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Entrambe le vie. Gli USA non si ritireranno dal Medio Oriente senza cambiare il loro stile di vita

di James Howard Kunstler - 29/06/2007

 
 
   

Mi sembra che la situazione in Iraq si possa definire tutto tranne che una guerra. E comunque, non a questo punto. Chiamiamolo un progetto non riuscito di costruire una nazione, un'occupazione fallita, un lavoro di politica rovinato, un casino. Tutte le fazioni politiche USA, dalla sinistra alla destra, fanno un disservizio al pubblico nel parlare di guerra, perché non corrisponde a quello che facciamo lì.

Siamo coinvolti in Iraq perché non vogliamo nemmeno pensare a modificare il nostro comportamento nel nostro Paese. Vogliamo disperatamente conservare accesso alle risorse petrolifere del Medio Oriente perché è l'unico modo di continuare a far funzionare la nostra società nel modo in cui siamo abituati. Principalmente, non vogliamo affrontare la tragedia dei cattivi investimenti fatti sull'infrastuttura dell'automobilismo felice, e non vogliamo affrontare la realtà scomoda che veramente non esiste una combinazione di combustibili alternativi che ci consentirà di guidare tutte le auto nel modo in cui ci piace guidarle oggi. O continuiamo a ad ottenere il greggio o dovremo dire addio all'American Dream Versione 2K.

Adesso il pubblico ha deciso che la missione primaria di questa nazione sia di trovare un modo magico di continuare a far funzionare le auto con un combustibile che non sia il petrolio. Tutti, dai più verdi dei Verdi al senatore repubblicano del Kansas di mentalità più retrograda si sono uniti in questo desiderio collettivo. Saranno sicuramente delusi. Tutte le [Toyota] Prius del mondo non basteranno a salvare l'utopia del Drive-In. Il pubblico imparerà con amarezza quello che significa l'Iraq.

Ogni volta che qualcuno punta il dito contro i politici per questa situazione delicata, mi torna in mente che i politici fanno il proprio dovere nel rappresentare la volontà dei propri elettori. Ciò che questi vogliono è proprio non cambiare il proprio comportamento. Nemmeno chi si occupa di scienza e tecnologia vuol pensare di cambiare il nostro comportamento. Vogliono solo trovare nuovi modi di continuare con il vecchio comportamento. Sono stati investiti del compito trionfale di escogitare un rimedio che salvi l'automobilismo felice. Sono in gioco le loro credenziali tecnologiche. Vogliono tutti essere i primi ragazzi del loro quartiere a guidare un'auto con la materia scura.

Così siamo andati in Iraq come Don Chisciotte con la missione di stabilizzare e pacifizzare questo territorio chiave all'interno della regione più estesa del Medio Oriente, per poter continuare ad importare petrolio da lì in modo ordinato e garantito, per poter così continuare a guidare tutte le nostre auto. E tutta la cosa è andata a finire alquanto male.

Adesso si sta formando un nuovo consenso. In tutto l'ambiente politico, dall'estrema destra all'estrema sinistra, i politici acclamano ora la "fine della guerra in Iraq". Intendono cioè il ritiro delle truppe USA. Quello che mi fa ridere è la loro opinione infantile che essere o meno presenti lì sia come facoltativo per noi, che possiamo continuare a tenere in piedi Wal Mart e Walt Disney World senza pagarne il prezzo con la politicizzazione del Medio Oriente.

Se non manteniamo la presenza militare in Iraq, è assolutamente chiaro quello che succederà: l'Iran prenderà istantaneamente il controllo dei campi petroliferi dell'Iraq meridionale. L'Iraq non ha più un esercito. Non è in grado di evitare l'acquisizione del controllo del proprio territorio da parte dell'Iran. In questa prospettiva, l'Iran potrebbe anche effettivamente minacciare l'autonomia del Kuwait. C'è poi la questione di quanta instabilità potrebbe generare l'Iran nella regione costiera limitrofa del Golfo Persico in Arabia Saudita dominata dallo Shia, dove sono presenti le maggiori risorse petrolifere di questa nazione. (Contemporaneamente, anche in Libano e nei territori palestinesi ci saranno molta piu confusione e paura ispirati alla stituazione dell'Iran).

Mi sembra che la soluzione a tutto ciò sia chiara: la prima cosa che devono fare gli Stati Uniti è di raggiungere un accordo diverso in merito al nostro comportamento qui nel nostro paese, iniziando con il proposito che l'era dell'automobilismo felice deve finire. Se non abbiamo la volontà di farlo, perderemo sia sul fronte interno che sul fronte delle nostre lotte all'estero. Potremo essere certi che i prossimi problemi dei mercati petroliferi renderanno la vita nelle periferie inaccettabile, mentre la stanchezza e la bancarotta distruggeranno le nostre forze armate.

I programmi radiotelevisivi e i siti internet sono pieni di articoli che blaterano di porre "fine" alla guerra e di riportare in patria le truppe. I candidati presidentiali stanno agonizzando sulle varie posizioni da prendere in merito all'avventura irachena. Vorrei sentire uno di loro spiegare come Atlanta potrà funzionare senza il petrolio del Medio Oriente, o come Wal Mart potrà spostare le proprie merci da San Pedro a Lansing senza un “magazzino su quattro ruote", o come le flotte di migliaia di autobus scolastici gialli riprenderanno a funzionare il prossimo settembre.

Tutto al contrario, vorrei sentir parlare di riforme drastiche delle nostre leggi regionali che scoraggino l'ulteriore sviluppo delle periferie, o dell'impegno per consentire che parte delle nostre imposte finanzino un potenziamento delle ferrovie Usa per il trasporto di passeggeri. Vorrei sentire un candidato che si rifiuti di partecipare ad una gara automobilistica a Nascar per il motivo che è uno stupido spreco del cazzo di risorse energetiche. Aspetto che uno di questi tipi dica al popolo americano la verità: che non si possono avere entrambe le cose. Non si possono ritirare le nostre truppe dal Medio Oriente senza cambiare il nostro stile di vita.

James Howard Kunstler
Fonte: http://www.jameshowardkunstler.typepad.com/
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18.06.2007

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di MICAELA MARRI

Nota: Foto ripresa dal blog di Carolyn Baker.