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Gli olocausti

di romolo gobbi - 18/06/2007

Fonte: romolo gobbi


Dopo sei anni in attesa di una risposta, finalmente pubblico in rete il libro sui “Tre piccoli popoli eletti”.
Che cosa ha impedito ai vari editori di stampare questo libretto? Già solo l’idea di paragonare la storia di Israele con quella dell’Irlanda o del Sud Africa deve aver scandalizzato, per la violazione dell’auto-proclamata “unicità” della storia ebraica.
Ma l’idea non è nuova; infatti, nel 1991 il professor D.H. Akenson della McGill-Queen’ University di Montreal pubblicò il libro “God’s peoples”, che affiancava le storie dei tre “popoli di Dio”. In quel libro, come nel mio, si raccontava come sia i cattolici irlandesi, sia i neri del Sudafrica e i palestinesi siano stati vittime di persecuzioni e massacri da parte dei reciproci “popoli eletti”, presbiteriani, boeri ed ebrei, rispettivamente. “Vittime” è il titolo di un libro importante per la storia dei palestinesi, scritto da un non fondamentalista israeliano, Benny Morris, professore di storia all’università Ben Gurion di Beersheba, in Israele.
La storia è piena di massacri, da quello degli armeni nel 1918 da parte dei turchi, a quello più recente dei tutzi da parte degli hutu in Ruanda nel 1994. Nel mio libro si racconta anche l’olocausto compiuto dai soldati puritani di Cromwell, che, nel 1661, trucidarono 600.000 cattolici irlandesi su una popolazione di circa due milioni di persone. Sempre a proposito dell’Irlanda, viene ricordata la morte per fame e malattie ad essa correlate di un milione di cattolici irlandesi durante la “grande carestia”, che si verificò in seguito alla malattia che distrusse il raccolto delle patate nel 1845-’49. Grazie al disinteresse del governo inglese, oltre ai morti, vi furono anche un milione e mezzo di profughi: un vero e proprio esodo.
A differenza dagli infiniti altri massacri della storia , quello dei tre “popoli maledetti” è stato compiuto in nome di Dio, che, secondo la Bibbia, autorizza il “popolo eletto” a votare ad un “completo sterminio gli Hittei, gli Amorei, i Cananei, i Ferezei, gli Hivvei e i Gebusei come l’Eterno, il tuo Dio, ti ha comandato di fare” (Deu, 20-17). Infatti, sia i presbiteriani del Nord-Irlanda, sia quelli del Sud Africa durante l’”apartaid”, erano fedeli osservanti della Bibbia. Così, ad esempio, il presidente sudafricano P.W.Botha, quando era ministro della difesa, scrisse: “La Bibbia è la componente più importante del vostro equipaggiamento militare”. Per l’esattezza, anche in passato ci sono state guerre sante, come le crociate, durante le quali i cristiani compirono stragi di “infedeli” maomettani ed ebrei in nome di Dio: ancora oggi i popoli islamici aggrediti dagli occidentali li accusano di essere dei “crociati”.
Un’altra ragione di scandalo è costituita dal fatto di contraddire la vulgata mediatica che vede gli ebrei come eterni perseguitati e sorvola sul fatto che oggi sono diventati dei persecutori. Ma, anche in questo caso non sono unici; infatti, i cattolici irlandesi durante la ribellione del 1641 compirono crudeltà nei confronti dei protestanti: “almeno 12.000 persone tra uomini, donne e bambini furono uccise o morirono a causa dei maltrattamenti” (R. Kee, Storia dell’Irlanda, Bompiani, 1996, pag 33).
I Boeri, prima di diventare persecutori dei neri sudafricani, vennero perseguitati dagli inglesi e subirono le solite efferatezze che si verificano durante le guerre civili: esecuzioni sommarie di prigionieri, sterminio di civili, incendio di abitazioni e raccolti. Ma, nei loro confronti venne sperimentata dagli inglesi una nuova efferatezza, i campi di deportazione di civili e militari, che, per l’assenza di infrastrutture e scarsità di cibo, provocarono un piccolo olocausto: “Circa 28.000 civili Afrikaner, la maggior parte bambini, morivano di dissenteria, morbillo e altre malattie”. (L. Thompson, History of South Africa, Yale University Press, New Haven and London, 1995, pag. 142).
Nel libro “Tre piccoli popoli eletti” ho accomunato Irlanda del Nord, Sud Africa e Israele, non solo per la “maledizione” che ha perseguitato le loro popolazioni, ma anche per dimostrare che è possibile una soluzione politica simile.
I Boeri sono stati i primi che hanno capito che il rapporto tra le parti in causa era condizionato dall’entità delle popolazioni contendenti. Se nel 1910 i neri del Sud Africa erano 4 milioni e i bianchi 1.275.000, cinquanta anni dopo i numeri erano cambiati: 16milioni di neri e 4milioni di bianchi. Quando la differenza divenne ancora più marcata, si arrivò al compromesso: alle prime elezioni democratiche il 29 aprile del 1994, ai neri andò l’80% dei voti.
Alle ultime elezioni nell’Irlanda del Nord, tenutesi pochi mesi fa, i partiti protestanti hanno raggiunto il 46% dei voti e ai cattolici è andato il 42%, mentre in passato il rapporto era stato di un terzo di cattolici contro due terzi di protestanti. Subito dopo si è arrivati alla formazione di un governo unitario di cattolici e protestanti.
Anche in Israele il rapporto tra la popolazione è cambiato e, ormai, i palestinesi israeliani più quelli dei territori occupati sono arrivati a 6 milioni, così come gli ebrei. Sembrerebbe dunque più facile arrivare ad un accordo, secondo le linee tracciate dall’ONU, sulla formazione di due stati indipendenti. Ma, ciò che impedisce di arrivare ad una soluzione, è la natura religiosa dello stato israeliano, che è dominato dalla casta dei rabbini. Da essi, infatti, dipendono: l’acquisizione della nazionalità, i matrimoni ed i divorzi, buona parte dell’educazione, il controllo sulla ristorazione sia pubblica, sia privata, i funerali, “dalla circoncisione alla tomba”. Ma, sono soprattutto gli ebrei fondamentalisti, i cui partiti condizionano il governo, ad opporsi alla cessione ai palestinesi delle “terre della Bibbia”.
E, se invece di uno stato della “Torah” e di uno della “Sharia”, si costituisse, secondo l’esempio degli altri due “popoli eletti”, uno stato unitario, laico e democratico, come alcuni gruppi israeliani da anni propongono?