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Gravidanza e menopausa

di Stefano Maria Chiari - 15/06/2007

 
 

INGHILTERRA - «In Gran Bretagna, gli scienziati stanno mettendo a punto un medicinale che potrebbe ritardare la menopausa e permettere alle donne di avere figli in età più avanzata. Alla base del farmaco sta una proteina, identificata dai ricercatori dell’Imperial College di Londra, in grado di estendere il ciclo vitale degli ovuli femminili... Secondo alcune recenti statistiche, infatti, in Gran Bretagna il numero di donne ultra-quarantenni che si sono sottoposte alla fecondazione artificiale è aumentato di oltre 10 volte negli ultimi 15 anni. ‘Ricevono un’istruzione e si costruiscono una carriera. Ma la biologia è contro di loro’», ha detto Winston, aggiungendo: «O facciamo in modo che le donne possano istruirsi e crescere i figli allo stesso tempo oppure proviamo a utilizzare il sapere scientifico per estendere il ciclo vitale degli ovuli. Potremmo essere in grado di fare questo nei prossimi dieci anni»...
E nel frattempo sempre in Gran Bretagna una ditta farmaceutica britannica ha lanciato sul mercato un gel che cura i sintomi della cosiddetta «menopausa maschile».
Il medicinale è indicato per gli uomini di più di 40 anni affetti da ipogonadismo, ovvero l’insufficiente produzione di testosterone che causa problemi quali calo della libido, perdita di capelli, aumento di peso, irritabilità, stanchezza cronica e peggiore qualità dell’erezione. (1)
Un piccolo commento a quanto riportato.


Premesso che sia da approvare ed incoraggiare la ricerca scientifica (non lesiva di altri superiori interessi, quindi moralmente accettabile) volta al miglioramento delle condizioni di salute della donna e dell’uomo; ed in particolare, che sia assolutamente indispensabile tutelare e favorire la maternità e la famiglia; non si comprende per quale motivo, per procacciare tale esito, si debba tendenzialmente (nella cultura dominante) sempre e comunque forzare la natura ed il suo fisiologico evolversi, cercando l’espediente che faciliti non tanto il logico normale corso degli eventi (affrontando il problema in re e cerando di risolverlo «di petto»), quanto il raggiro delle condizioni di fatto esistenti.
Questo dato è preoccupante sintomo di una mentalità consumistica, decisamente abiurante ogni forma di rinuncia e disposta - pur di affermare l’individuo, a scapito di ogni cosa o persona - a rinnegare gli stessi ritmi biologici, nel tentativo gnostico di conciliare gli opposti irriducibili in un minestrone esistenziale
Tale presa di posizione non è mai senza costi.
Salvo riuscire a garantire, oltre al non invecchiamento degli ovuli, anche un inversione dell’orologio biologico/naturale, è cosa migliore che la donna non più feconda dopo una certa età, resti nell’impossibilità di avere figli.
Questo è di un’evidenza estrema; sono aberranti i tentativi di ricorrere ad inseminazioni artificiali, in cui i genitori siano talmente anziani da avere già raggiunto l’età dei «nonni».
Questo rispetto sacro del «percorso naturale del corpo» è dettato da norme di buon senso; a 50 anni non si riesce a crescere un bimbo appena nato, non come a 30.
Tanto meno a 60 o 70.
L’età della mamma o del papà non si limitano alla loro capacità riproduttiva; dipendono da altri moltissimi fattori, il cui rilievo non è mai secondario nella vita della nuova vita che nasce.


Inoltre, ci sia concesso ancora di sottolineare come l’ipocrisia di questa mentalità si rivela appieno nel momento in cui rivendica il diritto del figlio, quando e come si vuole (anche in condizioni estreme), rigettando, invece (questo avviene ordinariamente con l’uso massiccio di contraccettivi), i sacri suggerimenti che provengono dalla natura e l’obbligo di procreare che ci è imposto dalla rivelazione, mediante l’adesione ad una filosofia anticoncezionale, che tutto pervade e programma, pur di aggiustare i propri comodi e perseguire i propri fini egoistici.