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Che bravi tecnici!

di Gianfranco La Grassa - 12/06/2007

 

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Cominciamo col commentare un articolo di Geminello Alvi apparso sul Giornale di venerdì scorso.

Astraiamo come sempre dalla fonte e concentriamoci sull’arguta descrizione che il giornalista fa del maldestro Ministro del Tesoro. Ci serviremo della fisiognomica per collegare i tratti di un viso oggettivamente così poco intelligente come quello di TPS- nonostante gli osanna bi-partizan a sostegno della sua bravura “tecnica” più volte ricalcata tanto dalla destra che dalla sinistra - con la pletora di perifrasi pronunciate (suggerite al?) dal Ministro in Senato nella difesa “d’ufficio” del suo Vice. Tuttavia, più le parole di Padoa-Schioppa si spandevano nell’aria senatoriale più avveniva una strana retroazione sul suo volto; la trasfigurazione somatica che doveva derivarne rendeva il Ministro imbarazzantemente somigliante al cane Pluto, o peggio ancora, a Pippo.

TPS, balbettando a più riprese sotto i fischi provenienti dai banchi del Centro-Destra, è andato avanti a testa bassa, così bassa che l’ombra della fronte gli ha reso sempre più scuro il viso, malcelando il corrucciamento per le contestazioni alle quali non è affatto abituato. Ed è qui che è avvenuta la completa metamorfosi tra il “nobile” tecnico e il cane della Disney. Difatti, metti in bocca ad un cane la citazione da Eraclito (e per giunta per difendere l’indifendibile Visco!) e tutta la storiella non può che divenire ridanciana! Purtroppo per lui però si stava parlando di cose serie, delle ingerenze di Visco sui vertici della GdF, quelli che indagavano sulle connessioni tra politica e finanza durante la stagione dei “furbetti del quartierino”.

Tommaso Padoa-Schioppa, sommerso dalle raffiche di disappunto provenienti dal Centro-Destra, ha preso le parti di Visco contro la stessa realtà delle cose, mistificando contenuti e tempi della diatriba. Ha addossato tutte le responsabilità al generale Speciale che “scientemente e senza alcuna ragione non avrebbe portato a compimento l’incarico affidatogli dal Vice-Ministro Visco in ordine agli avvicendamenti dei quatrro dei quattro alti ufficiali in servizio a Milano”. Inoltre, lo stesso Generale avrebbe fatto in modo di veicolare la notizia degli avvicendamenti all’Ansa rifiutandosi poi di smentirla, così come Visco chiedeva (pretendeva!). Insomma, è tutta colpa del Generale e senza possibilità d’appello. E, invece, oggi TPS ha cambiato idea ed ha sostenuto che, forse, esistevano gli elementi per un fraintendimento. Che bella coerenza Sig. Ministro! Uno dei due, tra Speciale e Visco, deve avere necessariamente ragione perché, a rigor di logica, terza possibilità non può essere data, quindi prima si decide a mettere fine a questa buffonata di “regime” meglio è.

 

Altra tesi interessante è quella sostenuta da Geronimo, ma sul Giornale di oggi (11.06.07). Anche qui sorvoliamo sulla fonte in ossequio ad un ragionamento valido. Si parla sempre dell’indomito Padoa-Schioppa che, appena insediatosi, lanciava grida d’allarme sui conti pubblici dello Stato e sul disastroso buco di bilancio lasciatogli in eredità dal precedente governo di Centro-Destra. Sulla base di queste falsità si era invocata una stretta sulle tasse che il Ministro del Tesoro chiede adesso d’invertire (sempre per la solita storia della bravura di questi tecnici alla quale dovremo, prima o poi, dare un fondamento). Tuttavia non è questo che ci interessa direttamente. La cosa strana è, invece, un’altra e riguarda i dati sulla crescita forniti dall’Istat. Si parla di una crescita per il primo trimestre dell’anno di uno 0,3%, superiore al previsto 0,2%, e di una domanda dei consumi delle famiglie in salita. La discrepanza dei dati sta nel fatto che mentre la domanda dei consumi cresce (+1,8%) le importazioni crollano (-9%) mentre le esportazioni rallentano (+0,4%). Come si spiega tali incongruità nei dati? Com’è possibile che, a fronte di un arretramento delle importazioni e di una sottocrescita delle esportazioni, possa aumentare la domanda dei consumi? Geronimo suggerisce di non chiederlo al Governo il quale potrebbe risponderci che le imprese stanno dando fondo ai magazzini rallentando la produzione industriale e quindi le importazioni. Ma appare davvero poco credibile che di fronte a previsioni di crescita, superiori alla crescita effettiva dell’anno passato, le imprese possano frenare la produzione. Forse sarebbe il caso di rivedere un po’ i dati e di evitare aggiustamenti che fanno sì piacere al referente politico (il Governo) ma che non ci restituiscono un’immagine reale dello stato economico del paese.