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Fiamma Nirenstein a 3 euro anziché 20,50.

di Antonio Caracciolo - 26/06/2007

Fonte: clubtiberino

 



Per strada in una bancarella di libri gestita da arabi ho visto fra i libri messi in vendita a 3 euro il libro di Fiamma Nirenstein, L’Abbandono. Come l’Occidente ha tradito gli ebrei, edito da Rizzoli in prima e seconda edizione nel 2002, al prezzo di euro 20,50. Si tratta di un volume rilegato di ben 591 pagine. Di donna Fiammetta ho già comprato il più recente Israele siamo noi, che ho iniziato a criticare nell’apposita sezione di libri del genere, insieme a quelli di Ottolenghi, Panella, Magdi Allam. Ritenevo che un solo libro, il più recente, fosse sufficiente per una critica ad un pensiero abbastanza monotematico. Tuttavia, la forte riduzione di prezzo di mercato rispetto a quello di copertina mi ha indotto alla folle spesa. Agli arabi che me lo hanno venduto ho detto che ne avrei fatto un critica in internet e che per questo, difendendo io la loro causa, avrebbero dovuto farmi un ulteriore sconto del 50 per cento e quindi avrei dovuto pagare solo un euro e conquanta centesimi per donna Fiammetta, che più di tanto non vale. Ma poi mi sono detto che non dovevo insistere nell’ottenere favoritismi, che avrebbero potuto mettere in dubbio la mia autonomia e libertà di giudizio. Avrei potuto per giunta essere diffamato, potendo dire qualcuno di quelli di "informazione Corretta” che sono finanziato da Amadinjed. Non ho perciò insistito. Raccolgo in questo post la mia critica a questo specifico libro di

Fiamma NIRENSTEIN
L’abbandono. Come l’Occidente ha tradito gli ebrei
(Rizzoli, 2002, pp. 591)

ma è da intendersi come parte di una più ampia critica, che non assumerà mai la forma di libro stampato, e sarà leggibile per chi ne è interessato solo in forma ipertestuale nei miei blogs.

1.
Avvio con Martin Luther King

Il libro è preceduto su una pagina da un’ampia citazione di Martin Luther King, che è stata stampata nell’agosto 1967. Con tutto il rispetto per Luther King, nome venerato come campione della lotta al razzismo in quell’America che non è mai stata giudicata da un Tribunale internazionale per ciò che ha fatto ai nativi di America e agli africani deportati per lavorare come schiavi nelle piantagioni americane e produrre quella ricchezza di cui oggi gli USA vanno tanto fieri. Non è chiaro se Martin Luther King avesse presente la guerra dei sei giorni, che sorprese il mondo nel giugno di quello stesso anno. Io avevo allora diciassette anni e ricordo la mia insegnante che faceva il tifo per gli israeliani come se stessimo allo stadio. Oltre trent’anni dopo, nel 2000, un ebreo di nome Norman G. Finkelstein chiarisce nel suo libro L’industria dell’Olocausto che proprio a partire dal 1967 negli USA cambia l’immagine e la percezione di Israele, cioè dello stato di Israele. Quindi, filologicamente parlando, è da chiedersi che cosa Martin Luther King si rappresentasse nella sua mente nella pagina che la Saturday Review stampava esattamente nel fascicolo dell’agosto 1967. A parte ciò il testo di M. L. King non mi sembra apprezzabile nel suo contenuto. L’analogia tra negri deportati ed ebrei della diaspora non pone un raffronte fra situazioni identiche. Ove i negri d’America volessero ritornarsene in Africa – e non credo che lo vogliano –, sarebbe una normalissima emigrazione in uno degli Stati africani oggi esistenti. La disciplina giuridica è quella normalmente prevista dalle leggi sull’immigrazione. Per gli ebrei invece si tratta di cosa ben diversa. È una vera e propria colonizzazione su territori già abitati. Si cacciano i residenti per fare posto ai colonizzatori. Le motivazioni religiose non stanno né in cielo né in terra. Sulle pretese bibliche della Terra Promessa non puà fondarsi nessun diritto, ma solo una guerra eterna di religione. A ben guardare anche nel testo biblico la faccenda non si accorda con il diritto. Le terre che il buon dio ebrei prometteva ai suoi diletti figli era già abitata dai Cananei, se ben ricordo. L’ordine divino era di far piazza pulita di quelle popolazioni. Sarà stato pure un dio a dare quell’ordine, ma ciò non è ammissibile né dal punto di vista religioso né dal punto di vista del diritto delle genti antiche o moderne. Pertanto, con Martin Luther King la nostra donna Fiammetta proprio non c’azzecca ed avrebbe fatto meglio a lasciar risposare l’autore di un libro con titolo ben diverso da quelli dei filoisraeliani nostrani. In quegli stessi anni ricordo che circolava La forza di amare, che usciva in edizione italiana già nel 1963, con edizioni successive che lo rendevano a molti noto come un classico della non-violenza, cosa che con il sionismo antico e moderno proprio non ha nulla a che fare. Robert Faurisson, quando ancora poteva fare il professore, avvertiva che molti credono di saper leggere, ma in realtà non sanno leggere, perché non sanno dare le giuste coordinate a ciò che leggono. È da aggiungere che altri che scrivono e stampano libri voluminosi, non per questo sanno scrivere. La citazione di Fiammetta Nirenstein non è assolutamente pertinente e il povero pastore battista, morto nel 1968, si starà probabilmente rivoltando nella tomba per l’uso strumentale che è stata fatta di una sua incauta lettera.


2.
«Il diritto ad esistere»

È il solito ritornello. Per chi è abbastanza estraneo ai fatti ed incomincia a saperne qualcosa, non pare infondata la tesi che nella terra oggi occupata dagli Israeliani o come altrimenti vogliano essere chiamati vi è stato un processo di colonizzazione con espulsione degli abitanti originari. Da almeno, dico almeno 40 anni i palestinesi vivono in regime di occupazione. Si ribellano ed ecco che gli ebrei di tutto il mondo dicono che è minacciato il loro diritto ad esistere. Sarebbe come se qualcuno entrasse con la violenza o la frode o l’inganno nella mia abitazione e dopo reclamasse il suo diritto di abitarvi. Ma per le lobby ebraiche nei vari paesi, anche in Italia, il leit-motiv della loro propaganda non si schioda da questo ritornello. Sembra che si voglia scannare chissa chi, quando se mai ad essere scannati sono gli altri. Nei nostri paesi con la scusa dell’Olocausto è stata introdotta una legislazione repressiva della libertà di pensiero e nei fatti i cittadini italiani vengono ad essere meno tutelati nei loro diritti costituzionali.

Il diritto di ogni ebreo alla propria identità «di ebreo in quanto tale» non può essere affermato a spese di un terzo, e cioè a spese degli arabi per quanto riguarda il territorio ed a spese degli europei per quanto riguarda la “religio holocaustica”. L’identità politica degli europei è stata gravemente compromessa dall’ideologia costruita intorno all’Olocausto. Si dice abbastanza spesso, perfino in pubblici manifesti con raccolta di firme, secondo cui l’Europa intera sarebbe in debito verso Israele. In senso finanziario, in effetti, un fiume di danaro è andato a finire alle varie organizzazione ebraiche e solo una piccola parte è toccata alle vittime in quanto tali delle gravi sofferenze inflitte loro durante le tragedie che hanno afflitto l’intera Europa con tutti i suoi popoli durante l’ultima guerra mondiale.

(segue)