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Il Prodotto di Infelicità Lordo e il GPI

di Pierluigi Paoletti - 14/06/2007

Dall’analisi dei tassi nel lungo periodo abbiamo evidenziato come il culmine dell’economia,

nel grande ciclo economico iniziato nel dopoguerra, sia stato agli inizi degli anni ’80

dopodichè l’economia ha avuto necessità di tassi sempre più bassi per continuare a crescere.

Nell’ottica delle banche centrali e del sistema bancario in genere abbiamo visto come questo

di inizio anni ’80 sia stato il periodo di maggiore raccolta perché l’economia in piena

espansione “digeriva” tassi che arrivarono vicinissimi al 20%.

Ma come è possibile che ci sia stato un picco nei primi anni ’80 se in questi anni il PIL degli

Usa così come quello dei maggiori paesi occidentali è sempre aumentato?

Ovviamente è stato possibile attraverso un maggiore indebitamento. Le banche infatti non è

che hanno guadagnato meno dopo il 1980, hanno solo cambiato il modo: diminuendo i tassi

hanno aumentato il numero degli indebitati, è per questo che oggi con i tassi al minimo

siamo tutti, stati, aziende e privati, a livelli di indebitamento record (sotto il debito privato

Usa)

L’aumento del debito inizia a crescere, guarda caso, appena dopo la crisi scatenata nel 1971

dall’abbandono unilaterale degli accordi Bretton Woods da parte di Nixon che sancì

l’impero americano basato sulla truffa del dollaro di carta e del debito.

Un sostegno al nostro ragionamento ci arriva dal grafico del GPI (indicatore del progresso

genuino - linea nera) in cui si evidenzia come all’aumentare del PIL (linea verde) non

corrisponda una crescita del benessere (grazie a Salvatore Tamburro per la preziosa segnalazione)

Vediamo infatti che la qualità della vita è aumentata fino alla fine degli anni’70 e poi si è

stabilizzata decrescendo lievemente.

Il PIL come riporta nel 1968 Robert Kennedy http://www.centrofondi.it/articoli/pil_kennedy.htm

comprende anche le distruzioni come la spesa per gli armamenti o i costi della ricostruzione

dopo un disastro o una guerra e non valuta il grado di benessere. Lo sanno bene i lavoratori,

meglio dire schiavi, cinesi o indiani, in questi anni di boom economico dei loro paesi.

Se ci pensiamo bene ce ne rendiamo conto anche noi perché fino a quegli anni era possibile

condurre una vita familiare normale, nel senso che un solo stipendio era sufficiente per

sostenere decorosamente la famiglia e i genitori avevano più tempo da dedicare

all’educazione dei figli, che non erano abbandonati a se stessi davanti a televisioni e

videogiochi e potevano giocare in strada o nei cortili. Avevamo una scuola che, pur con tutti

i suoi limiti, formava e dava al paese ricercatori, poeti, scrittori, scienziati.

Oggi con la crescita esponenziale del debito, la corsa al reperimento del denaro è diventata

una priorità e due stipendi bastano a malapena, il nostro potere di acquisto è ridotto

dall’inflazione occulta ogni giorno di più, i nostri figli non hanno né da parte nostra né da

parte della scuola l’educazione necessaria e la ricerca del sostentamento quotidiano è

duramente messa alla prova.

Dal grafico sul limite di questo sistema ideato dal prof. Mike Montagne che abbiamo

mostrato in questo report http://www.centrofondi.it/report/report_06_01_07.pdf e dall’analisi dei tassi oltre

che dalla percezione di ognuno di noi, sappiamo che siamo vicini ad un cambiamento del

nostro stile di vita probabilmente innescato dal picco delle fonti energetiche.

Sarà sicuramente una sfida per tutto il genere umano che per riuscire a fronteggiare i

cambiamenti in atto dovrà scrollarsi di dosso tutti i condizionamenti, le truffe perpetuate ai

suoi danni da abili manipolatori, tutte le false credenze sull’economia, la politica, la

religione. Invece che fruitori passivi, dobbiamo sfidare la nostra atavica pigrizia e non

delelgare a nessuno il nostro potere, prendendo in mano le sorti del nostro destino, non è

difficile è solo un po’ faticoso, ma è l’unica possibilità che abbiamo per cambiare il finale a

questo film dell’orrore nel quale stiamo interpretando il ruolo di vittime e schiavi.

E ricordiamoci che come dice Agosti http://www.centrofondi.it/articoli/sietetuttimorti.mp3 : lo schiavo non è tanto

quello che ha la catena al piede, ma quello che non è più capace di immaginarsi la libertà.

That’s all folks