Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Vite in vendita: il traffico di esseri umani in Europa

Vite in vendita: il traffico di esseri umani in Europa

di Chiara Marchionni - 28/06/2007

 
Sono almeno 800 mila l'anno le vittime della tratta di esseri umani. In maggioranza donne e bambini. Un fenomeno sotto osservazione dell'Unione europea

Oltre due anni di monitoraggio, sei i paesi impegnati, più di 800 mila le vittime. Sono solo alcune delle cifre del progetto Equal Headway presentato ieri, a Roma e durante il quale sono state analizzati i risultati delle attività svolte a favore delle «vittime di tratta», un «commercio» di esseri umani che frutta alla criminalità circa 7,7 miliardi di euro l'anno.
Il progetto è legato alla partnership siglata da sei stati membri dell'Unione europea (Italia, Estonia, Germania, Lituania, Polonia e Portogallo) che hanno sottoscritto il proprio impegno di cooperazione attraverso un accordo transazionale.

Uno degli obiettivi che hanno spinto i ricercatori è stato quello di arrivare alla definizione di una serie di esperienze di lavoro comuni a tutti, in modo da poter delineare «un quadro di conoscenza e di intervento sociale, a livello locale, nazionale ed europeo» che sia quanto più chiaro, condivisibile e organico.

Questa esigenza nasce dall'aver constatato che quanto è stato fatto finora, in termini di azioni legislative e di iniziative politiche e sociali, non è bastato a contrastare una realtà dai contenuti assai complessi e che, probabilmente, fonda la sua capacità di radicamento nel fatto che il traffico più elevato di esseri umani avviene all'interno dei paesi stessi.
Ma chi sono le vittime della tratta, e come si svolge il commercio di esseri umani? I soggetti che ne sono coinvolti e le dinamiche da cui prende forma, si sa che è un commercio di persone che vengono scambiate con lo scopo principale dello sfruttamento sessuale e/o economico. Non viene adoperata una grande distinzione tra uomini e donne, grandi o bambini, anche se in un paese come la Lituania, ad esempio, risulta che il 50% del traffico riguarda i minorenni. In alcuni casi si parla di persone che cadono nella trappola ingannati da promesse riguardanti aiuti, carriere o attività. Persone che cercano una via di fuga, una possibilità di costruirsi una nuova vita all'estero, o anche solo di poter fare un semplice viaggio-studio. Poi all'improvviso scoprono di essere vittime di agenzie di collocamento fantomatiche, e da lì l'incubo ha inizio. Vengono minacciati, violentati, costretti a lavorare contro la loro volontà, ridotti in schiavitù, sottomessi.

Certe volte, ma sono i casi più rari, le cose vanno invece diversamente: sono le ragazze stesse a rivolgersi alle organizzazioni criminali perché intendono lavorare nell'industria del sesso.
Nessuna di loro però arriverebbe ad immaginare che quello che le aspetta è una vita della quale finiscono per perdere totalmente il controllo e per il cui riscatto saranno costrette a pagare un carissimo prezzo.
Ancora più sconvolgente la beffa che le attende al loro rientro in patria. Chi ha la fortuna di salvarsi dall'incubo della strada, quando ritorna a casa continua ad essere vittima di una discriminazione ancora più grande.
La loro comunità, persino gli amici e i familiari, spesso volta loro la faccia, le lascia a loro stesse, non le sostiene in nessun possibile recupero.
Anche per questo tra gli obiettivi principali raggiunti dal progetto Headway, c'è la costruzione di un database on-line, accessibile a chiunque, che fornisce «una mappatura dei servizi disponibili per persone trafficate».