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Le cause, gli effetti e la natura del cambiamento climatico planetario

di Charlie Lawton - 11/09/2005

Fonte: Nuvi Mondi Media

Una cosa è certa: il riscaldamento globale antropogenico è un fatto convalidato e assodato dalla scienza

Il cambiamento climatico planetario, in un solo decennio, è diventato uno dei problemi dei nostri tempi: una questione difficile da ignorare e ancor più difficile da evitare.
Recentemente, centotrentaquattro città degli Stati Uniti - tra cui New Orleans, Salt Lake City e Seattle - hanno votato a favore del provvedimento sui limiti delle emissioni di gas serra stabiliti dal Protocollo di Kyoto, sebbene, come noto, l’amministrazione Bush si sia sempre rifiutata di ratificare il trattato.

Al summit del G8 di Gleneagles Tony Blair ha proposto un ambizioso programma a tre fasi per affrontare il problema. Il mese scorso, l’assemblea legislativa dello stato della Nord Carolina ha avviato uno studio per calcolare l’effetto del riscaldamento globale sulle condizioni economiche e ambientali dello Stato.
La questione ambientale riemerge di continuo nei film popolari, nei forum automobilistici in rete, nelle aule universitarie, nelle riunioni delle organizzazioni internazionali. Comporta implicazioni profonde per la biodiversità, per le geopolitiche umane, per la salute pubblica e per la stabilità della stessa civiltà globale.

Tuttavia, tutto ciò che la gente sa sulla questione è stato filtrato dalle politiche delle multinazionali e da mezzi di comunicazione non sempre attendibili.
Il 1° giugno 2005, un ex climatologo del governo Usa, Rick Piltz, ha rivelato che il resoconto ufficiale sul cambiamento climatico è stato "manipolato" per far sembrare che lo stato della ricerca sul fenomeno navigasse nell’incertezza. Significativamente, il redattore del resoconto era il ‘funzionario della Casa Bianca’ Phillip A. Cooney: non uno scienziato, ma un ex-lobbista dell’American Petroleum Institute.

Le lobby, quali il Competitive Enterprise Institute, il Cato Institute, la Cooler Heads Coalition e molte altre, hanno scientemente fornito informazioni distorte sul problema. Strumentalizzando la scarsa conoscenza da parte del pubblico della scienza che ne sta alla base, i gruppi d'interesse hanno diffuso l’idea secondo la quale il riscaldamento globale non rappresenta un problema certo e rilevante. Niente di più lontano dalla verità.

Dunque, cos’è il cambiamento climatico? Come lo abbiamo provocato e come ci influenzerà? Come si manifesta e come possiamo essere sicuri che esista?
Questo articolo tenterà di andare oltre la premeditata incertezza propagandata dalle multinazionali e dai politici, e tenterà di chiarire l'opacità della scienza nel rispondere alle domande di cui sopra.


I principi fondamentali


Per cominciare, è importante analizzare i principi fondamentali.
I gas serra sono molecole la cui struttura è in grado di assorbire grandi quantità di energia del calore. Il metano (un gas naturale), il diossido di carbonio, il vapore acqueo e alcuni altri gas sono generalmente responsabili del riscaldamento globale della Terra. Per un certo grado ciò è positivo, perché mantiene l’energia del sole nell’atmosfera invece di rifletterla indietro nello spazio.
Il metano e il vapore acqueo sono i gas serra più efficaci, ma la CO2 è il più pericoloso.
Il carbonio viene immagazzinato in riserve, come l’acqua. Si può trovare nell’atmosfera sotto forma di CO2, oppure “fissato” nella materia biologica o nelle formazioni geologiche come petrolio. Il ciclo completo del carbonio consiste in un suo scambio costante tra la biosfera e l’atmosfera; le piante assorbono la CO2, lo trasformano in composti di carbonio come gli zuccheri, che vengono metabolizzati da diverse specie di organismi e riconvertiti in C02, che, a sua volta, viene espulso di nuovo nell’atmosfera. In alternativa, questa CO2 può essere rilasciato quando la materia vivente muore o si decompone.
A volte questo ciclo attivo del carbonio viene interrotto; ad esempio, quando viene assorbito dai minerali, dai sedimenti oceanici o quando viene trasformato in petrolio. Queste riserve di carbonio vengono chiamate “serbatoi”. Il petrolio è semplicemente la biomassa trasformata in idrocarburi a catena lunga ricchi di energia; quando vengono ossidati (bruciati) rilasciano CO2 ed energia.

Se gli esseri umani non bruciassero il petrolio, questo carbone resterebbe bloccato. Il sistema climatico è “abituato” ad avere nella sua composizione una certa quantità di diossido di carbonio e di altri gas serra. È in grado, e lo farà, di adattarsi a concentrazioni più alte o più basse, ma ciò richiede tempo. La composizione dell’atmosfera è in diretta relazione con il clima, le temperature dipendono in parte dalla percentuale di gas serra nell’atmosfera. Se bruciamo grandi quantità di combustibile fossile in un periodo di tempo relativamente breve, questo improvviso scarico di gas serra nell’atmosfera aumenterà le temperature. La termodinamica del diossido di carbonio non lascia dubbi sul fatto che ciò accadrà; il gas serra e il riscaldamento sono causa ed effetto.

