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Benvenuti in "Palestina"

di Robert Fisk - 25/06/2007

 
Ma quanto sono fastidiosi questi musulmani del Medio Oriente! Prima chiediamo ai palestinesi di abbracciare la democrazia, poi eleggono il partito sbagliato - Hamas - ed infine Hamas vince una mini-guerra civile e assume il controllo della Striscia di Gaza. E noi occidentali vogliamo ancora negoziare con lo screditato presidente Abu Mazen.
Oggi la «Palestina» - tra virgolette per cortesia - ha due primi ministri. Benvenuti in Medio Oriente.

Con chi possiamo trattare? Con chi parliamo? Ovviamente avremmo dovuto parlare con Hamas mesi fa. Ma non ci piaceva il governo democraticamente eletto del popolo palestinese. I palestinesi, secondo noi, avrebbero dovuto votare per Fatah e per la sua dirigenza corrotta. Invece hanno votato per Hamas che si rifiuta di riconoscere Israele o di attenersi agli accordi di Oslo ormai completamente screditati.

Nessuno - in Occidente - si è chiesto quale particolare Israele avrebbe dovuto riconoscere Hamas. L’Israele del 1948? L’Israele dei confini successivi alla guerra del 1967? L’Israele che costruisce - e continua a costruire - enormi insediamenti per gli ebrei e solo per gli ebrei in terra araba arraffando oltre il 22% della «Palestina» che dovrebbe essere oggetto del negoziato?
E quindi oggi dovremmo parlare con il nostro fedele poliziotto, Abu Mazen, il leader palestinese «moderato» (così lo definiscono la Bbc, la Cnn e Fox News), un uomo che ha scritto un libro di 600 pagine su Oslo senza mai citare la parola «occupazione», un uomo che ha sempre parlato di «ridispiegamento» e mai di «ritiro» israeliano, un «leader» di cui possiamo fidarci perché porta la cravatta e quando va alla Casa Bianca dice tutto quello che ci aspettiamo che dica.
I palestinesi non hanno votato per Hamas perché volevano una repubblica islamica - ed è questo il modo in cui verrà dipinta la sanguinosa vittoria di Hamas - ma perché erano stanchi della corruzione dell’organizzazione di Abu Mazen e del marciume dell’«Autorità Palestinese».

Ricordo di essere stato convocato anni fa nella casa di un dirigente dell’Autorità Palestinese i cui muri erano stati bucherellati dal cannone di un blindato israeliano. Tutto vero. Ma a colpirmi furono i rubinetti placcati d’oro nel bagno. È stata questa rubinetteria - o altre cose simili - a costare le elezioni a Fatah. I palestinesi volevano la fine della corruzione - il cancro del mondo arabo - di conseguenza hanno votato per Hamas e noi, i bravi e saggi occidentali, abbiamo deciso di punirli con le sanzioni, di affamarli e di angariarli per aver esercitato liberamente il loro diritto di voto. Avremmo dovuto offrire alla «Palestina» la possibilità di entrare nell’Unione Europea se fossero stati così gentili da votare per le persone giuste?

È la stessa cosa in tutto il Medio Oriente. In Afghanistan sosteniamo Hamid Karzai anche se nel suo governo ci sono signori della guerra e narcotrafficanti (e, sia detto per inciso, siamo addolorati per tutti i civili afgani innocenti che stiamo uccidendo nel corso della nostra «guerra al terrore» nelle desolate distese della provincia di Helmand).
In Egitto amiamo Hosni Mubarak, i cui torturatori non hanno ancora finito con i politici della Fratellanza Musulmana arrestati di recente vicino al Cairo, la cui presidenza ha ricevuto il caldo sostegno della signora - sì, signora - George W. Bush e che quasi sicuramente passerà a suo figlio Gamal.

Adoriamo Muammar Gheddafi, il folle dittatore della Libia i cui sicari hanno assassinato gli oppositori all’estero, il cui progetto di assassinare re Abdullah dell’Arabia Saudita ha preceduto la recente visita di Tony Blair a Tripoli - non bisogna dimenticare che il colonnello Gheddafi è stato definito «statista» da Jack Straw per aver abbandonato le sue inesistenti ambizioni nucleari - e la cui «democrazia» è per noi perfettamente accettabile perché si è schierato dalla nostra parte nella «guerra al terrore».
Sì, e amiamo la monarchia incostituzionale di re Abdullah di Giordania e tutti i principi e gli emiri del Golfo, specialmente quelli che hanno ricevuto tangenti talmente gigantesche dalle nostre industrie di armamenti che persino Scotland Yard ha dovuto chiudere le indagini su ordine del primo ministro - e capisco perfettamente per quale ragione a Tony Blair non vanno a genio gli articoli dell’Independent su quello che in modo bizzarro chiama il «Medio Oriente». Se solo gli arabi - e gli iraniani - appoggiassero i nostri re e scià e principi i cui figli e le cui figlie hanno studiato a Oxford e a Harvard, quanto sarebbe più facile controllare il «Medio Oriente»!

Perché questo è il punto - il controllo - ed è per questo che concediamo e ritiriamo favori ai loro leader. Ora che Gaza appartiene ad Hamas cosa faranno i nostri leader eletti? I tromboni della Ue, dell’Onu, di Washington e di Mosca saranno costretti a parlare con questi miserabili e ingrati (niente paura non vi stringeranno la mano) oppure dovranno riconoscere la versione cisgiordana della Palestina ignorando Hamas che ha vinto le elezioni e ha sconfitto militarmente Fatah a Gaza?<br>
È facile, ovviamente maledire entrambi. Ma è quello che diciamo continuamente su tutto il Medio Oriente. Se solo Bashar al-Assad non fosse presidente della Siria (Dio solo sa quale sarebbe l’alternativa) o se quel pazzo di Ahmadinejad non fosse il presidente e il padrone dell’Iran (anche se in realtà non sa nemmeno cosa è un missile nucleare).
Se solo il Libano fosse una democrazia fatta in casa come quella dei nostri vicini - il Belgio, ad esempio, o il Lussemburgo. Ma no, questi fastidiosi mediorientali votano per la gente sbagliata, appoggiano la gente sbagliata, amano la gente sbagliata, non si comportano come noi civilizzati occidentali.

E allora cosa fare? Magari appoggiare la rioccupazione di Gaza? Certamente non criticheremo Israele.
E continueremo a mostrare tutto il nostro affetto ai re, ai principi e agli sgradevoli presidenti del Medio Oriente fin quando tutta la regione ci scoppierà in faccia e a quel punto diremo - come già facciamo degli iracheni - che non meritano il nostro sacrificio e il nostro amore.<br>
Come far fronte ad un colpo di Stato ad opera di un governo eletto?

Robert Fisk
Fonte: www.unita.it
25.06.07

Visto su:
Fonte: www.onemoreblog.it
Link: http://www.onemoreblog.it/archives/016772.html