Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / L'Iraq in cifre

L'Iraq in cifre

di Tom Engelhardt - 29/06/2007

 




Alle volte i numeri possono spogliare gli esseri umani di tutto ciò che ci fa essere ciò che siamo. I numeri possono zittire il dolore, cancellare l'amore, eliminare l'emozione, ed offuscare l'individualità. Ma a volte i numeri possono anche raccontare una storia in modo unico e insostituibile.

Questo Gennaio, il Presidente Bush ha annunciato il suo piano "surge" [Impeto, ondata -- ndt] per l'Iraq, che chiamò "una nuova via per andare avanti". A pensarci bene era qualcosa completamente fatta di numeri. Da allora 28.500 nuovi soldati americani sono stati mandati in quel paese, per lo più a Bagdad e dintorni; e, secondo il Washington Post, vi è stato anche un nascosto "surge" di contractors armati privati -- pistoleri, se preferite -- che liberano le truppe assumendo il controllo di molte posizioni militari a terra dopo ogni scorta ad un convoglio. Nel frattempo, altri numeri rivelatori hanno conosciuto anch'essi il oro "surge".

Ora, gli Americani stanno in teoria attendendo che il comandante delle forze USA in Iraq, il generale David Petraeus, faccia "rapporto" al Congresso a Settembre sui "progressi" della nuova strategia di "surge" del presidente. Ma non c'è ragione di attendere Settembre. Un rapporto provvisorio -- "Iraq in cifre" -- può essere scritto subito (come poteva essere scritto il mese scorso, o lo scorso anno). La traiettoria di orrore in Iraq è chiara già da molto tempo, il fatto che le forze armate americane siano il motore del cataclisma iracheno è altrettanto chiaro da anni. Quindi ecco la mia versione anticipata del "Rapporto di Settembre".

Un chiarimento sui numeri: in quel caos di sangue che è l'Iraq, mentre decine di migliaia di persone vengono uccise o sono ferite, mentre a milioni si sradicano o vengono sradicati dai propri luoghi, e mentre l'area di influenza del governo del Primo Ministro Nouri al-Maliki rimane per lo più confinata alle quattro miglia quadrate della Green Zone nella capitale irachena, le cifre, anche mentre continuano a sgorgare dall'emorragia di quella terra, devono essere prese con beneficio di inventario. Ci si deve rassegnare al fatto che la maggior parte di esse non siano accurate. Nella migliore delle possibilità, sono un insieme di annotazioni approssimative in un incubo che è al di là di qualsiasi misurazione.

Non di meno faremno un tentativo di raccontare una parte del capitolo Iraq attraverso quei numeri.

L'Iraq è ora considerato al primo posto -- quando lo si consideri come l'ideale campo d'addestramento jihadista del pianeta. "Se l'Afghanistan era un vaso di Pandora che una volta aperto creava problemi a molti paesi, l'Iraq è un vaso molto più grande, e quello che c'è dentro è molto più pericoloso", dichiara Mohammed al-Masri, un ricercatore al Centro Amman di Studi Strategici. Analisti della CIA avevano previsto proprio questo nel rapporto filtrato alla stampa del Maggio 2005. ("Un nuovo studio classificato da parte della Central Intelligence Agency dice che l'Iraq potrebbe essere un campo di addestramento ancora più efficace per gli estremisti islamisti dell'Afghanistan di al-Qaeda dei primi tempi, perché funziona come un laboratorio dal vivo del combattimento urbano").

L'iraq è al secondo posto: figurando come la seconda nazione più instabile del mondo, avanti a nazioni devastate dalla guerra o colpite dalla povertà come la Somalia, lo Zimbabwe, il Congo, e la Corea del Nord, secondo l'indice Failed States del 2007, rilasciato di recente dal Fund for Peace, e dalla rivista Foreign policy. (L'Afghanistan, lo stato dell'altra nostra piccola guerra si classificava ottavo). Lo scorso anno e l'anno prima l'Iraq era in quarta posizione nella classifica. L'anno prossimo potrebbe conquistare la vetta.

