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Iraq: aumentano i dissidenti tra le fila repubblicane. Tutti gli (ex) uomini del presidente

di Luca Galassi - 29/06/2007

Richard G. LugarIl tempo stringe. La fronda ha un capofila di tutto rispetto. Si chiama Richard G. Lugar, ed è il presidente della commissione Affari Esteri del Senato Usa. Lugar è uno degli uomini-chiave del partito repubblicano, e allo stesso tempo un membro dell'amministrazione che, insieme ad altri senatori, lunedì sera, in un discorso non programmato durante l'assise in Senato, ha sollecitato una riduzione del contingente Usa in Iraq e si prepara a contestare il rapporto della Casa Bianca sull’andamento della missione, a dimostrazione del crescente scetticismo sulla strategia bellica del presidente statunitense. Sono "assai limitate - nelle sue parole - le prospettive di successo di una escalation militare cominciata a primavera, con l'invio di nuove truppe nel Paese mediorientale. Non dobbiamo al presidente il nostro appoggio incondizionato - ha detto il senatore -. Bush deve riprendere il contatto con la realtà". L'aspro giudizio da parte di una delle voci più rispettate della politica estera rappresenta un duro colpo agli sforzi della Casa Bianca di raccogliere consensi per una politica bellica sempre più vacillante, aprendo la strada a ulteriori defezioni in casa repubblicana. Il senatore dell'Ohio, George V. Voinovich, anch'egli membro della Commissione Affari Esteri, ha inviato una lettera a Bush nella quale sollecita il presidente a elaborare "un piano esaustivo che descriva il graduale disimpegno militare", sottolineando il fatto che "il tempo è ormai agli sgoccioli".

DecisionismoFedeli alla linea? Anche se in forme velate, lo scetticismo repubblicano è cresciuto con continuità, da quando il Senato ha iniziato le discussioni sulla guerra, nel febbraio scorso. Anche uno dei sosteniori più fervidi dell'intervento, Mitch McConnell del Kentucky, ha cambiato la sua posizione da allora. Agli inizi del 2007, McConnell era riuscito a bloccare il voto anche su una mozione non vincolante riguardo l'aumento delle truppe. All'inizio di giugno, McConnelly, riferendosi alla politica di Bush, ha dichiarato che "sull'Iraq prenderemo probabilmente un'altra direzione, e sarà interessante vedere cosa sceglie di fare l'amministrazione". C'è grande attesa per il rapporto sulla missione in Iraq che a Settembre verrà presentato dal Generale dell'Esercito, David H. Petraeus, e dall'ambasciatore a Baghdad, Ryan C. Crocker. Molti pensano che fino ad allora la Casa Bianca adotterà una strategia di stallo, in attesa di prendere una decisione solo in autunno. Un altro test di enorme importanza per la tenuta delle fila repubblicane è rappresentato dalla disamina, da parte di Capitol Hill, di una serie di emendamenti, legati al ritiro, contenuti nel piano di autorizzazione che la Difesa dovrà passare al vaglio del Senato. Solo in quella circostanza si definiranno con maggiore chiarezza le posizioni della 'dissidenza' repubblicana, che deciderà - secondo gli analisti politici - di uscire dai ranghi o confermare la propria fedeltà alla linea.