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Eppure si può fare ( e vendere) anche il compost!

di redazionale - 13/06/2007

Qualità (della raccolta), tecnologie adatte, trasparenza e volontà sono gli ingredienti che sono utilizzati anche (purtroppo non ovunque) in Toscana. Sienambiente docet!

 

Si leggono in questi giorni sui quotidiani locali notizie poco rassicuranti riguardo al destino di una frazione della raccolta differenziata. A partire dalla notizia che a Massa gli scarti organici raccolti separatamente venivano poi rimescolati agli altri rifiuti e posti in discarica, per un fermo impianto che dura da oltre un anno, oggi i problemi emergono anche in altri impianti della Toscana.

Ma non tutto ciò che viene fatto in questo settore è negativo. Ad esempio all’impianto di compostaggio Le Cortine di Asciano, gestito da Sienambiente, il prodotto che ne risulta è non solo di qualità, ma anche certificato. Ed è in una rosa che comprende poco più di una decina di prodotti in tutta Italia.

«Con tutte le difficoltà che troviamo, sono molto orgogliosa dell’impianto delle Cortine» spiega la presidente di Sienambiente Lucia Coccheri, che però ha continuato puntando il dito sulle difficoltà. «E’ quasi immorale che sul compost non si riesca a fare sistema tra le aziende e le istituzioni. E le aziende sono troppo spesso lasciate sole ad operare».

Per conoscere meglio nel merito le caratteristiche di questo impianto ne abbiamo parlato con Giordano Chechi, che in Sienambiente segue specificamente questo settore.

Il compost che esce dal vostro impianto ha la certificazione, da chi è rilasciata?
«E’ il marchio di qualità rilasciato dal Cic, che è il consorzio nazionale cui anche noi aderiamo. E che sta lavorando per avere una certificazione terza, fatta cioè da un ente autonomo. Comunque le analisi che servono per la certificazione sono fatte in maniera coperta. Cioè il laboratorio che analizza il prodotto non sa da dove proviene».

E quali sono le caratteristiche del prodotto richieste per ottenerlo?
«C’è un disciplinare specifico che deve essere rispettato e soprattutto c’è una continua verifica sul prodotto e controlli puntuali per poter mantenere la certificazione».

Da dove proviene la frazione organica che viene lavorata a Le Cortine?
«Dalla raccolta differenziata dell’organico principalmente dai comuni della provincia di Siena, anche se da qualche tempo abbiamo cominciato a prendere anche la frazione organica di Grosseto che arriverà a quantitativi di circa 2000 tonnellate all’anno e che raddoppierà con l’apertura dell’impianto di Abbadia San Salvatore prevista per l’autunno».

E quindi quanto è il materiale che lavorate?
«Il dato 2006, indica un quantitativo di circa 15.000 tonnellate l’anno in ingresso con la produzione di circa 3.500 tonnellate di compost di qualità».


Qual è in genere la qualità del materiale che arriva? Ci sono molte impurezze?
«Le impurezze variano da una percentuale che va dal 10 al 15%. E sono costituite soprattutto dall’imballaggio con cui viene conferito, cioè i sacchetti di plastica. Poi dipende molto dalle zone, dalla provenienza e dalla stagione. A volte possiamo trovare anche bottiglie o bicchieri. Dipende molto anche dal livello di sensibilizzazione che viene fatto».

E sulla collocazione del prodotto finito a che punto siamo?
«Noi, a differenza di altri, non regaliamo il compost ma lo vendiamo. C’è invece qualche azienda che lo cede gratuitamente. Ma noi crediamo che questo sia un errore nella valorizzazione del compost, perché è un prodotto che ha valenze agronomiche importanti ed è giusto che venga pagato come qualsiasi altro prodotto che viene usato in agricoltura.
Noi lo cediamo soprattutto in agricoltura, ad alcuni comuni per le operazioni di giardinaggio, ad alcune aziende che fanno manutenzione del verde, per attività hobbistiche. E poi naturalmente lo mettiamo a disposizione nelle attività di sperimentazione che abbiamo realizzato o come azienda da sola o in collaborazione con Arsia, con l’Università di Firenze e il Cnr.
Il compost viene venduto sfuso e la commercializzazione viene fatta direttamente dai nostri uffici. Di solito con i nostri mezzi, ma un cittadino o un agricoltore che ne ha bisogno in maniera consistente prima di prenderlo, deve fare una vista in impianto per vedere direttamente come avviene tutto il processo, dall’ingresso al prodotto finito. Siccome crediamo molto nella trasparenza, la vogliamo anche mettere in atto».

Ma non avete mai avuto problemi con la popolazione per la presenza dell’impianto?
«Sì, all’inizio. Perché il prodotto lavorato a Le Cortine durante i primi trenta giorni può produrre anche cattivi odori e ci sono stati problemi all’inizio dell’attività. Allora insieme ai due comuni e all’amministrazione provinciale si è deciso di fare delle modifiche all’impianto e un sistema di flitrazione che hanno risolto i problemi».