Numero di soldati americani in Iraq, Giugno 2007: approssimativamente 156.000.

Numero di soldati americani in Iraq, il primo di Maggio 2003, il giorno che il Presidente dichiarò "concluse" le "principali operazioni di combattimento" in quel paese. Approssimativamente 130.000.

Numero dei resistenti in Iraq, Maggio 2007: almeno 100.000, secondo il corrispondente di Asia Times Pepe Escobar nella sua ultima visita nel paese.

Militari americani morti durante in mesi del "surge", dal 1 Febbraio al 26 Giugno 2007: 481.

Militari americani morti, Febbraio Giugno 2006: 292.

Numero di contractor privati uccisi nei primi tre mesi del 2007: almeno 146, un significativo aumento rispetto agli anni precedenti. (Le morti dei contractor generalmente non vengono riportate e dunque queste cifre sono probabilmente incomplete).

Numero dei soldati USA che il vice Segretario alla Difesa Paul Wolfowitz ed altri strateghi civili del Pentagono erano convinti che avrebbero stazionato in Iraq nell'Agosto 2003, quattro mesi dopo la caduta di Bagdad: 30.000-40.000, secondo il giornalista del Washington Post Tom Ricks nel suo best seller Fiasco.

Numero dei "contrattisti privati" attualmente in Iraq: Almeno 20.000-30.000, secondo il Washington Post. (Jeremy Scahill, autore del bestseller Blackwater, indica in 126.000 il numero di tutti i contrattisti privati).

Numero degli attacchi su soldati americani e forze alleate irachene, Aprile 2007: 4.900.

Percentuale delle morti USA da ordigni di strada (IEDs): 70.9% a Maggio 2007; 35% a Febbraio 2007 quando il "surge" stava avendo inizio.

Percentuale dei convogli di rifornimento USA (scortati da contrattisti privati) attaccati: 14,7% (fino al 10 Maggio); 9,1% nel 2006; 5,4% nel 2005.

Percentuale di Bagdad non controllata dalle forze di sicurezza USA (e da quelle Irachene) a più di quattro mesi dal "surge": 60%, secondo le forze armate USA.

Numero di attacchi alla Green Zone, il cuore fortificato di Bagdad dove la nuova ambasciata americana da 600 milioni sta sorgendo e dove il governo iracheno ha la sua sede: Più di 80 tra Marzo e l'inizio di Giugno 2007, secondo un rapporto dell'ONU. (Questi attacchi, con razzi o mortai, dalla Red Zone "pacificata", stanno aumentando; ora hanno una frequenza quasi giornaliera).

Dimensioni del personale dell'ambasciata USA a Bagdad: 1.000 Americani e 4.000 persone provenienti da paesi terzi.

Personale che l'Ambasciatore USA Ryan Crocker considera appropriato per il lavoro "diplomatico": l'ambasciatore ha di recente inviato una "richiesta urgente" al segretario di stato Condoleeza Rice per avere più personale. "La gente qui è eroica", ha scritto. "Ho bisogno di più persone, e questo è il punto, non che la gente che è qui non dovrebbe essere qui o non potrebbe farlo". Secondo il Washington Post, l'ambasciata di Bagdad, a cui prima erano stati assegnati 15 funzionari politici, ora ne avrà 11 di più; lo staff economico passerà da 9 a 21. Questo potrebbe comportare "nomine dirette" a Bagdad, nelle quali, contro ogni precedente, a funzionari del Dipartimento di Stato, alcuni reputati contro la guerra, verrà semplicemente ordinato di assumere "posti senza accompagnamento" (cioè senza le famiglie, perché troppo pericolosi).

