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Vivere all'occidentale?

di Andrea Marcon - 04/07/2007

 
Con l’inizio del processo a Brescia, si è tornati a parlare della tragica vicenda di Hina, la ragazza pakistana uccisa dal padre perché “voleva vivere all’occidentale”. Sul fatto in sé c’è poco da dire: un omicidio senza attenuanti oltre che orribile, perché commesso da un padre nei confronti di una figlia. Ma tutti questi strepiti che si levano a destra e sinistra e che i media amplificano parlando di diritti delle donne e di libertà, ci fa capire che la povera Hina è diventata lo strumento di una campagna che vuole in realtà mettere sotto i riflettori – ovviamente per condannarle – quelle religioni e quelle società che osano impedire ad una persona, appunto, di “vivere all’occidentale”. Difendere la libertà, si dice. Eppure tutte le religioni e tutte le società conoscono dei limiti alla libertà, e non si capisce perché il divieto di rapporti con l’altro sesso per i preti e le suore cattoliche sia ad esempio da considerare accettabile, mentre il velo per le donne islamiche no. Difendere la dignità della donna, si dice. Poi uno vede Paris Hilton o Elisabetta Gregoraci e gli viene il dubbio se effettivamente la “superiore” civiltà occidentale abbia più rispetto dell’essere femminile delle “barbare” tradizioni islamiche. Dubbio immediatamente fugato: tra coloro che scendono in campo “per le donne” si vede pure Daniela Santanchè… Conosco già l’obiezione prevista alla pagina 2 riga 3 del manuale del perfetto liberale (quello scritto dai Ferrara, dai Pera e dai Panebianco): “Ma le donne occidentali possono scegliere”. Sarà. Però, chissà perché, viviamo in un mondo pieno di ragazze che sognano le tette o le labbra al silicone, che fanno la fila al casting delle veline e che, quando non riescono a conformarsi a quei modelli di riferimento, “scelgono” di diventare depresse, anoressiche, o si sentono inadeguate e perdenti. Non vedo però nessuna Santanchè scendere in campo per sostenerle e condannare la società che ha generato un simile deserto di valori. Sono tutti troppo impegnati a difendere il diritto di “vivere all’occidentale”, a volte persino di coloro che giudicano così ignoranti e retrogradi da non volerlo fare spontaneamente.