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Un imbroglio dietro l'altro

di Gianfranco La Grassa - 25/06/2007

 

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La faccenda dell’Inpdap è sempre più avvolta nelle nebbie tipiche di ogni mafia. Alcuni colleghi mi dicono che il sindacato autonomo universitario sostiene che quelli dell’Inpdap mentono nel rispondere al loro numero verde così come è stato riportato nel nostro blog: e cioè che i dipendenti di tale istituto sono obbligati ad accettare un vero e proprio scippo a vantaggio di un fondo che darà vita ad un apparato di gestione con tanti begli impiegati, amministratori, e altri manutengoli vari. In realtà, si dice, è proprio per i dipendenti dell’istituto in oggetto che vale il silenzio-assenso, non per quelli di altri Istituti pensionistici. Solo che a questo punto sarà necessario procedere per vie legali onde capirci qualcosa. Quello che è “ammirevole” è il silenzio dei sindacati ufficiali (la Sacra Trimurti: CGIL, CISL, UIL), i quali dicono di non sapere nulla. Più probabilmente fingono di non sapere, e forse hanno i loro motivi per non sapere. Su questi motivi lascio comunque al nostro curatore del blog di sbizzarrirsi, se riuscirà ad appurare alcune notizie di cui è alla ricerca.

 

Piuttosto, sarà necessario, prima o poi, riflettere attentamente sulla funzione di questi sindacati divenuti apparati di Stato attuanti politiche eminentemente reazionarie. Ormai si sa che la metà dei sindacalizzati (nella CGIL il 52% o anche più) è composta da pensionati; il resto è per lo più dai 50 anni in su. Tra i giovani, nemmeno uno su tre è sindacalizzato. La maggioranza degli operai al nord, e comunque una larghissima quota in tutta Italia, ha votato alle politiche per la destra. Tra i pensionati è andata ancor peggio e non solo al nord. Si tratta dello studio di un organismo certo non sospetto come l’Ires-Cgil, per di più riferito alle politiche del 2006, vinte per un soffio dalla sinistra. Oggi, l’ultimo sondaggio commissionato dall’Unione, quindi non sospetto, dà il 19,5% di distacco tra destra e sinistra. E’ certo che gli operai, in specie quelli giovani e non rimbambiti da decenni di melma montante a sinistra, hanno dato un forte contribuito a tale risultato. E’ tuttavia a mio avviso errato far oscillare il pendolo da sinistra a destra, dopo l’oscillazione inversa. Questo gioco non porta da nessuna parte, o meglio conduce al disastro completo.

Dovrà infine venire il momento in cui saranno i giovani lavoratori a dare l’assalto a questi decrepiti e parassitari apparati burocratici sindacali, al fine di sostituirli con nuovi organismi mantenuti dai lavoratori stessi (com’era una volta), e con dirigenti eleggibili e revocabili in ogni momento, non invece inamovibili fino all’età pensionabile o quasi, per poi andare a dirigere altre “greppie” di Stato come premio per la loro fedeltà al ceto politico dei dominanti. Oggi, ceto politico e ceto sindacale sono due autentiche mafie. Debbono essere combattute, affinché sia possibile evitare l’oscillazione del pendolo di cui appena detto.

Invece di cianciare di comunismo e sulla Classe, si lavori per spazzare vie queste cosche sindacali di Stato, pure associazioni di maneggioni dedite ad un meschino arraffa-arraffa. Ripeto che sono i giovani a doversi muovere; le generazioni al di sopra dei 45-50 anni sono ormai perse quasi del tutto, paurose, preoccupate (giustamente, sia chiaro) di veder diminuire un tenore di vita appena discreto conquistato con tanta fatica. Sono scusabili, ma non si può stare ad aspettare convivendo con i loro timori e continuando a mantenere fior di mascalzoni nelle loro comode poltrone di politici e sindacalisti. Occorrono nuove leve di lavoratori, incazzati contro gli opportunisti e i quaquaraqua politico-sindacali odierni, che manovrano con spirito da piccolo cabotaggio solo per carpire voti e farsi eleggere onde avere finalmente assicurate tutte le comodità della vita. A casa questi personaggi di una vecchia politica corrotta; sangue fresco, gente che creda di nuovo in qualcosa.  

 

Sintomatiche le levate di scudi, bipartisan, contro Montezemolo che ha attaccato i sindacati, ma solo come ballon d’essai per tastare le reazioni, tanto che ha subito dopo ritrattato e, come al solito, “è stato frainteso”. Non solo dal centrosinistra si sono levate voci irate, ma pure da Bondi, Cicchitto, Alemanno, ecc. Rotondi (nuova Dc) gli ha dato addirittura del fascista. Intendiamoci bene, si può ben dire “da che pulpito viene la sentenza!”; da uno che è alla testa della Fiat, azienda da decenni e decenni (e già sotto il fascismo) al primo posto nei finanziamenti di Stato, nella famosa “socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti”. Sappiamo inoltre bene quali sono i disegni di potere, realmente pericolosi, di gente come lui e come gli altri della Rcs e dintorni.

Tutto questo è vero e gli si può e deve quindi rispondere a brutto muso. Non però per difendere i sindacati. Bisognava cogliere la palla al balzo per attaccare su entrambi i lati, per dire che sono due delle gang che hanno ridotto l’Italia “alla Chicago anni ‘20”. In realtà, il “palloncino-sonda” di Montezemolo è stato utilissimo per gettare luce sulla lotta per bande in Italia. Ceto politico di destra e di sinistra, più quello sindacale, tutti insieme “appassionatamente”, si sono sentiti il fiato sul collo, hanno capito che il discredito di cui godono nel paese, e che cresce sempre più, potrebbe travolgerli insieme. E allora scatta il comune riflesso di difesa: finché ci accapigliamo fra noi per chi deruba di più il popolo lavoratore italiano, va bene; ma che nessuno sveli il gioco, che nessuno voglia entrare a gamba tesa in esso. Il gioco è “cosa nostra”, non possiamo farci portare via questo autentico “tesoretto” (altro che quello di cui si straparla; si tratta di far man bassa del Pil italiano in tutti i modi affinché il ceto politico-sindacale ne abbia di che vivere lautamente per i secoli dei secoli). Questo hanno pensato i lazzaroni che ancora occupano scranni in ogni dove.

Montezemolo insegue il centrismo, cioè un nuovo “mondo politico” disegnato sui progetti della GFeID. Non lo appoggiamo certamente. Ma nemmeno ci sogniamo di avere preferenze per i manigoldi e ladri di destra e di sinistra, con i loro prolungamenti sindacali e i loro pennivendoli e scribacchini che si fingono intellettuali di grido. Un’unica massa che succhia il sangue ai lavoratori (non quelli dell’inesistente Classe, bensì di tutti quelli che lavorano); un massa cancerogena, da asportare appena possibile. Che i loro scribacchini e pennivendoli, e i ragazzotti ignoranti del “movimento”, dicano pure che siamo qualunquisti, populisti, rossobruni e altre fesserie varie. Se gente simile ci insulta, per noi è miele, sappiamo allora con sicurezza di stare marciando lungo la strada migliore.