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L'incontro a Kennebunkport: la luce alla fine del tunnel?

di Andrej Arešev* - 09/07/2007






È difficile attendersi una svolta dall'incontro tenutosi nella residenza di Kennebunkport (Maine) tra i presidenti Bush e Putin. Le informazioni, filtrate fino alla stampa prima del convegno, suggerivano persino che si potesse raggiungere un accordo su temi come la non proliferazione di “tecnologie nucleari sensibili”; ma ci ha poi pensato Tony Snow, addetto-stampa della Casa Bianca, a smorzare le aspettative di certi ottimisti, affermando che non ci sarebbe stato alcun annuncio grandioso né alcuna importante dichiarazione.
La conferenza-stampa che i due Presidenti hanno tenuto, al termine dei negoziati, sul prato antistante la residenza, abbondava in cortesie e reciproci complimenti, ma sulle questioni fondamentali le dichiarazioni di Bush e Putin sono state discordanti, per non dir peggio. La decisione di proseguire le consultazioni relative al problema del sistema anti-missile, può essere intesa come un'ammissione delle attuali divergenze d'opinione che non possono essere superate nemmeno al livello più alto. Altri problemi delicati (vedi quello del Kosovo) non sono stati neppure menzionati dai due Presidenti durante le dichiarazioni alla stampa.
Interessante il fatto stesso che all'incontro abbia partecipato anche George Bush senior, un politico conosciuto per la sua grande abilità a strappare (sia a Gorbačëv, sia a El'cin) concessioni strategiche a vantaggio degli Stati Uniti, in cambio di pacche sulle spalle e vuote promesse che – oggi possiamo dirlo con certezza – non sono disposti a mantenere. La riproposizione di negoziati di tal fatta – così vantaggiosi per gli Stati Uniti, ma assolutamente negativi per il nostro paese – non può essere esclusa. Dopo la proposta, fatta dal presidente Putin raccogliendo numerose approvazioni nel mondo, d'utilizzare congiuntamente il radar di Gabala, una delle pubblicazioni russe meglio informate ha scritto che l'attuale schema di negoziazioni sul sistema antimissile è stato suggerito da George Bush sr. e dal suo consigliere Brent Scowcroft, ispirandosi agl'incontri tra Michail Gorbačëv e Ronald Reagan alla fine degli anni '80. Tutti sanno a cosa portò l'eccessiva malleabilità dell'ultimo capo sovietico. Molti elementi dello scudo antimissile, capace di proteggere la Russia da qualsiasi tipo di minaccia, debbono essere ricostruiti da capo. Questo perché gli attuali dirigenti politici e militari della Russia non intendono ripetere lo stesso errore; tanto più che sia Condoleeza Rice sia Robert Gates hanno già fatto capire chiaramente che la “proposta Gabala” non va bene. Così George Bush, parlando del sistema antimissile in Europa, «ha detto a Vladimir che Cèchia e Polonia dovranno essere parti integranti di questo sistema». E non sorprende: la proposta di Vladimir Putin sull'uso del radar di Gabala, che non sorveglia il territorio russo, non è stata fatta così, con semplicità – è stata fatta in cambio della strategica regione est-europea, da cui si può scandagliare il nostro paese fino agli Urali ed anche oltre.
Allo stato attuale, nessuno dei due presidenti muore dalla voglia d'alzare i toni del confronto retorico. Tuttavia, l'impatto delle manovre politiche interne per la conquista della presidenza statunitense (a differenza di quella russa) sarà piuttosto limitato, visto il peso della lobby anti-russa e del complesso militare-industriale, quest'ultimo smanioso delle commesse multimiliardarie insite nel sistema antimissile.
In altre parole, sarebbe ingenuo sperare che gl'incontri informali possano cambiare qualcosa nei piani globali degli USA, molte volte annunciati in pompa magna dai più alti gradi dello Stato.
A quanto pare, le battute di pesca sono ormai diventate il passatempo più indicato per i dirigenti d'entrambe le nazioni; del resto, non si riesce a raggiungere un accordo su nessun problema di qualche importanza. E tale possibilità si fa sempre più effimera, dato l'evidente desiderio di Washington d'essere il solo giudice, ignorando non solo le proteste di Mosca, ma anche le timide obiezioni dei suoi satelliti della NATO.
Senza denigrare il valore dei convegni seri, vi sono sempre meno possibilità di portare a termine un negoziato (di qualsiasi genere) tra i dirigenti russi e quelli statunitensi. Ma la gente di Washington vuole tutto e lo vuole adesso. Non cercano neppure di nascondere le proprie brame. Dunque, non dovremmo farci illusioni in merito alle capacità negoziali delle “superpotenze globali”, né sulla reale volontà di raggiungere un qualsivoglia accordo – scritto od orale che sia. La finestra delle potenzialità, nell'ambito delle relazioni russo-statunitensi, può aprirsi in un caso solo: quello in cui gli Stati Uniti comprendono l'impossibilità d'instaurare un mondo unipolare.

(traduzione di Daniele Scalea)
Articolo originale: http://fondsk.ru/article.php?id=829 (in russo) e http://en.fondsk.ru/article.php?id=831 (in inglese)

* Esperto del Fond Strategičeskoj Kul'tury (Fondazione di Cultura Strategica, organizzazione non governativa russa con sede a Mosca