L’orlo dell’evoluzione
di Giulio Meotti - 30/06/2007
Si tratta della rivendicazione della
presenza, nei territori della vita, di propositi,
geometrie, regole, e se concesso, anche
di qualche grazia e un po’ di significato.
“L’obiettivo del mio lavoro è vedere
quanto la biologia darwinista sia realmente
in grado di spiegare della vita umana e
come trovare un punto di contatto fra il caso
e il disegno. L’ho chiamato ‘confine’”.
Michael Behe, professore di Biochimica
alla Lehigh University, nel 1996 pubblicò un
saggio che fece scalpore, “Darwin’s Black
Box”, dove la scatola nera è la cellula umana
su cui basò il suo famoso argomento della
“complessità irriducibile” degli organismi
biologici. Il libro fu dibattuto in un tribunale
della Pennsylvania come prova dell’attendibilità
scientifica del “disegno intelligente”.
Quella corte federale sancì l’incostituzionalità
del suo insegnamento nelle
scuole pubbliche, perché avrebbe violato il
“muro di separazione di stato e chiesa”. Secondo
Behe gli organismi viventi in natura
mostrano strutture necessarie per la vita
che hanno una complessità irriducibile, non
possono essere il risultato dell’evoluzione
neodarwinista: non esiste ragione naturale
per componenti individuali senza tutto l’insieme,
già formato e non prodotto dal caso.
Queste componenti devono esserci affinché
l’organismo funzioni e sopravviva. Il libro
era pieno di esempi della complessità, dalla
cellula all’occhio umano, passando per il cilium,
il flagellum batteriale e il sistema della
coagulazione del sangue.
A oltre dieci anni da quel primo clamoroso
successo, Behe torna a far discutere la
comunità scientifica con un secondo volume
di studi, “The edge of evolution” (Free
Press). Stavolta analizza il caso della malaria.
“La vita sulla terra si è evoluta in miliardi
di anni attraverso il caso e filtrata
dalla selezione naturale” ci spiega Behe.
“Così recita il darwinismo, l’idea più influente
del nostro tempo. Mutazione casuale,
selezione naturale e origine comune: tre
idee separate e fuse in una sola teoria. Ma
ora che conosciamo le sequenze genetiche,
possiamo esplorare le possibilità e i limiti
della mutazione casuale con una certa precisione,
per la prima volta da quando
Darwin espose la sua teoria. All’epoca di
Darwin la cellula era noiosamente semplice,
l’eminente embriologo Ernst Haeckel la
chiamava ‘albuminosa combinazione di
carbonio’. Oggi sappiamo che è tremendamente
e meravigliosamente complessa.
Tuttavia, negli ultimi anni i discendenti intellettuali
di Darwin sono stati molto aggressivi.
Applicando i principi darwiniani
alla medicina, dicono perché ci ammaliamo.
La psicologia darwiniana spiega perché
alcuni uomini stuprano e le madri uccidono
i nuovi nati. Abbiamo invece bisogno
di un approccio sobrio ai processi del
darwinismo. La magia darwinista funziona
bene solo quando i passaggi intermedi sono
migliori, ‘fit’, adatti dei precedenti, così
che la mutazione genetica cresce come la
selezione naturale favorisce la discendenza
di coloro che ne beneficiano. Diventa insignificante
quando i passi intermedi sono
peggiori dei precedenti. E’ come un passeggiatore
ubriaco”. Behe non ha mai negato il
meccanismo evolutivo. “L’evoluzione da un
comune antenato, attraverso i cambiamenti
di Dna, è ben dimostrata. Grazie all’evoluzione,
gli scienziati stanno studiando il
Dna di una singola persona. Il più grande
contributo di Darwin alla scienza fu di elaborare
un meccanismo per la spiegazione
della vita. Ma così come gli astronomi medievali
erano nel torto nel pensare che l’universo
fosse limitato a ciò che potevano
vedere con i loro telescopi rudimentali, così
forse noi potremmo sbagliarci nel pensare
che la realtà sia limitata a ciò che possiamo
osservare con i nostri strumenti raffinati.
Il darwinismo non ha un record consistente
di predizioni confermate, semmai il
contrario. Il discendente comune è fondato,
la sua spiegazione è triviale”. Behe sostiene
che il disegno intelligente è indipendente
da ogni teoria religiosa. “Il disegno
intelligente è compatibile con l’idea di antenato
comune, quella che molti religiosi
disdegnano. Il disegno intelligente è compatibile
con la visione dell’universo governato
dalle leggi di natura. Le maggiori
strutture architettoniche della vita, dalle
molecole alle cellule al circuito genetico,
sono governate da un disegno. Dalle oscurità
dell’universo alle profondità della cellula,
branche separate della scienza hanno
scoperto un raffinato ed entusiasmante
progetto. Il processo casuale può spiegare
piccoli cambiamenti, poi ci sono i grandi limiti.
Oltre quei limiti, un disegno è necessario”.
Ma il disegno non è l’unica opzione.
“C’è un’alternativa all’argomento antropico:
il nostro universo non è stato progettato,
siamo stati solo fortunati. Ditemi voi
quale delle due idee è più bizzarra. Gli esseri
umani hanno una straordinaria capacità
di ragione. Darwin avrebbe imparato
qualcosa da un proverbio yiddish: ‘Se Dio
vivesse sulla terra, le persone vorrebbero
rompergli le finestre’. Forse il designer non
è del tutto beneficiente e onnipotente. La
scienza non può rispondere a queste domande.
Ma negare un disegno semplicemente
perché può causare un dolore terribile
è un fallimento di nervi, un fallimento
del modo in cui guardiamo l’universo in
faccia”. Fu lo stesso Charles Darwin, conclude
il biologo americano, ad alimentare
la controversia: “Se si riuscisse a dimostrare
che esiste qualche organo complesso che
non avrebbe potuto formarsi attraverso leggere
modifiche, numerose e successive, la
mia teoria crollerebbe in un sol colpo”.