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Perché Movimento Zero è stato cacciato dai comunisti e portato via dalla polizia?Analisi sociologica

di Carlo Gambescia - 12/06/2007

 

Quel che denuncia Massimo Fini, ”Io (né rosso, né nero) cacciato dai comunisti e portato via dalla polizia” (si veda il sito - www.movimentozero.org - ), merita un commento. E, ovviamente, la nostra piena solidarietà.
Ma perché certa sinistra di “lotta e di governo”, continua a comportarsi così? Perché chiedere alla polizia l’allontanamento da piazza del Popolo di un gruppo di persone che vogliono democraticamente dimostrare contro Bush? Perché sono di destra. Questo, il motivo, che avrebbero invocato i “rifondazionisti” presenti in piazza, come numi tutelari, in verità pochini, della sinistra alternativa, ma di governo. Al che si potrebbe rispondere, ecco il solito comportamento “da” comunisti… Non cambiano mai, eccetera…
Troppo facile. Invece sono cambiati, e come… Ma in peggio. Alla tradizionale logica da setta gnostica (per cui un gruppo sociale si ritiene depositario assoluto della verità) si è sommata la logica partitocratica (che impone la costante difesa del proprio territorio politico). Di qui, la duplice motivazione che è alla base del “trattamento” subito da Movimento Zero: 1) non sono depositari di alcuna verità (logica gnostica), e se anche per caso, lo fossero, 2) potrebbero toglierci spazio (logica partitocratica), perciò vanno cacciati via.
Una miscela esplosiva, ma tutto sommato, intellettualmente superata. Come spiega il ricorso all'antico anatema: “ Vanno espulsi, perché sono di destra”. Che è risibile - vista la crescente labilità dei confini tra destra e sinistra - ma più che accettabile per chi deve controllare l’ordine pubblico. Dal momento che il sapere comune, e perciò anche quello “applicato” dei tutori dell’ordine, è sempre temporalmente indietro rispetto all’evoluzione delle teorie sociali e politiche. Di riflesso la polizia, una volta sollecitata “dai comunisti”, su una possibile “turbativa”, non poteva non applicare (e non potrà non applicare, fin quando l’idea del superamento del discrimine destra-sinistra non sarà divenuta di senso comune) i suoi schemi di comportamento: fermare, identificare, evitare ogni disordine, eccetera.
Pertanto, il problema è a monte. E soprattutto rinvia a "un passato che si rifiuta di passare". Perché così impone l’egemonia della mentalità gnostico-partitocratica di quei politici “rifondazionisti” che avrebbero chiesto l’allontanamento di Massimo Fini. Invocando - è bene ripeterlo - un ideale di purezza rituale “anacronistico” (“Noi siamo di sinistra, quelli di destra, per evitare disordini, cacciateli via”), che risale al periodo pre-caduta Muro di Berlino. E che tuttavia, per certa sinistra di “lotta e di governo”, sarà sempre più difficile invocare in futuro, stante l’evoluzione, non certo sistemica, della concreta situazione politica e sociale.
Qui, però, potrebbe essere interessante scoprire, quale sarebbe stata la reazione dell’altra sinistra, quella antagonista (di sola “lotta”), riunitasi a piazza Navona, se Massimo Fini e i suoi si fossero presentati lì, invece che a piazza del Popolo.
Lo avrebbero accolto a braccia aperte?