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Federico Steinhaus il Grande reguardisce l’Ambasciatore Sergio Romano

di Antonio Caracciolo - 02/07/2007

Fonte: clubtiberino

 



A cosa serve una “Lettera aperta” di Federico Steinhaus pubblicata in quel supremo organo della Verità Rivelata agli Eletti del Signore che è Informazione Corretta? Vuol dire che chiunque la può leggere e farsene un “libero” giudizio. Anzi è espressamente rivolta alla pubblicità ed in questa che io chiamo una “guerra ideologica” è un proiettile lanciato nel mare dell’Informazione che si vorrebbe “corretta”, cioè tutta filoisraeliana, in direzione di una voce non facilmente censurabile. Federico Steinhaus il Grande non nasconde il suo livore, la sua stizza e la sua “rabbia” verso un analista di prim’ordine come è Sergio Romano. Zittirlo, intimidirlo o diffamarlo non è facile come in molti altri casi, dove uno schiera di Lapidatori è sempre pronta a spedire e-mail a destra ed a manca. In un caso ho visto gioire la testata sionista alla notizia di un licenziamento chiaramente desiderato. Ne resta traccia nei loro archivi che è istruttivo visitare per una panoramica del sionismo operante in Italia. Con Sergio Romano non si può ricorrere allo strumento della grandinata di email da parte dei Fedeli Osservanti della Santa Causa di Israele. Non vi è testata che non si ritenga onorata della sua firma ed attaccarlo con la supponenza federiciana è cosa che si ritorce contro come un boomerang. Sergio Romano ha il grave torto di non essere uno sfegatato sionista come i nostri “Corretti Informatori”, di non poter essere annoverato in una rosa di politici “amici”, da Gianfranco Fini ad Antonio Politi, presentatori del pamplet di Emanuele Ottolenghi. Ma analizziamo l’acume del nostro Federico di Merano. Cosa dice Federico il Grande?

Intanto se la prende perché Sergio Romano usa il termine “nomenklatura”, giudicato poco rispettoso. Quindi Federico si dichiara pure lui offeso in quanto anche lui fa parte di una “nomenklatura”, quella appunto di ”Informazione Corretta”. Quindi segue una critica generale al metodo adoperato da Sergio Romano per tutte le volte che parla di cose ebraiche senza l’Imprimatur di “Informazione Corretta”, cioè dello stesso Steinhaus. Peccato che Federico non faccia un solo esempio concreto di erronea metodologia. Dunque il metodo non va perché non vidimato da Pezzana e basta. Federico confuta o così egli crede. Dal “metodo” così criticato il nostro Federico passa alla critica delle “illazioni” di cui sarebbe colpevole l’Ambasciatore Romano. Chiaramente non vi è qui bisogno di una mia difesa, alla quale non sono stato delegato. Ciò che mi offende e mi chiama direttamente in causa sono le ragioni oggettive delle libertà costantemente minacciate da una lobby contro cui una classe politica largamente corrotta, che prende i voti di cui ha bisogno da un popolo disperso che non ha volto e nome e poi per ottenere maggior lucro risponde alle varie lobbies che si spartiscono questo disgraziato e martoriato paese che è l’Italia. Non vi è nessun Rappresentante del popolo che alzi argini a tutela della libertà costituzionali di tutti, specialmente di quelli che non hanno santi in paradiso. Così scrive dunque Sergio Romano:
La diaspora, nel frattempo, ha adottato un atteggiamento contraddittorio. Ha delegato la propria rappresentanza a una nomenklatura che considera antisemita ogni critica indirizzata alla politica israeliana e pretende la redazione di una nuova storia europea del Novecento, scritta alla luce di un solo criterio: l’atteggiamento verso gli ebrei dei governi, degli uomini politici, degli intellettuali. Soggetti a queste pressioni, i governi europei hanno proclamato «giorni della memoria», dedicati alla commemorazione del genocidio ebraico, hanno costruito memoriali, hanno aperto musei della Shoah e hanno approvato leggi che puniscono con il carcere il diniego del genocidio.
Parole limpide e magistrali nella loro sinteticità. Quanto basta per fare fremere di “rabbia” il nostro Federico, membro confesso della nomenklatura. In pratica c’è tutto quel che è da dire riassunto in poche righe. Federico critica il termine “delegato” in quanto farebbe pensare ad una struttura, ad un organigramma, come se ce ne fosse formalmente bisogno e non bastasse seguire i concertati interventi pubblici ed editoriali della Squadra sionista. Ma lo Steinhaus si affanna a gridare: non è così! Non esiste nulla del genere. In realtà è tutto il popolo italiano, europeo, mondiale (eccetto i dannati arabi) che batte insieme e prima ancora dei distratti ebrei sionisti. Infatti, “Israele siamo noi!”, tutti noi! È da notare che uno degli stratagemmi più frequenti consiste proprio nel nascondersi dietro altri che non sono propriamente ebrei. Basta partire dalla Ressitenza, dalla lotta al nazifascismo ed è automatico che dietro a tutto questo vi sono le sacrosanti ragioni degli ebrei. Nei campi di concentramento hanno trovato la morte anche zingari, omosessuali, oppositori di ogni genere, magari anche vittime per errore? Tutto ciò non conta! In Morto Zingaro non ha lo stesso valore del Morto Ebreo. Nessun monumento allo Zingaro defunto sorge in nessuna piazza d’Italia, nessun museo. Al massimo si ammetterà che l’Ebreo rapresenta il Tutto Cosmico, passato presente futuro. E quindi si taccia lo zingaro, l’omosessuale, ed ogni altra vittima, che magari non ha beccato neppure un quattrino dalla ricca Industria dell’Olocausto.