Un’altra causa significativa del riscaldamento globale è la conversione di foreste e di altri serbatoi di carbonio a lungo termine in terreno coltivabile per la produzione agricola. La deforestazione su larga scala senza una concomitante riforestazione rilascia grandi quantità di diossido di carbonio nell’aria, poiché questa biomassa viene o bruciata o lasciata decomporsi (il prodotto finale della decomposizione è la CO2). La deforestazione aumenta con la produzione agricola e la popolazione umana; è stata molto intensiva sin dall’inizio della rivoluzione industriale, benché si sia avviata in agricoltura.
Recenti ricerche hanno rivelato che il riscaldamento causato solo dalla forestazione ha ritardo un'era glaciale che avrebbe dovuto cominciare all’incirca 5.000 anni fa.


SimAtmospfera

Dunque, per riassumere quanto detto fino a qui, sappiamo che la CO2 assorbe grandi quantità di energia e la trattiene, e che un miscuglio di gas che contiene CO2 trattiene più calore - e più a lungo - di un miscuglio che non la contiene. Sappiamo anche che maggiore è la quantità di CO2, maggiore è la quantità di calore che può trattenere l’atmosfera. Sappiamo inoltre che la combustione di idrocarburi rilascia CO2 nell’atmosfera, e sappiamo quanto sia aumentata la concentrazione di CO2.
Con l’utilizzo di computer potenti è possibile simulare il modo in cui agisce l’atmosfera e, di conseguenza, modellare gli effetti dell’aumento delle concentrazioni dei gas serra. Le simulazioni sono complesse e comportano la considerazione di diversi aspetti: ad esempio, quanto calore riflettono la terra e l’acqua, le dinamiche delle correnti d’aria e dei cicli dell’atmosfera, gli effetti della vegetazione e simili. I modelli sono soggetti a variabilità, e non è possibile simulare in modo accurato ogni cosa. In ogni modo, soprattutto al giorno d’oggi, con un esteso corpo di ricerca che fornisce informazioni sulla modellazione di variabili, i calcoli stanno diventando molto attendibili e sostenuti da prove del mondo reale.


Prova fondamentale

Le simulazioni forniscono una chiara immagine di quello che ci aspettiamo di vedere. Con in mano solo una simulazione, un ricercatore dispone solo di un’ipotesi basata sulla conoscenza. Il passo successivo è la verifica di tale ipotesi. Nel caso della modellazione del clima, il modo migliore per effettuarla è di andare in Groenlandia e perforare il ghiaccio artico per ricavare una 'carota' profonda di ghiaccio. Il ghiaccio polare è semplicemente neve compressa e cristallizzata; la neve di ogni anno forma strati sulla carota. Gli strati possono essere contati come anelli ed è possibile risalire agli anni e alle stagioni di vita analizzando la profondità della carota stessa.
Le carote presentano delle bolle, in origine i minuscoli spazi tra i cristalli di neve. Tali spazi contengono un piccolissimo volume d’aria al loro interno, un campione incontaminato della composizione atmosferica del periodo in cui è caduta la neve. Le percentuali di gas in quelle bolle dirà esattamente com’era l’atmosfera in quel dato anno, per ogni anno rappresentato dalla carota.
In questo modo, i ricercatori hanno ricavato incessanti prove sulla composizione dell’atmosfera per gli ultimi 50.000 anni circa, inclusa la quantità di CO2 presente.
È anche possibile determinare direttamente le temperature degli ultimi 50.000 anni analizzando le carote di ghiaccio per determinare le proporzioni di isotopi di ossigeno per un determinato anno. La proporzione di isotopi di ossigeno nel ghiaccio è un indicatore preciso della temperatura. Altri rilevamenti climatici sono state ottenute da laghi molto antichi, in Colorado e nello Utah.


Rilevamento climatico

Dunque, cosa si può imparare da questi rilevamenti di CO2 e di temperatura?
Possiamo dire che oggi le temperature sono più alte di quanto lo siano mai state negli ultimi 50.000 anni. Possiamo dire che la concentrazione di CO2 corrisponde a questo aumento di temperatura: alte temperature sono accompagnate da alte concentrazioni di CO2. Emerge che il chiodo fisso della CO2, assieme all'aumento della temperatura, è cominciato circa 150 anni fa, esattamente agli inizi della rivoluzione industriale. Ancora più importante, le prove della vita reale corrispondono molto bene alle simulazioni al computer. L’aumento delle temperature medie globali è esattamente quello previsto dalla simulazione.

