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A buon rendere. La riscoperta del dono nel suo triplice obbligo [dare-ricevere-ricambiare]

di Mark Anspach - 13/06/2007

 

 

La riscoperta del dono nel suo triplice obbligo [dare-ricevere-ricambiare] è da sempre al centro della analisi del movimento antiutilitarista. Il tema, sotto inusuali punti di vista, è esplorato anche in un nuovo libro diffuso da Bollati Boringhieri ["A buon rendere", di M. Anspach, 121 pagine, 13 euro; www.bollatiboringhieri.it], di cui vi anticipiamo una piccola parte.

"Oggigiorno, i partigiani di un capitalismo senza regole ci esortano a dimenticare il livello collettivo. Secondo loro é meglio occuparsi unicamente di se stessi; il mercato farà il resto. Faremmo un errore se non riconoscessimo in questa promessa un che di seducente. Il mercato libera gli individui dal peso - a volte opprimente - della socialità primaria e dei legami personali della reciprocità di cui si intesse. Quando si abolisce l'obbligo di rendere che il dono comporta, nasce, la speranza di realizzare il sogno paradisiaco, evocato nel 1948 da Lévi-Strauss alla fine delle "Strutture elementari della parentela", di sfuggire alla "legge dello scambio" che regola le società tradizionali e di "vivere tra sé" in autonomia assoluta.

Il problema é che, sostituendo alla rete personale della socialità primaria quella funzionale della socialità secondaria, il mercato rende tutti dipendenti - come aveva ben visto Smith - da una "moltitudine di persone" legate in un sistema sempre più vasto e complesso.

Nella misura in cui questo sistema possiede un comportamento proprio e, come un sistema biologico, manifesta una vita propria, esso priva della loro autonomia gli agenti individuali che lo compongono. Questi ultimi finiscono col divenire schiavi del meccanismo globale. Più essi credono di godere di totale libertà al livello delle transazioni individuali, più si vedono schiacciati dal metalivello generato da queste transazioni. È la vendetta del circolo.

I nemici più insidiosi della società aperta sono oggi quelli che prospettano la dominazione totale del mondo da parte del mercato come qualcosa di inevitabile. Questa dominazione non è determinata in anticipo. Solo il fatto di credere alla sua inevitabilità la renderà inevitabile. Solo il fatto di credere che è evitabile renderà possibile evitarla.

Per uscire da un circolo vizioso, bisogna riconoscerne la circolarità. Occorre farlo non per rifiutare a priori qualsiasi circolarità, ma per poter entrare in un circolo positivo che proceda nel senso opposto. Soltanto invertendo il circolo si può sfuggire alla sua vendetta.


Mark Anspach, antropologo ed economista