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Chi uccise l'anarchico Berneri, morto in Spagna nel '37?

di Massimo Novelli - 13/06/2007


Nella notte fra il 5 e il 6 maggio 1937, a Barcellona, veniva assassinato l´anarchico Camillo Berneri, intellettuale e uomo politico di valore, volontario in Spagna e amico di Piero Gobetti, Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini, dei fratelli Rosselli. Fin dalle prime ore seguite al ritrovamento del cadavere di Berneri e dell´amico Francesco Barbieri, i loro compagni accusarono i «sicari di Stalin» del duplice delitto, maturato negli scontri fra libertari e comunisti.
L´accusa si cementò nel tempo, anche se fu sempre respinta dai diretti interessati (nel 1950 Palmiro Togliatti si scagliò, dalle colonne di Rinascita, contro Gaetano Salvemini, colpevole di avere dato credito a «una delle più infamanti calunnie della libellistica anticomunista»). Ora, a distanza di settant´anni e a qualche settimana dal convegno dedicatogli ad Arezzo dall´Archivio Famiglia Berneri, dalle carte relative alla polizia politica fascista, esaminate presso l´Archivio Centrale dello Stato dallo storico Roberto Gremmo, si fa strada un´ipotesi che potrebbe scagionare i comunisti: ad ammazzare Berneri e Barbieri sarebbero stati degli agenti al soldo di Angel Galarza Gago, radicalsocialista, allora ministro degli Interni della Repubblica spagnola.
Secondo i rapporti inviati dagli infiltrati dell´Ovra tra gli antifascisti affluiti in Spagna, e ritrovati da Gremmo che sta ultimando un libro sulla vicenda (uscirà tra breve per le edizioni di Storia Ribelle), la tragica fine di Berneri avrebbe avuto come movente la sottrazione da parte di alcuni anarchici di un ingente quantità di denaro che Galarza aveva prelevato dai depositi della Banca di Spagna, «allorché la minaccia di Franco su Madrid andava precisandosi». Berneri e Barbieri potrebbero essere stati testimoni scomodi. Conclude Gremmo: «L´eliminazione dei due italiani fu con buona probabilità un "delitto fra amici", come peraltro aveva ammesso in un´occasione Giovanna Berneri, la vedova di Camillo. Un delitto, in sostanza, causato da una spietata caccia al tesoro, in cui i comunisti non ebbero verosimilmente alcun ruolo».