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La scomparsa dell'anguilla europea

di Marina Zenobio - 03/07/2007

 

 

Il prossimo natale sulle tavole imbandite a festa potrebbe mancare uno dei piatti tipici della tradizione - o, se ci sarà, se lo potranno permettere in pochi. Si tratta dell'anguilla europea (o capitone), la cui riproduzione è in drammatico declino, secondo l'International Council for the Exploration of the Sea - organismo internazionale per le ricerche scientifiche nel Nord Atlantico che coordina i lavori di oltre 1600 scienziati marini dei 19 Paesi che lo costituiscono.
Responsabiledella crisi è la pesca incontrollata, ma anche l'inquinamento, la drammatica riduzione degli habitat favorevoli, le regimentazioni dei fiumi e l'assenza di accorgimenti che consentano la sua migrazione dai fiumi al mare. Sono queste le minacce alla sopravvivenza dell'anguilla.
Si consideri inoltre che, nonostante i numerosi studi e tentativi, l'anguilla è l'unico pesce allevato di cui non è possibile la riproduzione controllata in cattività. Si riproduce infatti solo in mare aperto anche se poi vive per molti anni in acque dolci, almeno fino alla maturità sessuale che i maschi raggiungono a 20-40 centimetri di lunghezza e le femmine a più di 40. Tra ottobre e dicembre le anguille europee discendono i fiumi per raggiungere il mare dove si riproducono in larve cieche. La cieca d'anguilla rappresenta la prima fase di crescita di questo pesce, che si riproduce una sola volta nella vita, quando lascia l'acqua dolce e intraprende la lunga migrazione dall'Europa fino al Mar dei Sargassi nell'Oceano Atlantico, vicino alle Bermude. Poi le piccole anguille impiegano almeno un anno per arrivare in Europa. E' solo allo stadio di cieca che l'anguilla può essere allevata, dopo essere stata pescata nel suo ambiente naturale. Ma il reclutamento delle cieche d'anguilla ha ormai raggiunto livelli minimi se si considera che in 12 paesi europei, tra il 1988 e il 1999, si è assistito a un declino del 90-95%.
Il mercato dell'anguilla è vasto e importante, come afferma anche il Wwf Mare che ha lanciato l'allarme. Le anguille vengono esportate in Asia, nelle loro forme giovanili, mentre gli adulti vengono commerciati dai paesi mediterranei, e in particolare dall'Italia - il più grande produttore europeo di prodotto pescato ed allevato -, verso parte dei paesi nordeuropei. In Italia zone d'elezione dell'anguilla sono quelle costiere, in particolari lagunari, come il Delta del Po e gli stagni sardi.
Di qui l'importanza, secondo Stephane Ringuet responsabile Wwf Francia, di regolamentarne il commercio per difendere la sopravvivenza della specie, sia nei paesi europei che negli altri dove è presente, come quelli del Nord Africa. E' indispensabile che questi paesi prendano misure urgenti per affrontare i problemi ambientali che hanno portato al declino dell'anguilla. Secondo il Wwf il commercio illegale organizzato da bande criminali, oltre a un importante commercio delle giovani anguille dall'Europa all'Asia (specie Cina e Giappone) per l'acquacoltura, sono ulteriori problemi per la specie.
Già nel 2003 l'Unione europea aveva elaborato un piano d'azione comunitario per la gestione dello stock di anguilla europea in quanto i limiti biologici di sicurezza, per questa specie, erano già stati superati a causa di una pesca intensiva insostenibile e gli effetti di altre attività umane sugli habitat (e zone umine costiere che vanno scomparendo) e i flussi migratori delle anguille.
Ma considerati i risultati non sembra che il piano abbia avuto particolare successo. Per questo il Wwf ritiene necessario rilanciare un sos, affinché si adottino con urgenza misure coordinate di conservazione, che coinvolgano tutti i paesi interessati, a salvaguardia di una specie marina conosciuta ed apprezzata fin dall'antichità.