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I palestinesi ostaggi di Abu Mazen

di Antonella Vicini - 22/06/2007




La consapevolezza di avere oramai le spalle coperte ben da Stati Uniti e Israele sta spingendo il presidente palestinese Mahmoud Abbas ad una serie di esternazioni e comportamenti sempre più arroganti, e pericolosi visto il momento, che tradiscono la sicumera acquisita dagli ultimi eventi.
Dopo aver relegato i suoi ormai ex colleghi di governo al rango di “terroristi assassini”, ben inserendosi nel solco tracciato finora dalla retorica isrealo-statunitense e ribadendo che non esiste né esisterà possibilità di dialogo con quelli che ha definito “traditori”, ieri Abu Mazeb è passato a nuove azioni, indicative del corso intrapreso.
Il nuovo governo di emergenza guidato da Salman Fayyad ha decretato infatti l’annullamento di tutti i passaporti degli abitanti di Gaza emessi dal precedente esecutivo, chiedendo a tutti i Paesi di “accettare solo passaporti emessi dal governo di emergenza”; come dire soltanto i palestinesi vicini al partito del presidente.
Un atto di totale concessione alle politiche di occupazione israeliane e alla logica della guerra civile, attuata da quello che si vorrebbe presidente di tutti i palestinesi e che di fatto ha segregato nella “prigione a cielo aperto” a rischio crisi umanitaria più di un milione di palestinesi.
Quello che si profila, ormai, è una attività di concerto tra l’esecutivo Fayyad e l’esercito di Tel Aviv che opera al valico di Erez, decidendo a chi concedere il lasciapassare per la Cisgiordania e condannando i restanti in uno stato di detenzione effettiva. Segno che la strategia dell’isolamento di Hamas, con il conseguente rafforzamento della West Bank e della leadrship dell’Anp, si nutre con noncuranza della vita degli stessi palestinesi ostaggi ora anche dei palestinesi che collaborano con Israele.
Un esempio di ciò che sta succedendo in queste ore i valichi gestiti dai militari di Tsahal.
Ieri, una trentina di persone in fuga da Gaza grazie ad un accordo con Il Cairo sono entrati in Egitto, mentre altrettante hanno preferito tornare indietro. Un’altra ventina, invece, ha continuato a presidiare il confine con Israele, alla ricerca di un permesso che puntualmente viene negato loro con il pretesto del rischio che militanti siano nascosti tra i rifugiati. Finora i militari hanno concesso il placet a soli 14 palestinesi gravemente malati, su pressione dei medici operanti nella zona. Stessa situazione di strenua e snervante attesa al valico di Rafah, dove è stato bloccato l’accesso anche ai palestinesi che hanno un permesso per motivi di lavoro.
Stando a quanto riferito dall'emittente del Qatar Al Jazeera, le autorità egiziane avrebbero chiuso i confini senza precisare le motivazioni della manovra, immettendosi nella logica dell’isolamento che vogliono Israele e Abu Mazen che nel frattempo ha dichiarato fuorilegge anche le Forze Esecutive, create da Hamas nella Striscia di Gaza.