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Moralizzatori senza morale. I parvenus che volevano dare l’assalto al cielo della finanza...

di redazionale - 14/06/2007

 

 

Sono abbottonati e vogliono sognare. Ecco l’altra faccia dei parvenus che volevano dare l’assalto al cielo della finanza che conta. Di giorno, nei salotti televisivi, a ricordarci i danni del berlusconismo, con quello stucchevole avverbio “francamente” piazzato da D’Alema in ogni allocuzione, come a mettere le mani avanti sulla sua verginità politica e sulla sua sincerità, poi il tono mellifluo e paternalistico di Fassino che ogni volta che apre bocca è, o per dire banalità, o per accusare gli altri delle deficienze del Paese, o, ancora, il buonismo veltroniamo del “siamo tutti fratelli degli stessi bordelli”, seguito da un inanellamento interminabile di truismi, dei quali il Sindaco di Roma è campione indiscusso, e che tanto piacciono alla casta dei “professorini” che sostengono questa immonda sinistra. Di notte invece...telefonate intense per seguire operazioni di alta finanza per le quali si erano sempre dichiarati estranei. Belle facce di bronzo! Questa è la verità sugli ex nipotini di Togliatti (senza fare torto a quest’ultimo che era, comunque, mille spanne sopra di loro) e quelle telefonate non sono semplicemente una caduta di stile quanto, piuttosto, la prova provata della fine che si fa senza “ancore” ideali. Maiali che sguazzano nel fango provandone sollucchero! Paradossalmente, il più compagno di tutti pare essere proprio quel Consorte che, tra una telefonata e l’altra, ricorda a Massimo D’Alema che con la scalata alla Bnl si sta recuperando “un pezzo di storia …perché la BNL era nata come banca del mondo cooperativo”. Ed è l’unico ad usare un linguaggio lontano dai cori calcistici. D’Alema è, invece, molto più spicciolo, lui vuole sognare, vuole quella banca (proprio come il suo sodale Fassino che fu pizzicato prima di lui al telefono con lo stesso Consorte) magari per farla finire come la banca 121 del Salento. Dell’allora AD della banca 121, quel Vincenzo Figarola De Bustis che inventava prodotti finanziari ad altissimo rischio ma con nomi rassicuranti (Btp-tel o Btp-index), lo stesso baffetto di Gallipoli disse che si trattava di uno dei manager più promettenti della nuova era finanziaria (di sinistra?). Quest’ultimo ricambiò sostenendo la campagna elettorale dei Ds nel Salento. In realtà, D’Alema i sogni li ha tolti a tanti piccoli risparmiatori del sud che da quella vicenda uscirono con le ossa rotte e senza più il becco di un quattrino. Sogna e veleggia il “Lider Maximo”, tra giravolte ideologiche (lo chiamavano compagno spezzaferro all’epoca della FGCI per le sue posizioni intransigenti) e le campagne moralizzatrici contro il paese piccino piccino del barzellettiere Berlusconi, quello che tanto faceva vergognare Furio Colombo quando si recava all’estero. Adesso tutti a gridare al golpe, al linciaggio mediatico, all’uso politico della giustizia con D’Alema che, qualche giorno, fa paventava la minaccia di una nuova tangentopoli. Caro D’Alema in un paese normale, come dici spesso tu, la gente che mente (e viene scoperta con le mani nella marmellata) dovrebbe tornarsene a casa perché ha tradito la fiducia dei cittadini. Voi, invece, gridate agli scandali altrui, minimizzando i vostri. Per carità, nulla di così rilevante penalmente ma avete finito di dire agli altri come si fa politica in maniera “moralmente” corretta.