Attacchi aerei USA durante i mesi del "surge": aeroplani dell'Air Force stanno gettando bombe a ritmi doppi di quelli di due anni fa, secondo l'Associated Press. Le "Missioni di supporto ravvicinato" sono salite del 30-40%. E questo maggior ricorso alla forza aerea sembrerebbe dover aumentare ancora, secondo recenti articoli di stampa. Nelle prime fasi delle recenti operazione di "surge" contro la città di Baquba nella provincia di Diyala, ad esempio, Michael R. Gordon del New York Times ha riferito che "le forze americane... hanno sparato più di 20 razzi a guida satellitare nella parte occidentale di Baquba", mentre elicotteri Apache attaccavano "combattenti nemici". ABC News ha recentemente riferito che l'Air Force ha impiegato bombardieri B-1 per missioni alla periferia di Bagdad.

Numero di anni che il Gen. Petraues, comandante dell'operazione Surge, prevede che gli USA dovranno impegnarsi in operazioni controinsurrezionali in Iraq per avere speranze di successo: 9-10 anni. ("Infatti, tipicamente, io penso in modo storico, le operazioni controinsurrezionali dovranno durare almeno 10 anni").

Numero di anni nei quali, secondo quanto funzionari dell'amministrazione stanno ora suggerendo, sarà necessario tenere acquartierate truppe USA per un totale di 30.000-40,000 effettivi in Iraq: 54, secondo il "Modello Corea" che ora viene preso in considerazione per quel paese. (I soldati americani sono ancora acquartierati in Corea del Sud dalla fine della guerra nel 1953).

Numero di poliziotti Iracheni, addestrati dagli Americani, che non erano in servizio operativo nel Gennaio del 2007, subito prima che il piano "surge" iniziasse: Approssimativamente 32.000, da una forza complessiva di 188.000, secondo l'Associated Press. Circa un poliziotto iracheno su sei è stato ucciso, ferito, ha disertato, o è semplicemente scomparso: Circa 5.000 hanno probabilmente disertato, e di 7.000-8.000 semplicemente "non si hanno notizie". (Ricordate qui il vecchio adagio del Presidente nel 2005: "Appena gli Iracheni si faranno avanti, noi ci faremo indietro".)

Numero di anni prima che le forze di sicurezza irachena saranno capaci di farsi carico della sicurezza nel loro paese: "Un paio di anni", secondo il Generale di Brigata dell'esercito Dana Pittard, comandante dell'Iraq Assistance Group.

Ammontare della cifra per la "ricostruzione" investita nel servizio chiave della CIA nel nuovo Iraq, l'Iraqi National Intelligence Service: tre miliardi di dollari, secondo il corrispondente di Asia Times Pepe Escobar.

Numero degli "Scout Kit Carson" che vengono addestrati nell'appena conquistata parte occidentale di Baquba: più di 100. (C'erano migliaia di "Kit Carson" nella Guerra del Vietnam -- ex combattenti nemici arruolati dalle forze USA). Di fatto, i piani dell'era Vietnam, dai Villaggi Strategici (denominati "comunità chiuse" nel contesto urbano iracheno) alla strategia controinsurrezionale "macchia d'olio", sono stati riciclati per l'uso in Iraq, come è accaduto anche per la passione tutta americana di applicare termini dalle nostre Guerre Indiane a situazioni controinsurrezionali all'estero, ad esempio, denominando un deposito di rifornimenti in un'area molto calda vicno ad Abu Ghraib "Fort Apache".

Numero degli Iracheni fuggiti dal loro paese dal 2003: stimati tra i 2 milioni e i 2,2 milioni, o quasi uno ogni dieci Iracheni. Secondo l'inviato indipendente Dahr Jamail, almeno 50.000 rifugiati lasciano il paese ogni mese.

Numero dei rifugiati iracheni che sono stati accolti negli Stati Uniti: Meno di 500, secondo Bob Woodruff di ABC News; 701, secondo l'Agenzia France Presse. (Sotto la pressione internazionale e del Congresso, l'amministrazione Bush alla fine ha accettato di far entrare altri 7.000 Iracheni per la fine dell'anno).

