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Il mortadella, il salame e il pizzicagnolo

di G.P. - 29/06/2007

 

 

Che sarebbe stato Montezemolo il primo a salire sulle “spallucce” di Veltroni lo si era capito. Il leader di Confindustria aveva sbraitato di fronte alla sua assemblea, alcuni giorni fa, contro la politica dei partiti e contro il Governo di Centro-Sinistra che, a suo dire, non sarebbe all'altezza delle sfide lanciate dai mercati, con un’Italia ormai divenuta il fanalino di coda  dell’Europa. Come al solito, questo giro di parole aveva l’obiettivo di spronare i nostri “amministratori” ad attivare interventi più decisi sulla spesa pubblica (riforma delle pensioni in primis), troppo elevata per il tenore di un paese che non produce più abbastanza. Purtroppo per Montezemolo, che vuol passare per il buon “pater familias” della situazione, la Fiat è una delle aziende maggiormente responsabili del dirottamento delle risorse del sistema-paese verso un assistenzialismo imprenditorial-finanziario che, in maniera preponderante, contribuisce a far crescere il deficit dell’Italia.

Quella di Montezemolo, più che una rampogna, era sembrata  addirittura un’autocandidatura in pompa magna, un atto di decisionismo ardimentoso quanto improbabile perchè proveniente da un imprenditore sulle cui doti strategico-economiche ci sarebbe molto da discutere. In realtà, Luca-Luca voleva dare il suo “contributo” politico al fine disincagliare la nave governativa dalle secche di alcune riforme - “bloccate” dalla forte opposizione dei sindacati e dei partiti della “sinistra radicale” per motivi di sopravvivenza propria – attraverso una via d’uscita neocentrista, maggiormente accomodata sugli interessi della GF e ID, cioè di quel connubio funesto tra potentati economico-finanziari che sta dissipando le residue energie dell’Italia e del quale abbiamo più volte scritto. Con Prodi che si è imbalsamato da solo in seguito ai ripetuti passi falsi del suo governo e con il montante clima di malcontento che serpeggia nel Paese, le pezze di rattoppo cucite sullo “stivale” dal professore sono divenute davvero troppe. Cuci e ricuci i vari strappi causati dalla politica della compagine governativa (prima con le categorie sociali, poi con i sindacati, poi di nuovo con le imprese e i gruppi finanziari che chiedevano maggior rigore nell’esecuzione degli ordini impartiti) alla fine la stoffa di Prodi si è esaurita, tanto che i suoi protettori si sono decisi a scaricarlo, attivandosi nella ricerca di una soluzione a lui alternativa. Ed ecco che se il Mortadella è stato affettato a dovere prima o poi doveva giungere anche il turno del "Gran Salame Salvifico" (GSS). L’insaccato “de Roma” non ha tardato a manifestarsi con solennità sulla scena politica italiana annunciando l’ennesima svolta politica, fatta di chiacchiere e affabulazioni per gli allocchi, atte solo a mascherare le partite “sediziose” che si giocheranno alle sue spalle. Non è un caso che Montezemolo abbia definito il vaniloquio di Veltroni al Lingotto di Torino come “una spinta verso quel cambiamento che abbiamo sollecitato con analisi (?) e proposte e che vediamo condivise e riprese”. E siccome Montezemolo non ha proprio pudore vi aggiunge anche che, secondo lui, Veltroni è depositario “di una politica forte fatta di idee e di nuovi scenari che riusciranno a mobilitare le passioni degli italiani”. Montezemolo sta diventando paranoico, prima denuncia sindacati e politici per essere dei fannulloni e poi tra quegli stessi politici di sempre scorge il salvatore della Patria. Infine, Monteprezzemolo ha cambiato idea anche sulla politica economica del governo che si sarebbe incanalata sulla strada giusta. Ma da quando? Da quando si è capito che Veltroni Walter prenderà il posto di Prodi. Così parlò il salumiere e buon “affettamento” all’Italia che ronfa.