I poveri? Il nuovo business del Microcredito
di Marzio Paolo Rotondò - 12/12/2005
Fonte: rinascita.info
La Microfinanza per gli Obiettivi del Millennio. È stato questo il fulcro dei due giorni di conferenza Euro-Mediterranea sul Microcredito che si è conclusa ieri a Roma. Nella cornice della splendida Villa Madama, in occasione dell’Anno Internazionale del Microcredito si è svolto il congresso organizzato da Ipalmo a promozione del Comitato Nazionale Italiano sul Microcredito in cui si sono date appuntamento autorità nazionali ed internazionali coinvolte nel progetto. Fra le autorità italiane presenti alla conferenza, il ministro della Funzione Pubblica e presidente del Comitato nazionale Mario Baccini, Gianni De Michelis, presidente di Ipalmo, Roberto Formigoni, presidente della Regione Lombardia, e Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio, Walter Veltroni, sindaco di Roma e Adolfo Urso, vice ministro alle Attività Produttive.
In sostanza, il microcredito è un nuovo strumento finanziario che ha il fine di offrire ad un sempre maggior numero di persone la possibilità di accedere al credito ed ai servizi finanziari per permettere loro di esercitare un’attività indipendente e remunerativa per lo sviluppo economico dei propri Paesi.
Il massaggio che il progetto e la conferenza si sono impegnati a diffondere ed attuare, è l’importanza del ruolo che il microcredito ha nell’eliminazione della povertà ed incentivare lo sviluppo sociale. Intenti che sono vicini agli “Obiettivi del Millennio”. Tutti buoni propositi che almeno sulla carta paiono molto nobili.
“Il Mediterraneo è strategico, è una via politica di grande interesse per l’Italia. Il sostegno a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo, credo debba diventare una priorità per la nostra politica”. Lo afferma Mario Baccini, ministro della Funzione pubblica, a margine della conferenza. La dichiarazione del ministro Baccini allontana già la visione idilliaca che si vuole costruire su questo nuovo strumento economico. Nella sua dichiarazione traspare infatti un evidente interesse nel far crescere economicamente i Paesi del Mediterraneo in quanto sono un grande potenziale per gli scambi economici del nostro Paese, oltre che per i guadagni degli istituti di credito.
A farci crollare il mondo addosso ci pensa invece Giuseppe Deodato, direttore generale della cooperazione italiana intervenuto a margine della conferenza Euro-Mediterranea. “Acclarato che la microfinanza non è una pratica caritatevole ma di mercato che si autosostiene con i meccanismi della finanza, bisogna chiarire quale può essere il ruolo della cooperazione per aiutare i Paesi più poveri ad ampliare i mercati fino ad includere i soggetti non bancabili”.
Le dichiarazioni stesse dei presenti mostrano già da sole che dietro tutto questo abito solidale ci sia un cospicuo interesse economico. A questo punto, i nostri sospetti sul progetto si concretizzano e si rafforzano. Questa non è beneficenza o qualcosa che ci si avvicina, ma bensì un nuovo prestito bancario a tutti gli effetti con consistenti margini di guadagno per gli istituti di credito, che ovviamente non daranno in beneficenza. Un modo di fare business anche con i poveri, la fetta di popolazione mondiale più vasta, con il pretesto che questo possa far crescere le loro economie. Se fosse vero, con una semplice equazione ci rendiamo conto che se il prestito bancario è sviluppo economico allora la beneficenza è un vero boom economico. Ma evidentemente i benefattori non hanno più un senso nella nostra società liberista.
Da tempo si è ormai delucidato che il male dei Paesi è proprio il meccanismo cinico dell’economia di mercato. Oggi, quello che si propone è l’apoteosi di questo tipo di sistema nel suo aspetto più brutto. Il male dei Paesi poveri è il secolare sfruttamento da parte delle potenze colonizzatrici che oggi si traduce in uno sfruttamento economico globalizzato. Meccanismi che hanno provocato il più grande malessere sociale di tutti i tempi, creando guerre, genocidi, malattie, ignoranza e tutti i mali che affliggono questi Paesi. Gli stessi meccanismi di mercato hanno distrutto il mercato locale dei Paesi poveri, incapaci di poter concorrere con le multinazionali e sottomessi ad un prezzo di mercato che rende ogni profitto economico inutile oltre che preda di una moneta locale insignificante rispetto alle valute guida. In questo contesto, a cosa serve l’utilizzo del microcredito?
Sono innumerevoli altre le iniziative che sono da intraprendere prima di poter pensare a questo tipo di strumento finanziario. Mancano infrastrutture, scuole, aziende, ed in generale un’economia che riesca a sostenersi da sola e confrontarsi con il resto del mondo. Il ritardo è così grande che senza una terapia d’urto non sarà mai possibile creare uno sviluppo sostenibile. E figuriamoci se questo possa avvenire tramite l’indebitamento.
“Usando una metafora si può dire che dobbiamo favorire la nascita dell’imprenditore di villaggio. Lo sviluppo, infatti, si fa con l’impresa e il villaggio è il primo passo importante per agevolare l’utilizzo del microcredito”. Lo ha detto Antonio Marzano, presidente del Cnel, durante la conferenza. Ma come si può competere in un contesto globalizzato con un’azienda di villaggio? Sono altri gli strumenti di sviluppo e le condizioni in quali questo possa avvenire.
Il primo passo per creare qualche speranza ai Paesi in via di sviluppo è innanzi tutto chiudere le frontiere e creare un mercato locale. Inoltre, bisogna dare un maggior rilievo alla presenza statale nella crescita economica e sociale, onde estirpare il cancro liberista. È forse l’unico modo di crescere economicamente senza essere annientati dalle multinazionali straniere ed avere un contesto economico equo su cui confrontarsi. Perché la globalizzazione commerciale e finanziaria è equa quando partiamo tutti con le stesse armi. Altrimenti sarebbe meglio chiamarla colonizzazione e sfruttamento. Una volta raggiunto un certo livello di sviluppo allora forse ha un senso introdurre il microcredito. Di certo, nella situazione attuale, non è questo uno strumento chiave per estirpare la povertà e l’ignoranza.
La via dell’usura è la strada sbagliata per raggiungere gli Obiettivi del Millennio. Non si parla più di beneficenza ma di prestito. Uscire dalla povertà non è più un diritto da regalare, ma un sogno da ricattare.
La maggior parte della popolazione del nostro pianeta vive con meno di un dollaro al giorno: non riduciamoli a fargliene pagare mezzo per le rate di un mutuo inutile.