Numero degli Iracheni che sono ora rifugiati interni in Iraq, per lo più dovuti alla violenza settaria esplosa nel 2003: Almeno 1,9 milioni, secondo le Nazioni Unite. (Un recente rapporto della Società della Mezza Luna [la Croce Rossa islamica -- ndt], basato su uno studio fatto in Iraq, indica che i rifugiati interni sono quadruplicati dal Gennaio 2007, e sono ora otto volte tanti quanti erano nel Giugno 2006).

Percentuale di rifugiati, interni ed esterni, sotto i 12 anni: 55%, secondo il Presidente della Società della Mezza Luna.

Percentuale dei bambini di Bagdad, da 3 a 10 anni, esposti a grandi traumi negli ultimi due anni: 47%, secondo uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità su 600 bambini. Il 14% di esi ha mostrato sintomi di disordine da stress post-traumatico. In un altro studio su 1.090 adolescenti a Mosul, quella cifra era del 30%.

Numero dei medici iracheni che sono fuggiti dal paese dal 2003: Si stimano in 12.000 da un totale di 34.000 figuranti dall'albo nel 2003, secondo l'Associazione Medica Irachena. L'Associazione riferisce che altri 2.000 medici sono stati uccisi in questi anni.

Numero dei rifugiati iracheni creati dal momento in cui il segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-Moon ha dichiarato una "crisi umanitaria" per l'Iraq a gennaio 2007: Una stima di 250.000.

Percentuale degli Iracheni che vivono con meno di un dollaro al giorno secondo le Nazioni Unite: 54%.

Reddito annuo pro-capite dell'Iraq: 3.600 dollari nel 1980; 860 dollari nel 2001 (dopo un decennio di sanzioni ONU; 530 dollari alla fine del 2.003, secono il corrispondente di Asia Times Pepe Escobar, che stima come la cifra potrebbe ora essere caduta sotto i 400 dollari. La disoccupazione in Iraq è prossima al 60%,)

Percentuale di Iracheni che non hanno regolare accesso all'acqua potabile: 70%, secondo l'Organizzazione Mondiale per la Sanità (L'80% "manca di veri servizi fognari").

Tasso di malnutrizione infantile: 21%, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità, (I tassi di malnutrizione infantile si sono già quasi raddoppiati nel 2004, dopo solo 20 mesi dall'invasione USA). Secondo l'UNICEF, "circa un bambino su 10 sotto i 5 anni in Iraq è sotto peso".

Numero degli Iracheni detenuti nelle prigioni americane nel loro paese: 17.000 nel Marzo 2007, quasi 20.000 nel Maggio 2007, e sono in aumento.

Numero degli Iracheni detenuti a Baquba solo in una settimana di Giugno per l'Operazione Phantom Thunder: più di 700.

Media del numero di Iracheni che sono morti di morte violenta ogni giorno nel 2006: 100 -- e questa è senza dubbio una sottostima, dal momento che non tutte le morti vengono riportate.

Numero degli Iracheni che sono morti di morte violenta (in base alla media precedente) dal momento che Ban Ki-Moon ha dichiarato una "crisi umanitaria per l'Iraq nel Gennaio 2007": 15.000 -- ancora certamente una sottostima.

Numero degli Iracheni che sono morti (in quella che Juan Cole chiama "l'apocalisse quotidiana" dell'Iraq) nella settimana del 17-23 di Giugno 2007, secondo l'attento conteggio effettuato sui dati pubblicati dai media dal sito Antiwar.com: 763 o una media di 109 morti riportate al giorno. (17 Giugno: 74; 18 Giugno: 149; 19 Giugno: 169; 20 Giugno: 116; 21 Giugno: 58; 22 Giugno: 122; 23 Giugno: 75).

Percentuale di persone seriamente infortunate che non sopravvivono al pronto soccorso o alle unità di terapia intensiva per mancanza di farmaci, equipaggiamento, e personale: Quasi il 70%, secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità.

