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L’arroganza di Padoa-Schioppa come espressione dello “spirito” del nostro tempo

di Carlo Gambescia - 15/06/2007

 

Si legge che Padoa-Schioppa, dopo il suo intervento contro il generale Speciale “si sia fatto più politico”. E aggiungiamo, noi, arrogante. Al tempo stesso, quasi quotidianamente, editorialisti e commentatori, rilevano, spesso con orrore, quanto la gente comune, come nella Campania invasa dalle immondizie, o nella Vicenza assediata dagli Usa, non voglia più saperne dei politici.
Insomma, dando per verosimile il quadro fornito dalla stampa (ma corroborato anche da inchieste sociologiche), si può asserire che da almeno un quarto di secolo (grosso modo, dall’ascesa delle politiche neoliberiste), stiamo assistendo a una politicizzazione dell’economia, e alla depolicitizzazione della società. Per farla breve: il potere economico si è sostituito a quello politico, mentre i cittadini, in misura crescente, manifestando contro la politica (ma che oggi in realtà è "economia"), mostrano di aspirare all'esercizio diretto del potere politico. Si tratta di un fenomeno non solo italiano, ma che riguarda tutte le democrazie occidentali, anche di antica tradizione, come Gran Bretagna e Francia: da una parte abbiamo la tendenziale decrescita del numero dei votanti ma anche il periodico riaccendersi delle proteste sociali nazionali e locali, coniugato alla crescente sfiducia nei riguardi delle élite dirigenti; dall’altra parte abbiamo invece la ormai quasi completa sostituzione dell’economia alla politica, e la crescente promozione a tutti i livelli di personale proveniente dall’economia e non dalla politica. In certo senso, la Tangentopoli italiana può essere spiegata come un evento che ha prodotto la sostituzione "traumatica" di un personale politico (certo, corrotto), con un personale economico. Ad esempio si pensi ai Presidenti del Consiglio succedutisi dal 1992-1993 ad oggi (Ciampi, Amato, Berlusconi, Dini, Prodi, D’Alema, Amato, Berlusconi, Prodi). Ad eccezione di D’Alema provengono tutti o dalla Banca d’Italia o dall’economia. Mentre Amato, professore universitario di diritto, è sempre stato (piacevolmente) in bilico tra i due mondi.
Ora, è ovvio, che personaggi del genere, non possano essere in grado - come del resto alcuni di loro hanno già ampiamente dimostrato - di dare risposte politiche ai problemi della gente comune. Ma solo di ragionare in termini economici, o se si preferisce “ragionieristici”. Tuttavia, problemi, come la salute, le pensioni, la politica economica, e perfino quella estera, non possono essere affrontati in termini strettamente utilitaristici, o come si dice oggi, imprenditoriali. Dal momento che la comunità politica non potrà mai essere gestita come un’impresa economica. Di qui, perciò quella cesura crescente tra una classe dirigente (sempre più composta di economisti, imprenditori, finanzieri e alti funzionari di banca) e i cittadini che si sentono sempre più incompresi, se non tutto inascoltati. E che spesso finiscono per sparare nel mucchio, confondendo i politici (i "padroni" di ieri), con gli economisti (i "padroni" di oggi). Ciò però non toglie il fatto che la società italiana sia ormai divisa in due mondi, come dire, che parlano lingue diverse... Da una parte le élite economiche, che sistematicamente, parlano il "linguaggio" dei propri interessi, e dall'altra il popolo, al quale nessuno più si rivolge, se non per ingannarlo, ricorrendo alla più vacua retorica pubblica.
Si tratta di una crepa destinata ad allargarsi. Fino al punto che potrebbe far crollare le mura stesse della città della democrazia. Perché, qui, abbiamo solo due possibilità: o la cosiddetta “antipolitica”, di oggi, viene intercettata politicamente (e democraticamente) e trasformata così nella politica, più partecipativa, di domani; oppure, l’ ”antipolitica”, viene invece intercettata demagogicamente, e trasformata nella politica, autoritaria, se non totalitaria, di domani.
Il vero punto della questione, è che attualmente non si scorgono all’orizzonte autentici movimenti sociali in grado di intercettare politicamente l’antipolitica Si pensi solo alle divisioni (interne ed esterne) intervenute in occasione della manifestazione romana contro Bush del 9 giugno.
Pertanto è inutile scandalizzarsi, a proposito della crescente durezza “politica” mostrata da Padoa-Schioppa. Purtroppo il suo comportamento, oltre a evidenziare la natura non certo benevola dell’uomo, illustra due fatti importanti.
In primo luogo, indica quanto si senta sicura di sé, fino a sconfinare nell’arroganza, l’attuale élite “economica” che ci governa. In secondo luogo, che, se non interverranno fatti “politici” nuovi, questa élite continuerà a governare, prescindendo dalla sorte dei governi di centrosinistra come di centrodestra.
Pertanto l’arroganza di Padoa-Schioppa esprime al meglio , come si diceva una volta, lo “spirito” del nostro tempo.