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Bambini e inquinamento ambientale

di Silvia Gambi e Mimmo Tringale - 11/06/2007

 
 
Oggi i bambini sono sottoposti al rischio dell’esposizione di più di 15 mila sostanze chimiche sintetiche, senza contare l’inquinamento dell’aria, il traffico, la contaminazione di acqua e cibo, le radiazioni. Una vera e propria giungla di insidie, non sempre tenuta nella giusta considerazione.

Sono i bambini di oggi, gli adulti di domani, a fare le maggiori spese per l’attuale situazione ambientale attuale. Nell’aria di casa e in quella esterna, nei cibi, nell’acqua e persino nei giocattoli sono presenti sostanze che quotidianamente mettono a rischio la loro salute. A lanciare il grido d’allarme questa volta sono l’Organizzazione Mondiale della Sanità e l’Agenzia Europea per l’Ambiente, con la pubblicazione del rapporto Children’s Health and Environment "A review of evidence" dove vengono analizzati i diversi fattori di rischio per la salute dei bambini, prendendo spunto da una serie di studi effettuati sull’argomento nei diversi paesi europei. Quello che ne viene fuori è un quadro della situazione molto poco incoraggiante.
Oltre il 40 per cento delle patologie causate da fattori ambientali colpisce bambini di età inferiore ai 5 anni. I bambini sono particolarmente vulnerabili all’inquinamento ambientale, in parte perché la loro esposizione precoce a determinati fattori può avere ripercussioni anche a lungo termine, in parte perché in proporzione al loro peso corporeo i bambini respirano, bevono e mangiano più degli adulti, con una conseguente maggiore assimilazione delle sostanze potenzialmente tossiche.

I pericoli a carico dei bambini
“Innanzitutto c’è un’enorme differenza – commenta Giorgio Tamburlini, che ha partecipato alla stesura del rapporto - da un paese all’altro d’Europa per quelli che sono i pericoli a carico dei bambini. Nel rapporto abbiamo sintetizzato questo concetto parlando di “ingiustizia ambientale”, individuando tre fattori preponderanti che possono creare situazioni di rischio. Innanzitutto c’è il fattore locale, le singole città, una determinata zona del territorio; anche in spazi limitati si possono avere delle differenze notevoli da questo punto di vista. Un altro fattore da tenere in considerazione è poi la vicinanza agli scarichi di rifiuti tossici, un problema maggiormente sentito nei paesi più poveri ormai destinati ad essere la discarica dei paesi più ricchi. Ma il fattore da tenere in maggiore considerazione è l’accumulo di inquinamento. Stiamo ormai accantonando delle riserve di inquinamento di varia natura che necessariamente penalizzeranno gli adulti di domani. La loro esposizione a certi fattori è notevolmente più rilevante di quella delle generazioni precedenti. Questo avrà necessariamente una ripercussione negativa sulla loro vita futura”. Oggi i bambini sono sottoposti al rischio dell’esposizione di più di 15 mila sostanze chimiche sintetiche, nella maggioranza dei casi create negli ultimi 50 anni. Oltre ad una serie di agenti fisici, come l’inquinamento dell’aria, il traffico, la contaminazione di acqua e cibo, dei giocattoli, le radiazioni.
Una vera e propria giungla di insidie che non sempre è tenuta in dovuta considerazione. “Tra i fattori emergenti metterei al primo posto il piombo e gli effetti che la concentrazione troppo alta di questa sostanza può avere sull’intelligenza del bambino, effetti che possono diventare cronici se il bambino viene sovraesposto nei primi anni di vita – continua il dottor Tamburlini - Anche i casi di bronchiti e di asma in aumento rappresentano un rischio aggiuntivo. E questi sono fattori di rischio di cui conosciamo la pericolosità. Ci sono poi casi di incertezza. Qualche tempo fa uno studio effettuato su alcuni grandi mammiferi esposti ad inquinanti per lungo tempo evidenziò la maggiore incidenza di malformazioni e la diminuita fertilità. Soprattutto quest’ultimo problema è molto sentito anche da noi ed è in parte dovuto al fatto che il numero e la carica degli spermatozoi è diminuito. Questo può essere dovuto agli inquinanti, anche se non sono state stabilite relazioni scientificamente certe”.

Il principio di precauzione
I tempi necessari per l’effettuazione di studi e analisi scientificamente certi sulla pericolosità di certe sostanze può spesso rappresentare un problema, un periodo di tempo che va incidere a volte sulla sicurezza di vite umane. “Per questo nel campo della ricerca ormai sempre più spesso viene applicato il principio di precauzione. La certezza scientifica praticamente non esiste: così se esiste la ragionevole possibilità che una sostanza produca danni seri e irreversibili, dobbiamo prendere le precauzioni per ridurre l’esposizione a quel determinato tossico. E’ un principio non sempre facile da applicare, soprattutto perché va a toccare gli interessi delle grandi industrie”. Spesso i pericoli si nascondono in comportamenti che i genitori tengono senza conoscerne le reali conseguenze. Quello che poteva essere fatto con serenità fino a qualche decennio fa, oggi potrebbe risultare pericoloso per il piccolo. “L’esposizione precoce ai raggi ultravioletti è sicuramente uno dei rischi più sottovalutati per la salute dei bambini. Le conseguenti scottature, aumentano sensibilmente la possibilità da adulti di sviluppare patologie come il cancro della pelle, il melanoma e anche la cataratta. I ricercatori hanno provato che i raggi ultravioletti possono provocare un aumento del rischio di incorrere in queste patologie di 10-15 volte superiore al normale”.
Se è vero che oggi le fonti d’inquinamento sono numerose e diversificate, è altrettanto vero che esistono semplici precauzioni che vale la pena seguire per proteggere i bambini. “Innanzitutto – consiglia Tamburlini - si deve cercare di ridurre l’esposizione agli inquinanti dell’aria areando frequentemente i locali dell’abitazione. Analogamente, bisogna evitare di frequentare con i passeggini strade molto trafficate, che mettono il bambino in una situazione di svantaggio. Inoltre, occorre fare attenzione a additivi e pesticidi che possono essere presenti soprattutto nella frutta e nella verdura, magari diversificando le marche dei prodotti alimentari utilizzati, non solo per ragioni nutrizionali, ma anche per stemperare la presenza di eventuali additivi o residui tossici”.

Tratto da AAM Terra Nuova, giugno 2002