Numero dei professori universitari che sono stati uccisi dall'invasione del 2003: Più di 200, secondo il Ministro Iracheno dell'Istruzione Superiore.

Il valore di una vita irachena: Un massimo di 2.500 dollari in pagamenti di "consolazione" da parte delle forze armate americane ai civili iracheni morti "come risultato delle azioni di combattimento delle forze USA o alleate", secondo un rapporto dell'Ufficio di Contabilità del Governo USA (GAO). Questi pagamenti non implicano responsabilità legali per le uccisioni. Per rari "casi straordinari" (e non riusciamo ad immaginare cosa questo significhi), l'anno scorso vennero approvati pagamenti fino a 10.000 dollari, con l'autorizzazione di un comandante di divisione. Secondo Walter Pincus del Washington Post, "Finora non abbiamo effettuato grandi pagamenti di condoglianze. Nel 2005 le somme distribuite in Iraq hanno raggiunto i 21.5 milioni e con la violenza in crescita esse sono scese a 7,3 milioni di dollari lo scorso anno, secondo il GAO".

Il valore di un'auto irachena, distrutta dalle forze americane: in genere 2.500 dollari, e presumibilmente il valore intero dell'auto, secondo lo stesso rapporto del GAO. Un ex magistrato militare, che ha servito in Iraq, ha commentato "Il valore di mercato intero può essere pagato per una Toyota investita da un carro armato nel corso di un incidente non accaduto in combattimento, ma per un bambino ucciso durante un scontro a fuoco possono essere pagati solo 2.500 dollari".

Percentuale degli Americani che approvano le azioni del Presidente in Iraq: 23% secondo l'ultimo sondaggio di Newsweek effettuato dopo l'inizio del "surge". Il gradimento complessivo per il Presidente è intorno al 26%, nello stesso sondaggio, appena tre punti sopra di un solo presidente, Richard Nixon nei peggiori momenti del Watergate, e le cifre dei sondaggi indicherebbero che ci si sta muovendo verso quei livelli. Nell'ultimo di due settimane fa della NBC/Wall Street Journal il 10% degli Americani pensa che il "surge" ha reso le cose migliori in Iraq, il 54% pensa che le abbia peggiorate.

La domanda è: quale parola descrive meglio lo scenario iracheno che questi numeri suggeriscono? La risposta probabilmente sarebbe: questa parola non esiste. "Genocidio" è stata tolta di mezzo e non si applica più. "Guerra civile", che sposta tutta la responsabilità sugli Iracheni (ritirando gli Americani da una nazione le cui truppe non hanno ancora cominciato a lasciare), non descrive la materia neanche debolmente.

Se qualcosa si avvicina al carnaio che una volta era la nazione irachena, potrebbe essere il commento del capo della Lega Araba, Amr Moussa, nel 2004. Egli ammonì: "In Iraq sono state spalancate le porte dell'inferno". Come minimo, le "porte dell'inferno" sono ora a miglia distanti dietro le nostre spalle, sulla via della devastata e minata vita degli Iracheni. Chissà quale imboscata ci aspetta più avanti. Dopotutto siamo nell'al di là.


Tom Engelhardt, che dirige Tomdispatch.com del Nation Institute (un regolare antidoto ai grandi media), è il co-fondatore dell'American Enterprise Project, e, più recentemente, l'autore di Mission Unaccomplished: Tomdispatch Interviews with American Iconoclasts and Dissenters (Nation Books), la prima raccolta delle interviste di Tomdispatch.


-------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------


Originale e note editoriali su Tomdispatch.com

Tradotto dall'inglese all'italiano da Gianluca Bifolchi, membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguística. Questo articolo è in Copyleft per ogni uso non-commerciale: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l'integrità e di menzionarne l'autore e la fonte.
URL di questo articolo: http://www.tlaxcala.es/pp.asp?lg=it&reference=3128