La temperatura globale generale è aumentata di circa 6 gradi Celsius, in media, dall’inizio del 20° secolo (1,1 gradi Fahrenheit.). Benché ciò possa sembrare insignificante, la temperatura massima dell’ultimo periodo glaciale (quando ci furono quattro miglia di neve sopra Seattle) era di appena 10 C circa più fredda di quanto lo sia oggi. Erano 20.000 anni fa, il che significa che ci siamo riscaldati di circa 1 C ogni 2.000 anni, eccetto che negli ultimi 100, in cui siamo aumentati di mezzo grado. Sette degli anni più caldi del 20° secolo si sono verificati negli anni ‘90.

Verificando i risultati della simulazione sperimentalmente, è possibile utilizzare per effettuare previsioni per il futuro. Si stima che la Terra aumenterà di almeno due o tre gradi nel prossimo secolo, dirigendosi verso un aumento di 4 gradi C in tutto il mondo nel giro di 200 anni. Sono stati anche utilizzati per prevedere che cosa sarebbe successo senza la presenza dei gas serra prodotti da combustibili fossili, rivelando che senza l’influenza umana il clima si sarebbe effettivamente raffreddato, non riscaldato.

Altri fattori scatenanti, ad esempio cambiamenti nella quantità di radiazioni solari che colpiscono la terra o delle attività vulcaniche, sono stati esclusi dal ricercatore Dott. Peter Stott, in contrasto diretto con la precedente ricerca del Dott. William Soon e del Dr. Sallie Baliunas.
La ricerca di Stott è considerata generalmente come quella definitiva.


Il consenso scientifico

C’è stata una campagna di disinformazione molto efficace intrapresa per convincere il pubblico che il riscaldamento globale non sia un fatto certo, che la scienza vacilla e che tra i ricercatori ci sia un significativo disaccordo.
Provate a frequentare un forum politico mediamente conservativo, accennate al riscaldamento globale e questo “fatto” diventerà motivo di discussione ancor prima di menzionarlo. Per quale motivo?

Perché non andare direttamente alla fonte e rivolgersi agli specialisti del clima? Quasi trenta scienziati atmosferici, geografi, scienziati planetari e climatologi dell’università del Colorado e dell’università di Denver sono stati intervistati. È stato chiesto loro se credessero personalmente alle prove che sostenevano la teoria del riscaldamento globale causato dall’uomo e se fossero consapevoli dell’esistenza di un’opposizione valida e significativa a questa teoria nella comunità scientifica.
Le risposte sono state unanimi. Ogni ricercatore intervistato crede che il riscaldamento globale sia stato causato dall’uomo e che il fenomeno sia reale e nessuno crede che esista una teoria valida in grado di negare il fenomeno. Un unico nome, quello di John Christy, un climatologo dell’università dell’Alabama, è stato menzionato come dissidente, benché sembri che abbia ritrattato.

Questa indagine non ha basi scientifiche e non costituisce un sondaggio statistico, non è necessario che lo sia.
A quasi venti scienziati del clima è stato chiesto il proprio parere e nessuno di loro dubitava personalmente sul problema effettivo del riscaldamento globale o era a conoscenza dell’esistenza di un gruppo di opposizione significativo. La comunità scientifica è interconnessa e interattiva; i ricercatori comunicano attraverso i giornali e le conferenze e, di norma, si tengono costantemente aggiornati sugli avvenimenti nel loro campo. Dissensi significativi di posizione sono solitamente seguiti da dibattiti intensi e approfonditi sui giornali e alle conferenze. Sarebbe inconcepibile che venti scienziati, leader nel campo, non fossero a conoscenza di un forte movimento di opposizione al riscaldamento globale. Attualmente, la comunità scientifica ne sta studiando gli effetti e affinandone la conoscenza, non stabilendo la veracità della teoria.


La realtà sul cambiamento climatico antropogenico

Fino a qui, dovrebbe risultare ovvio che il riscaldamento globale antropogenico è un fatto convalidato e assodato dalla scienza; inoltre, tale teoria è accettata generalmente dalla comunità scientifica. L’opposizione a questa teoria e la necessità urgente di agire che implica, non si basano sulla scienza ma sulla volontà di mantenere lo status quo economico. Le attività umane, quali l’utilizzo della combustione fossile e della deforestazione, causano, e continueranno a farlo, un imponente cambiamento del clima terrestre.
La nostra specie, attualmente, è il fattore predominante che influenza il clima del nostro pianeta e , di conseguenza, l’intera biosfera.

[Grazie al Dott. Don Sullivan e al Dott. Michael Kerwin per le loro informazioni e per la loro consulenza]

Charlie Lawton è uno studente, ricercatore, indomabile nomade e vagabondo delle montagne. Ha una laurea scientifica in ecologia e comincerà un dottorato di ricerca in ecologia microbica e astrobiologia nell’autunno del 2005. Partecipa a ricerche sugli effetti ecologici del cambiamento climatico dal 2003.


Fonte: http://www.guerrillanews.com/articles/1325/A_Global_Warming_Primer
Tradotto da Tanja Tion per Nuovi Mondi Media