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La comunità di Putla non voleva che i bambini frequentassero la scuola pubblica

di Miguel Martinez - 14/06/2007

 

Il presidente della comunità di Putla, nello stato di Oaxaca, spiegò a un ispettore scolastico federale i motivi per cui non voleva che i bambini frequentassero la scuola pubblica:

"Vi dirò perché non vogliamo imparare le cose che fate e insegnate nelle vostre scuole.

Nelle vostre città, la maggioranza delle persone è andata a scuola. Ciò che hanno imparato deve essere molto male, perché molte di loro mentono, prendono ciò che appartiene ad altri, tradiscono gli amici, pugnalano la gente alla schiena, e raramente si vergognano di ciò che hanno fatto.

Voi conoscete bene le nostre leggi, quindi saprete che ciò che dico è vero.

Se vi diciamo che siamo vostri amici, vuol dire che lo saremo fino alla morte; lo stesso vale quando vi odiamo.

Ma noi siamo incapaci di tradire gli amici come fate voi.

Qui ci uccidiamo l'un l'altro come uomini, faccia a faccia, e gli assassini non vengono mai perdonati.

Qui dovete lavorare, sia che siate ricchi o poveri, mentre nelle vostre città quelli che sono vestiti bene e hanno molto da mangiare non fanno nulla e non c'è nessuno che possa obbligarli a lavorare.

Qui i vostri figli si prenderanno cura di voi quando non potrete più lavorare, proprio come voi vi siete occupati di loro prima che potessero badare alle pecore, guidare l'aratro o seminare il grando.

Se venite qui e siete poveri, vi si darà del cibo e un luogo in cui dormire in qualunque casa; nelle vostre città, se siete senza soldi, morirete di fame e di freddo perché nessuno vi darà una tortilla o un un sacco di tela con cui coprirvi.

E se siete senza casa, vi metteranno in carcere.

Quando le donne povere vengono da noi, diamo loro lavoro e non usiamo le parole per corromperle.

Non vogliamo che si istruiscano i nostri figli, perché allora diventeranno malvagi.

Io sono stato a Città del Messico, ho lavorato lì in un ospedale e nelle case di uomini ricchi e poveri.

Ho visto della gente che lavorava sodo, alcuni che ridevano e insultavano; alcuni che obbedivano a persone che ordinavano loro di fare cose malvage.

Questo villaggio è povero, ma sano.

Non danneggiatelo rendendolo simile ai vostri luoghi, perché se fate così, perderà la sua salute, la sua libertà e la sua felicità.

Se amate la nostra gente, non insegnate loro nulla; non fatele perdere la fede, come è successo a me quando ho servito i preti di una grande chiesa.

Lasciate che credano, in modo che possano vivere felici; non istruiteli perché scoprano la falsità delle loro credenze.

Lasciate che si rispettino e si amino a vicenda; non diffondete la discordia e l'invidia tra di loro."

Nota:

[1] Alfredo Ibarra, Cuentos y Leyendas, Mexico, 1941 pp.175-186, citato in Frances Toor, A Treasury of Mexican Folkways, Mexico Press, 1952, pp. 98-99