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Vizi e virtù delle fonti rinnovabili

di Vincenzo Naso - 15/06/2007

Vizi e virtù delle fonti rinnovabili. Il punto di Vincenzo Naso (Ises)
La nuova frontiera dell’energia del sole sono gli impianti a concentrazione solare, che grazie alla loro elevata efficienza e il minor costo, garantiscono una produzione centralizzata di energia su larga scala, da 10 a 200 MWatt elettrici e potrebbero sostituire le centrali termiche convenzionali senza cambiamenti della struttura della rete.
Per fare il punto sullo stato di avanzamento degli studi sugli impianti a concentrazione solare (Csp), si terrà lunedì a Roma il workshop internazionale organizzato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare in collaborazione con Ises Italia.

Il workshop - rivolto in particolare agli operatori del settore elettrico, ai rappresentanti del mondo economico e della politica - ha l’obiettivo di presentare alcune esperienze in atto per questa nuova tecnologia e proporre una nuova prospettiva concreta per l’Italia, visto che la concentrazione solare
garantise una produzione di elettricità secondo una tabella di tempi predeterminata, senza perturbazioni o eventi aleatori per la rete.

I lavori si apriranno alle ore 9:30. Dopo i saluti del professor Vincenzo Naso, presidente di Ises Italia, è prevista l’introduzione del professor Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica e oggi anche consulente del ministro dell’Ambiente Pecoraro Scanio per le energie rinnovabili, dedicata al ruolo del Csp come risposta innovativa per lo sviluppo sostenibile. Alle ore 11 si aprirà la sessione dedicata all’analisi delle esperienze in atto. Sono previsti gli interventi di Nikolaus Benz (Schott) che presenterà il libro bianco ‘verso un mercato globale’, Gerhard Knies (Trans mediterranean Renewable Energy Cooperation) sulla cooperazione transmediterranea in tema di energie rinnovabili, Cristina Heredero (Iberdrola) e Michael Geyer (Abengoa) presenteranno il caso spagnolo: una storia di successo, Gilbert Cohen (Acciona Solar inc.) sui progressi del Csp in Usa, Gennaro de Michele (Enel) e Mauro Vignolini (Enea) su Archimede, il Csp in Italia.

Professor Vincenzo Naso, perché questo convegno è così necessario?
«Quando si parla di rinnovabili, da oggi in poi si deve parlare del ruolo che ognuna delle fonti può svolgere, ben sapendo quanto ognuna di queste può coprire. Quando si parla di solare per esempio si pensa generalmente a quello termico di bassa o media temperatura fino ai 200 gradi. Molto meno si tiene in considerazione gli esempi ad alta temperatura, che invece ha due prospettive molto attraenti: la prima è quella della produzione di idrogeno per termolisi, cioè la rottura delle molecole d’acqua grazie all’energia solare ad alta temperatura prodotta dai concentratori. Questa tecnologia è ancora a livello sperimentale ma rappresenta la grande occasione per il prossimo futuro, mentre la seconda filiera è già quasi allo stadio commerciale e si tratta appunto del Csp, l’energia conferita a un fluido elastico che la assorbe e la trasforma in energia elettrica. Lo scopo del convegno è appunto quello di fare il punto sulla tecnologia, ricostruire l’evoluzione storica e i progressi, e presentare le ipotesi di sviluppo ulteriore guardando alle esperienze portate avanti in tutto il bacino del mediterraneo, compreso il nostro progetto Archimede».

Ogni fonte deve avere un ruolo, ha detto. Qual è e quale sarà il ruolo dell’eolico?
«L’eolico è la fonte rinnovabile tecnologicamente più avanzata, ma purtroppo almeno qui in Italia incontra problemi di carattere paesaggistico. Nonostante questo esistono progetti approvati e la prospettiva è di passare dai 2mila megawatt attuali a 4-5mila megawatt nel giro di pochi anni, e senza offendere l’ambiente, anzi».

Lei ha fatto riferimento a problemi di tipo paesaggistico. Non pensa che ci sia il rischio che in Italia si facciano impianti eolici laddove non ci sono opposizioni sociali, a prescindere dalla reale presenza di vento? E che allo stesso modo si lascino perdere progetti ben contestualizzati ma ostacolati da proteste locali?
«Il problema può darsi che esista, anzi esiste sicuramente in diverse zone. Ma purtroppo non ho la soluzione: laddove si incontra una resistenza spinta, magari influenzata anche da posizioni
istituzionali, l’imprenditore finisce per abbandonare il campo. Si tratta di trovare compressi perché al momento regole certe non ce ne sono: e francamente non mi sembra neppure imminente un piano energetico nazionale in grado di stabilire norme chiare sull’eolico».

Parliamo di fotovoltaico.
«Il fotovoltaico oggi sta letteralmente esplodendo grazie al conto energia. Proprio nei giorni scorsi a Scalea è stata firmato il primo incarico per l’installazione di un impianto da 2,2 megawatt da realizzare per coprire tutti i consumi del comune di scalea. Ci sono molti comuni che si rivelano interessati, e ci sono centinaia di megawatt che saranno istallati in tutta Italia nei prossimi anni. Senza contare i piccoli impianti domestici».

Nel rapporto Rescom elaborato dalla Fondazione del Politecnico di Milano, che lo ha presentato in questi giorni viene però presentato un problema infrastrutturale: spesso si avvia la costruzione impianti fotovoltaici dove però la capacità di trasmissione della rete è scarsa o discontinua.
«E’ vero i problemi di accoppiamento esistono, ma esistono anche le soluzioni tecnologiche per superarli. La questione è molto complessa ed è allo studio sia dell’autorità dell’energia, sia del responsabile della distribuzione di Terna. Bisogna però considerare innanzitutto che questi problemi ce li hanno e ce li hanno avuti anche gli altri Paesi e sono riusciti a superarli, affrontando caso per caso. Inoltre il fenomeno non è così vasto se si pensa che gran parte dell’energia prodotta dagli impianti è destinata a rispondere alla domanda locale, in rete ci va solo l’eccedenza».