Newsletter, Omaggi, Area acquisti e molto altro. Scopri la tua area riservata: Registrati Entra Scopri l'Area Riservata: Registrati Entra
Home / Articoli / Vi ho mai raccontato di quella volta...

Vi ho mai raccontato di quella volta...

di Simone Migliorato - 09/07/2007

 


Io guardo pochissima televisione. Io odio la televisione. Rimango molto allibito quando vedo quell’apparecchio e dinanzi a me scorrono tanti mostri. E mentre guardo quei terribili mostri, con abiti succinti e capelli trapiantati mi chiedo sempre: “Ma questi sono mai stati bambini?”. E’ una domanda esistenziale che mi tormenta profondamente. Lo so: sono un caso patologico…


…L’unica cosa che guardo in televisione sono i cartoni animati. Credo che tutti i rivoluzionari guardino i cartoni animati. Adesso non vorrei aprire una sterile polemica sulla definizione di rivoluzionario. La polemica finisce affermando solennemente che io sono un rivoluzionario! Punto. Sono un rivoluzionario, proprio perché guardo i cartoni animati in età avanzata. Guardare i cartoni animati in età avanzata è una prerogativa dei rivoluzionari: impegnati come siamo nella rivoluzione, non abbiamo mai avuto tanto tempo di essere bambini. Per questo ci ritagliamo giornalmente il nostro angolo di infanzia, in un mondo troppo adulto per pensare alla rivoluzione.

Poi, noi rivoluzionari viviamo sempre in uno stato di latitanza estrema. E, naturalmente, ogni tanto veniamo anche arrestati. Mi ricordo che una volta mi arrestarono e mi trovai a dividere la cella con un prigioniero francese, un tale Lupin III. Per fortuna, nonostante i magri risultati universitari, riesco bene a parlare francese. Questo Lupin III doveva essere condannato a morte. Parlandoci capì che era molto scaltro, e avrebbe benissimo potuto scappare da quel carcere. Lo aveva fatto tantissime altre volte, e un suo compagno, un tale Gigen tutte le sere lo aspettava sotto il carcere per la fuga. Ma lui non voleva mai fuggire. Si era fatto crescere la barba lunga, lunga, lunga, e le unghie lunghe, lunghe, lunghe. Arrivò il giorno prima della condanna a morte e tutto il mondo era entusiasta per l’eliminazione fisica di questo malvivente.

Io non ero molto contento. Mancavano poche ore alla condanna ed entrò un prete nella cella per l’ultima benedizione. Quel prete era il compagno di Lupin III, quel Gigen di cui vi parlavo prima. Era anche lui molto astuto ed era riuscito a travestirsi. Gli disse “Lupin, ma perché non vuoi scappare?” e lui gli rispose “Ho lottato tutta la vita contro Signora Morte, adesso voglio sfidarla fino all’ultimo”.

Quelle parole mi rimasero profondamente impresse nel cuore. Presagivo già la sua morte, ma un minuto prima della condanna scappò, lasciando di stucco tutti. Nella fuga, portò via anche me. Poi d’altronde cominciai a riflettere profondamente ieri, davanti alla televisione, sull’iconografia del dolore dettata dal cristianesimo.

Cioè, è normale che le donne anziane siano infelici, dopo aver adorato per tutta la vita delle immagini sofferenti. Te le ritrovi in chiesa, che si lamentano dei dottori, degli acciacchi, ma non si lamentano mai di questo Dio punitore che le fa soffrire. Riflettevo di questo durante la pubblicità. Perché poi noi rivoluzionari, quando scappiamo dal carcere, dobbiamo anche adattarci alla vita di tutti i giorni.

Mi capitò dopo l’evasione con Lupin III, di imbarcarmi per scappare dalla polizia internazionale, in una nave di pirati. Volevo imbarcarmi su quella di Capitan Harlock ma, avendo cambiato idee politiche, il capitano non me lo permise. Allora decisi di andare su una nave apolitica, possibilmente dove si praticasse il sesso libero. Riuscii solo a trovare una nave apolitica! Maremma maiala! Comunque arrivo sulla nave di Rabber “capello di paglia”. E’ una nave che viaggia per tutto l’oceano alla ricerca del tesoro di un pirata. Su questa nave ci sono personaggi molto particolari: Rabber è di gomma, poi c’è uno spadaccino, una ragazza molto bella e tatuata e altri tizi con dei poteri mistici. Naturalmente, proprio come me, sono tutti ricercati.

Una volta attracchiamo in una città e la marina militare arresta Rabber e lo porta nella piazza centrale del paese per decapitarlo. Immaginate la mia ira. Ingaggiamo un scontro con le forze dell’ordine, ma siamo costretti a indietreggiare. Scappiamo. A mezzogiorno, la ghigliottina è pronta. Ci disperdiamo nascondendoci tra la folla, con l'intenzione di liberare il nostro capitano. Io mi metto in un angolo, ma ci sono troppe guardie intorno a me. Non mi resta che guardare il triste spettacolo e sperare in qualche mio compagno. La piazza è in delirio, tutti vogliono la morte in diretta. Vogliono lo spettacolo! Penso al mio capitano. Lo vedo salire alla ghigliottina, ed è incappucciato. Gli tolgono il cappuccio. Ride. Ha un sorriso enorme. Mi emoziono e mi ricordo delle sue parole appena salito sulla nave “Diventerò il Re dei pirati”. Tutti i Re dei pirati muoiono sorridendo. Sta per partire la ghigliottina, ma lo spadaccino riesce a liberare all’ultimo istante il capitano! La piazza è in tumulto! Scappo. Non saprò più niente dei miei compagni.

Poi ragionavo anche sul fatto che non mi possono chiedere di essere felice. Nessuno può chiedermelo. Cioè io sono tipo ecologista, quindi a volte preferisco prendere l’autobus invece che la macchina. Sempre se mi è possibile, mica sono un ecologista fanatico. Allora salgo sull’autobus, a Roma, caldo boia, sedili scomodissimi, aria puzzolente e strada piene di buche. Come potrei tornare a casa felice? No, in questo mondo c’è qualcosa che non va. Una malattia umana, che si sposta sistematicamente verso l’infelicità cosmica. Aspetta è finita la pubblicità.

Dove ero rimasto? Ah, si! Scappavo dall’isola dopo la mancata decapitazione. Cosa? Cosa? Cosa? Beverly Hills 9020010? Sono terminati I cartoni animanti! Cazzo di un boia! … vado di là per mangiare qualcosa. Mia madre sta vedendo un telegiornale. Dicono : “ Il regista Steven Spielberg decide di fare un film sulle avventure di Tintin”. Tintin? Vi ho mai raccontato di quando…