Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Benzina razionata a Tehran: nel secondo paese produttore di petrolio dell'Opec manca il carburante

Benzina razionata a Tehran: nel secondo paese produttore di petrolio dell'Opec manca il carburante

di Marina Forti - 29/06/2007

 
Nel secondo paese produttore di petrolio dell'Opec manca il carburante per le auto. Nella capitale scoppiano le manifestazioni più imponenti dall'arrivo di Ahmadinejad: vetrine infrante, sassaiole, scontri


Caos nel traffico urbano, vetrine spaccate, sassaiole, almeno un distributore di benzina incendiato in un sobborgo ultrapopolare. La notte scorsa la capitale iraniana Tehran ha visto la più ampia manifestazione di pubblica rabbia da molti anni, di sicuro dall'insediamento del presidente Mahmoud Ahmadi Nejad nell'estate 2005. E tutto per la benzina: dalla mezzanotte di ieri in Iran il carburante è razionato.

Nel secondo paese produttore di petrolio dell'Opec le auto private hanno diritto a 100 litri al mese, 800 litri per i taxi ufficiali, 600 litri per quelli «informali», e 300 litri per le auto governative. Paradossale, per un paese che esporta 2,5 milioni di barili di greggio al giorno, su 3,9 milioni di barili che estrae (e potrebbe aumentare la produzione a 4,2 milioni al giorno, ha detto proprio l'altro giorno il rappresentante iraniano all'Opec).

Non è però una sorpresa: l'Iran esporta greggio ma manca di capacità di raffinazione, tanto che importa quasi la metà del carburante che consuma, circa 170mila barili di benzina al giorno. Affare costoso, perché lo stato compra ai prezzi del mercato internazionale, ma rivende sul mercato interno a prezzi fortemente sovvenzionati: si pensi che due settimane fa la benzina è salita da 800 a 1000 rials al litro, ovvero da 8 a 10 centesimi di euro. Un prezzo che non ha certo incentivato il risparmio energetico. Già un anno fa il Majlis (parlamento) iraniano aveva deciso di tagliare lo stanziamento per l'import del carburante (a 2,5 miliardi di dollari, contro 4 miliardi chiesti dal governo).

Da allora tra parlamento e governo si discute se alzare in modo significativo il prezzo della benzina sul mercato interno o se diminuire le importazioni, quindi razionare. Ipotesi entrambe impopolari, tanto che nel novembre scorso il parlamento aveva deciso di rifinanziare l'import di benzina per l'anno fiscale finito nel marzo 2007, rinviando il problema. Che però ora si ripropone. Dopo il ritocco del prezzo, il razionamento era nell'aria da almeno una settimana. L'annuncio ufficiale è però arrivato martedì sera, solo tre ore prima che il razionamento effettivo entrasse in vigore. Subito si sono formate code ai distributori, riferiscono agenzie di stampa e tv, che hanno filmato scene concitate, persone arrivate con taniche e bottiglioni da riempire. Il primo incidente è stato segnalato a Pounak, misero sobborgo della capitale, dove secondo testimonianze raccolte dalle agenzie gruppi di giovani hanno lanciato pietre e urlato «fucili e fuochi d'artificio, Ahmadi Nejad deve morire». Testimoni hanno visto poi le fiamme avvolgere le auto in sosta. Il sito Raja news, che invece è legato al presidente, parla di scontri in nove zone di Tehran. Si parla di proteste anche in altre città, ma non ci sono conferme. Qualche agenzia riferisce anche che alcuni deputati al parlamento hanno chiesto al governo di sospendere il razionamento. Oltretutto, tra le ipotesi dibattute nei mesi scorsi si diceva che ogni automobilista avrebbe potuto comprare benzina extra pagandola al prezzo di mercato: l'annuncio di ieri però non dice nulla del genere, e questo aumenta l'incertezza pubblica. Certo è che la questione della benzina è stata considerata dal governo Ahmadi Nejad come un affare di sicurezza nazionale.

Con qualche ragione: in clima di sanzioni internazionali, dipendere in modo così pesante dall'import di carburante rende il paese vulnerabile. Così il presidente ha affidato il controllo della situazione al ministro dell'Interno, che già lo scorso anno ha istituito una carta elettronica che sarà consegnata alla fine a 25 milioni di automobilisti; chiamata smart card, è la forma moderna e informatizzata delle vecchie tessere annonarie.
Non è chiaro quale sarà l'effetto reale del razionamento. Molti prevedono che farà salire l'inflazione (già alta, tra il 20 e il 30%), aumentando l'eventualità di proteste; l'ufficio studi del Majlis aveva concluso (in un rapporto citato da rooz on line) che non aiuterà però a ridurre la spesa dello stato né il livello dei consumi. Tra i rischi ovviamente c'è anche il mercato nero: rooz riferisce che le smart card sono già state viste in vendita in una centrale piazza di Tehran per 300mila rials, 35 dollari.