Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Il chakra dell'ombelico

Il chakra dell'ombelico

di redazioanle - 20/06/2007



Il centro vitale che è alla base dell’ombelico irradia la potenza del Fuoco: il fuoco che brucia gli alimenti e li trasforma in energie. Il fuoco che si sprigiona dal corpo quando corriamo o facciamo ginnastica, quando agiamo intensamente.
Per questo esso ha come simbolo un triangolo rosso splendente, con la punta verso l’alto come la fiamma, con tre svastiche ai vertici.
Il suono primordiale del centro è RAM, il suono che riscalda le vesti (1).
In questo centro si incarna l’energia che brucia tutta la materia generando le forze per una nuova creazione.
Quando gli antichi bruciavano gli animali in sacrificio agli Dei essi accendevano il fuoco sacro sugli altari visibili. Quando gli uomini moderni agiscono in piena coscienza, con serietà, con energia offrendo le loro azioni agli Dei essi accendono il fuoco interiore nel centro che è posto all’altezza dell’ombelico.
Il centro vitale dello stomaco – il fiore a dieci petali – si accende quando l’uomo comincia a dominare se stesso, a rendersi signore delle proprie reazioni di fronte alle impressioni dei sensi. Dominare se stessi e le proprie passioni è assolutamente necessario per chi vuole sviluppare doti di conoscenza, altrimenti si sarebbe sempre in balia di illusioni, di fantasie malsane che in realtà sono rivestimenti dei desideri del basso ventre.
Capita quando si viaggia in treno che tutto ad un tratto dal finestrino si veda un’immagine che suscita un ricordo e che la mente si abbandoni a quella immagine sviluppando così un flusso di pensieri concatenati, fino a quando non interviene un’altra impressione dei sensi a distogliere nuovamente l’attenzione. Così il pensiero salta di ramo in ramo e l’uomo si abbandona alle associazioni casuali di pensiero.
Gurdjieff Chi vive in balia delle impressioni esteriori, chi non riesce a sviluppare con coerenza i propri pensieri, ma si abbandona alle associazioni casuali non è signore di sé e il suo centro dello stomaco è spento, privo di energia.
Bisogna acquistare la padronanza su ciò che dal mondo esterno suscita una impressione su di noi, non bisogna reagire di istinto verso ciò che si avventa su di noi; perché l’uomo a differenza degli animali non ha istinti inconsapevoli, ma deve agire in base alla volontà illuminata dal pensiero. Per coltivare questa padronanza, ottimo è l’esercizio della concentrazione su un pensiero: in particolari momenti bisogna concentrarsi su un oggetto. Bisogna raccogliere tutta l’attenzione anche se siamo in un ambiente rumoroso, anzi le interferenze dell’ambiente devono valere come prove, da vincere.
Si ritraggano le facoltà sensorie, come la tartaruga si rifugia nella sua corazza, e il pensiero che liberamente si è scelti sia coltivato con energia, senza lasciarsi distrarre da alcunché, fosse anche la rivelazione di un dio.
Quando, dopo aver coltivato questo esercizio, si ritorna alla vita quotidiana si noterà una sorta di beata superiorità rispetto a ciò che prima ci suscitava fastidio, irritazione, o anche attaccamento morboso.
Agnosco veteris vestigia flammmae Se una persona ci suscitava antipatia ora ci si comincia a chiedere: perché questo essere mi provoca irritazione? Quale motivo mi spinge ad allontanarmi da lui?
In tal modo, nulla di inconscio, nulla di oscuro alla mente viene lasciato entrare nella sfera dei nostri sentimenti, e i nostri rapporti con il mondo cominciano ad essere chiari, geometrici come la dimostrazione di un teorema. Dopo di che si potrà amare appassionatamente o combattere una cosa, ma nell’uno o nell’altro caso lo si farà in piena coscienza.
Quando una persona sopporta una situazione pesante si dice che “ha stomaco”. Il medico che con calma cura i malati anche quando versano in condizioni pietosi “ha stomaco”: se egli invece di operare si lasciasse andare a sentimenti languidi e svenevoli, il malato perirebbe. Per questo non bisogna fidarsi di chi predica i buoni sentimenti e l’amore melenso, ma solo degli uomini ben saldi e valorosi. Avere stomaco significa aver sviluppato il fiore a dieci petali ed essere capaci di agire con vigore anche in situazioni che ad altri suscitano “il voltastomaco”.
Nello stomaco è la sede di una forza simile a fuoco divampante: il fuoco del centro dei dieci raggi. Chi sviluppa questo centro oltre a conseguire stabilità nel carattere acquista anche preziose facoltà di conoscenza: comprende le qualità nascoste nella natura, le doti specifiche degli esseri umani che incontra.
Judith Anodea, Il libro dei Chakra. Il sistema dei chakra e la psicologia Il centro sottile dello stomaco si accende quando il carattere dell’uomo viene forgiato secondo i principi della civiltà: a ciò si richiede un comportamento sobrio, equilibrato, sempre cosciente di sé. Le ubriacature danneggiano questo fiore e così anche l’alimentazione sregolata, la vita sedentaria, l’abbandonarsi per lunghe ore alle immagini proiettate dai vari schermi. Invece la ginnastica, l’educazione di mente e corpo rinforzano questo centro, particolarmente negli anni della prima adolescenza.
Quando si accende il fuoco nella regione dello stomaco, l’individuo trova il suo centro di gravità, il suo baricentro interno.


NOTA

1) Corrispondente alla runa Raido.