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D'Alema story: il baffo e le pillole MK 82

di Giancarlo Chetoni - 03/07/2007




L’amicizia e la collaborazione dell’Italia con gli Usa ogni giorno che passa diventa sempre più salda ed intensa, anche in campo militare. All’intesa sull’F35, un cacciabombardiere “stealth” con capacità nucleari è seguita il 15 giugno un’altra joint venture per l’allestimento del trasporto aereo tattico C27J “Spartan” tra la Repubblica delle Banane e l’Amministrazione Bush.
Presentata come un successo per l’aeronautica militare italiana dal presidente di Finmeccanica Guarguaglini la maxicommessa tra Alenia North America con Boeing e L-3 ha fatto schizzare quel venerdì di un 2,4% ititoli della società delle PP.SS a Piazza Affari.
Questa volta il via libera alla collaborazione militare tra Roma e Washington ha raccolto il consenso di industriali, politici, sindacati elavoratori. Almeno così ci è stato detto da quotidiani e tiggì.
In pillole e a tappe ecco la storiaccia delle coalizioni “alternative” chesi sono date il cambio nel Bel Paese per concludere quelli che sono stati presentati dai media del Bel Paese come ultimi due ultimi come “affari del secolo”. In un’altra occasione affronteremo il “perché” trattandosi di due colossali e costosissimi bidoni rifilati dagli Usa all’Italia.
Cominciamo dall’F35.
Nel 1998 il governo Prodi sottoscrive un memorandum d’intesa con gli Usa per il progetto J.S.F, nel 2001 il Pentagono di Runsfeld aggiudica la gara d’appalto alla Lockheed- Martin per lo sviluppo e la produzione dello“stealth “ F-35. Nel 2002 il governo Berlusconi dà il via libera alla partecipazione italiana alla commessa. Firmerà l’accordo preliminare come ministro della Difesa Martino.
Nel giugno 2006, su input di Prodi e per delega Parisi il Csm dell’A.M.I ratifica a Washington l’impegno per l’associazione dell’Italia alla realizzazione degli obbiettivi previsti dal piano J.S.F.
Il generale di S.A Tricarico, pataccato dall’Amministrazione Usa per altissimi meriti resi agli Stati Uniti d’America, che perfezionerà l’accordo con il Pentagono, ha ricoperto le funzioni di addetto militare a Palazzo Chigi nel primo governo D’Alema.
Coincidenze?
Manco per sogno. A quei tempi il ministro degli Esteri era Dini e quello della Difesa un altro uomo del Partito Amerikano, Scognamiglio.
Dal 21 ottobre 1998 Tricarico, seguirà da Palazzo Chigi, in stretto raccordo con il Comando Generale dell’Alleanza Atlantica di Bruxelles i preparativi della guerra di aggressione di Usa e Nato a Montenegro, Serbia e Kosovo, tenendo costantemente informato il Baffo di Gallipoli sulla progressione dell’approntamento del dispositivo della forza di attacco che si andavaconcentrando sugli aeroporti militari italiani, del nord, del centro e del sud e da cui partiranno il 23 marzo del 1999 i cacciabombardieri occidentali per la prima ripassata, senza autorizzazione dell’Onu, a Belgrado, Pogdorica e Pristina.
Il 23 marzo del 2002 in un empito di solidarietà atlantica l’onorevole D’Alema in una dichiarazione ai media afferma: “Vorrei ricordare che quanto a impegno nelle operazioni militari noi siamo stati nei 78 giorni del conflitto (conflitto!) il terzo Paese, dopo gli Usa e la Francia, e prima della Gran Bretagna, a distinguersi per impegno (impegno!)”. “Parlo non solo delle basi che abbiamo ovviamente messo a disposizione ma anche dei 52 nostri aerei e delle nostre navi. L’Italia in quel frangente si trovava veramente in prima linea”.
Si proprio così.
D’Alema stava forse puntando con dichiarazioni come questa, con largo anticipo, alla presidenza della Repubblica nel dopo Ciampi? Voleva forse ricordare alla Casa Bianca l’aiuto “fraterno” dell’Italia alla campagna degli alleati contro la Serbia e magari accreditarsi come futuro e ultra-affidabile ministro degli Esteri nel dopo Berlusconi? Vedendolo andare e venire in questi giorni da Belgrado, dopo l’assassinio di Milosevic allAja, dopo 10.000 serbi morti ammazzati sotto un diluvio di bombe a frammentazione, ad alto esplosivo, di razzi, missili e proiettili all’uranio impoverito, nel tentativo di imporre a Kostunica e alla Serbia la secessione “indolore” del Kosovo c’è francamente da rimanere allibiti, “stomacati” va meglio.
Questa “roba pregressa” del vicepresidente del Consiglio la si conosce in Libano, a Gaza, a Damasco, a Teheran, a Mosca, a Pechino … a Caracas. In tutto il pianeta. E al Palazzo di Vetro. Ecco perché a Naqura Graziano e a Tibnini la Folgore se la fanno nelle mutande...
Visto che afferma falsamente che gli aerei sono stati “solo” 52 gli dimostreremo, fino all’ultima ora di volo, il materiale con cui l’allora presidente del Consiglio ha annaffiato per bene i “nemici” dell’Europa e il Kosovo. Altro che il “facci sognare” augurale a Consorte! Altro che promozione all’Onu di moratorie sulla pena di morte con l’assistenza degli scioperi della fame di Pannella...
Contro Pogdorica a partire dal 23 marzo 1999, sarà bene ripeterlo, l’Aeronautica Militare Italiana sparerà, come assaggio, dal limite delle acque territoriali del Montenegro, 135 missili AGM88 antiradiazione Harm.
Le sortite di 10 Tornado ECR saranno 338 e 1.285 le ore volate in missione SAD (soppressione) per completare l’annientamento della linea di rilevazione radar della Serbia.
Sarà il primo passaggio di una guerra di aggressione cercata, di una strage portata a termine a suon di pillole M K 82 e Mk 83 da 250 e 500 kg di esplosivo ad alto potenziale. Ci sarà tempo e occasione per dare altri particolari. agghiaccianti.
Per parlare di quello che è successo in questi anni ai Serbi del Kosovo, per dettaglio di… pulizia etnica … sotto lo schermo “protettivo” dell’ONU. Quel “fuori dalle 12 miglia” consentirà all’attuale vicepresidente del Consiglio, cinque giorni più tardi durante un briefing, di dichiarare davanti alle telecamere dei TG e a una platea di giornalisti italiani e corrispondenti esteri che l’ Italia “ non aveva violato lo spazio aereo della Serbia”.