Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Afganistan. Una guerra coloniale

Afganistan. Una guerra coloniale

di U.F. - 12/06/2007



Prodi sta facendo delle scelte difficili sull'Afganistan e spero che la mia visita le rafforzerà.
(George W . Bush)

L'invio dei rinforzi alle truppe italiane in Afganistan (5 elicotteri da attacco A-129 Mangusta, otto veicoli corazzati Dardo, 10 veicoli blindati Lince e 145 militari di equipaggio e supporto tecnico e logistico) comporterà un costo complessivo, calcolato solo fino a fine anno, di 25,9 milioni di euro. "La relativa copertura finanziaria - come riferito dal ministro della difesa Parisi - d'intesa con la Presidenza del Consiglio e con il ministero dell'Economia e delle Finanze verrà apprestata in sede di adozione del disegno di legge di assestamento del bilancio per l'anno 2007". Strana coincidenza: 25 milioni di euro corrispondono al taglio dei finanziamenti destinati all'istruzione pubblica per il corrente anno scolastico.
E quanti, all'interno della maggioranza, avevano timidamente obiettato su tale deriva sempre più palesemente bellicista, si sono accontentati delle rassicurazioni del ministro sull'immutata natura difensiva dell'intervento italiano nel contesto della missione Isaf-Nato.
In realtà, i vertici e gli osservatori militari sull'argomento hanno le idee assai più chiare della sinistra governativa, evidenziando che "in realtà la distinzione tra mezzi difensivi e offensivi esiste solo nelle ambigue sfumature del linguaggio politico italiano. Trovare e distruggere i terroristi talebani che minacciano le truppe alleate, la popolazione e il governo legittimo afgano rientra nei compiti delle forze della Nato - italiani inclusi - che lo si faccia con i fucili o con i Mangusta" («Analisi Difesa», anno 8 numero 76, maggio 2007).
Ad Herat sono in arrivo anche 110 militari di una compagnia albanese che opererà alle direttive del comando italiano (tornano in mente gli Ascari… di coloniale e fascistica memoria). In merito a questo schieramento con l'Isaf, lo scorso 17 maggio a Tirana, Parisi aveva incontrato il presidente, il primo ministro e il ministro della difesa della repubblica albanese.
Sarà istruttivo osservare quali compiti saranno delegati ai soldati albanesi. Infatti fino ad oggi le perdite tra i militari italiani sono risultate contenute in virtù di un loro limitato impiego sul territorio; ma ormai la guerra interessa anche questa provincia ritenuta, erroneamente, di seconda linea.
Reparti Usa e afgani stanno da tempo portando vanti azioni di combattimento nella provincia di Herat che dovrebbe essere sotto controllo italiano. A Shindand alla fine di aprile forze aeree statunitensi (elicotteri e Ac-130) sono intervenute a sostegno dei reparti impegnati a terra nell'ambito dell'Operazione Achille. Dopo una decina di giorni di scontri, forze speciali dei Berretti Verdi aggregate a reparti governativi afgani hanno lanciato una pesante offensiva contro la base talebana nella Valle del Zerkoh, individuata grazie ad informazioni dell'intelligence e sottoposta a continui bombardamenti che hanno causato centinaia di vittime tra i civili. A sostegno di tale operazione guidata dal comando di Bagram, quartier generale dell'operazione Enduring Freedom, le forze italiane avevano messo a disposizione anche alcuni elicotteri per l'evacuazione dei feriti, per cui non è sostenibile la versione secondo cui i "nostri" comandi non erano stati informati. L'offensiva americana si è sviluppata in concomitanza con l'Operazione Silicon nella provincia di Helmand, condotta nella Valle del Sangin da 3 mila soldati anglo-americani, olandesi, danesi, canadesi, estoni e governativi afgani.
In questo quadro, s'inserisce il ruolo svolto dalle truppe speciali italiane (9° reggimento Col Moschin e Gruppo Operativo Incursori) impegnate direttamente in attività di controinterdizione, ossia di counterinsurgency, sostenendo numerosi scontri, soprattutto nella provincia di Farah, per arginare gli spostamenti dei combattenti filotalebani in fase di sganciamento dalla pressione offensiva Usa e Nato nelle province meridionali.
A riguardo non mancano le conferme, seppur ufficiose, provenienti da varie fonti militari, sia italiane che Nato; ma anche di fronte all'impiego di questi specialisti della guerra, si continua a diffondere e a credere alla favola della natura difensiva, e persino pacifica, della missione italiana