Basterebbe far capire che dietro tanta lobbing ci sono solo ebrei perché la baracca incominciasse a sgretolarsi. Ecco dunque che il dirlo è una forma di nuovo antisemitismo. Con il titolo infamante di antisemita gettato addosso ad ogni possibile contraddittore ci campano in parecchi. L’accusa di antisemitismo che può piovere addosso al più pacifico ed inerme dei cittadini è stata introdotta una forma di “terrorismo” psicologico e morale che in pratica impedisce il normale formarsi e svilupparsi di un pensiero criticamente informato. Con la dottrina del “negazionismo”, formulata non dai cosiddetti “negazionisti” che di certo non si autodefiniscono così e non sanno neppure lontanamente cosa sia il negazionismo loro attribuito, si impedisce a chiunque di leggere, informarsi, formulare propri giudizi se non dopo l’autorizzazione scritta dei vari Mantelli o Steinhaus d’Italia. Si fanno forti dell’autorità di “dilettanti allo sbaraglio” come Naquet-Vidal o alte Authority appositamente costruite per impedire al normale cittadino di pensare innanzitutto con la propria testa senza soggezioni di sorta. Sergio Romano ha semplicemente detto ciò che tutti sappiamo e comprendiamo.

Si tratta di mere “illazioni”. E per queste “illazioni” il nostro Federico si arrabbia tanto. La Diaspora – egli dice – non ha struttura. In pratica è un solo cuore che batte con gli stessi impulsi e magari si ritrova tutto nella “Corretta Informazione”. Steinhaus, membro della nomenklatura di “Informazione Corretta” ha scritto su questa sublime testata interreligiosa , apartitica e apolitica, un testo intitolato “Teramo docet”, dove appunto tentava di imporre una ben determinata visione della storia del Novecento. L’imposizione ha avuto successo in quanto squadracce di “ebrei romani” hanno impedito con la violenza una diversa visione della storia del Novecento. Quindi, il nostro Federico è autoconfutato dai fatti e dalla sua partecipazione alla campagna mediatica antiteramana. Certo, non era in piazza con le squadracce, ma sempre sul “corretto” sito informativo si divulgava la teoria della “cinquina” di Riccardo Pacifici.

Israele occupa da 40 anni territori palestinesi? E cosa mai pretende il dottor Romano che li restituisca senza contropartite? Federico vuole respingere l’idea che vi siano collegamenti fra il revisionismo ebraico e lo stato d’Israele. Ma se non è vero, viene da chiedersi: cosa stanno a fare i Corretti Informatori? Qual è la loro ragione costitutiva? Donna Fiammetta che fa parte del gruppo non va e viene da Israele? Non ha scritto addirittura un libello per sostenere che “Israele siamo noi”? Se non proprio tutti noi, certamente lo è Steinhaus, Pezzana e Co., tutti riuniti intorno a "Informazione Corretta”. Se questo non è un “collegamento” con sacrificio della dovuta fedeltà all’Italia, cosa è altrimenti? L’equiparazione antisemitismo = antisemitismo che ha avuto l’avallo di Napolitano è un segno di questo collegamento. Tutti servi? Caro Federico, rispondi un poco: nel 1945 l’Europa è stata distrutta o è stata liberata? Io ritengo che sia stata distrutta in tutti i sensi. E non sono il solo a pensarla in questo modo.

Che Israele abbia negli USA un sostegno vitale è cosa non difficile o assurda da credere. Che la comunità o lobby ebraica abbia una grande influenza sul governo americano lo sostiene fra altri l’ebreo americano Norman G. Finkelstein, autore di un libro sacrilego “L’industria dell’Olocausto”. Che anche in Italia la lobby ebraica faccia valere tutta l’influenza di cui è capace lo abbiamo appreso noi stessi a Teramo, dove il Grande Federico ha esercitato un ruolo diretto. Quanto lo stesso Federico si senta Grande in Italia, nessuno meglio di lui può saperlo. A Federico si aggiungono le varie comunità ebraiche italiane ed il conto è presto fatto. Sarebbe loro da chiedere: siete italiani, ebrei o israeliani? La risposta “chiara” e “ferma” di Federico il Grande si chiude con la solita solfa: il “diritto di esistere” (piovuto dal cielo di fronte a vicini malvagi, venuti dalla luna. Mah! Non si cava un ragno dal buco con il nostro Federico in servizio permanente effettivo nelle retrovie europee.



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In seguito ad un evidente tentativo di introdurre anche in Italia leggi liberticide, che in pratica annullano la libertà di pensiero, si è costituito dopo i gravi fatti di Teramo un apposito Comitato per la libertà di pensiero, di cui con il nome “Civium Libertas” è stato costituito un gruppo di discussione. L’adesione al Gruppo di discussione coincide con l’adesione al Comitato, formalmente costituitosi in Teramo il 16 giugno 2007. Si può qui ascoltare l’Audio del convegno durato circa 4 ore.