a debito!), questo permette ai primi che usano questo denaro, di
prendere sottocosto grandi quantità di beni reali e aziende prima che questo fiume di denaro
si ripercuota sui prezzi adeguandoli alla massa monetaria in circolazione.
Con la scusa dell’inflazione, da loro stessi provocata, si alzano i tassi piano piano per
permettere ai debitori di restituire i debiti, con più fatica di prima, ma sempre senza grandi
difficoltà. Quando il grande ciclo dell’economia è in piena espansione, il livello dei tassi
può raggiungere anche livelli notevoli come negli anni ’80 quando arrivarono vicini al 20%.
Quando invece il grande ciclo economico è stato “spremuto” a dovere e siamo vicini al
grande epilogo, i tassi si muovono in un range più ristretto, un po’ come sta avvenendo oggi
che dai tassi di poco sopra all’1% in america ad esempio siamo arrivati al 5,25%. Il fatto
che è da diversi mesi che in Usa non si aumentano più i tassi da diversi mesi sta a
significare che il ciclo economico sta esaurendo la sua spinta e il mercato sta arrivando al
suo punto di saturazione, ovvero i tassi cominciano a provocare insolvenze e fallimenti.
In questa fase i banchieri iniziano a raccogliere facendo buoni affari prendendo, anche qui a
saldo, beni reali da privati e aziende che non riescono a far fronte più ai debiti. Ma
comunque in questa fase non possono creare troppa tensione perché il rischio è quello di
bloccare prima del tempo la gallina dalle uova d’oro. Quando vedono che il ciclo
economico si sta proprio fermando, reiniziano a far scendere i tassi periodicamente per far
riprendere a girare l’ingranaggio e per aiutare a far maturare meglio il futuro raccolto, toglie
sempre maggiori quantità di denaro in circolazione, ad esempio restringendo i criteri di
concessione delle linee di credito o la concessione dei prestiti ai privati.
Durante la fase di recessione e fino a quando i tassi non raggiungeranno il livello tale da far
ripartire l’economia, il sistema bancario fa shopping visto che gli cadono in grembo, come
pere mature, aziende, immobili, materie prime ecc.
Il grafico dei Fed Funds di lungo periodo ci evidenzia meglio il ragionamento appena fatto.
Possiamo individuare un grande ciclo che coincide con il ciclo economico del dopoguerra.
Ogni picco più piccolo e relativa discesa dei tassi è determinato dalle recessioni intermedie.
Il grande ciclo, economico e dei tassi, è culminato negli anni ’80 e dopo ci sono voluti tassi
sempre inferiori per far ripartire l’economia. Oggi, dopo aver toccato il minimo stiamo
risalendo e il tempo sembra maturo per una, temporanea, nuova discesa. Il fatto che siamo
alla fine di un lunghissimo ciclo economico ci informa anche che a questo punto
normalmente siamo vicini al collasso del sistema, ovvero la quantità di debiti è tale che
l’economia non riparte nonostante i tassi molto bassi.
In passato i tempi sarebbero stati maturi per una guerra, che avrebbe spostato equilibri e
ricchezze e azzerato il sistema, ma il fatto che stiamo capendo e smascherando le strategie e
le modalità con le quali ci hanno fatto diventare schiavi moderni, nonché la grande
avversione alla guerra e alla violenza che è nata nella stragrande maggioranza delle persone
negli ultimi anni, ci fa propendere più verso un ripensamento globale del sistema, dei
rapporti economici e sociali. La conoscenza di questi meccanismi impedirà che si
ripercorrano strade vecchie e ormai non più consone a persone informate e consapevoli di
quello che accade intorno a loro e nemmeno l’età potrà essere un ostacolo perché di recente,
parlando di questi temi, abbiamo conosciuto Lino che di anni ne ha 73, ma ha la forza, la
vitalità e la determinazione di ritrovare la sua libertà, di un giovane ventenne.
E’ proprio vero che la ricerca della verità non ha età.
That’s all folks