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Ogm: Josep Pàmies, il Bové di Spagna, contro Zapatero

di Elisa Virgillito - 09/07/2007

 
C’è un movimento in Spagna che sta nascendo per contrastare la diffusione di organismi geneticamente modificati. A dargli vita, la vicenda personale di Josep Pàmies, agricoltore da sempre impegnato nella difesa del patrimonio agroalimentare e della biodiversità agricola e leader del Convivium Slow Food di Balaguer (Catalogna), diventato il simbolo di questa lotta nel Paese di Zapatero.

Le origini di questa storia sono da ricercare nei fatti avvenuti il 13 settembre 2003, quando una cinquantina di membri dell’Assemblea Pagesa e della piattaforma Transgenics Fòra si è recata in un campo sperimentale coltivato a BT176, mais transgenico della Sygenta già proibito negli Stati Uniti dal 2001 in quanto genera resistenza agli antibiotici negli esseri umani. Seguendo un appello di Via Campesina, movimento internazionale contadino, gli attivisti hanno tagliato simbolicamente una piccola quantità di mais. Successivamente un gruppo di 13 persone, compresi alcuni bambini, si è recato al Municipio di Lleida per consegnare alle autorità competenti un manifesto di protesta contro le sperimentazioni incontrollate di ogm nella regione.

Trovando chiusa la porta del Municipio, i cittadini sono entrati e hanno atteso l’arrivo del responsabile all’interno dell’edificio, abbandonandolo poi pacificamente. Un anno dopo questa vicenda, Pàmies è stato denunciato da un agente della Guardia Civil spagnola con l’accusa di attentato all’autorità e lesioni. Le accuse sono dure, ma il movimento in difesa di Pàmies ha rivelato la loro infondatezza, dimostrando, grazie a una perizia medica, che le lesioni denunciate dall’agente sono antecedenti al 2003.

Lo scorso 25 giugno è stata emessa la sentenza del secondo processo a carico di Pàmies, per il quale l’accusa aveva chiesto 4 anni di prigione e il pagamento di una multa di 50 000 Euro. Il verdetto del primo processo, tenutosi due anni fa, era stata la piena assoluzione. Al secondo grado di giudizio, Pàmies è stato dichiarato innocente dell’accusa di attentato all’autorità ma è stato chiamato a pagare un indennizzo di 22 000 Euro per lesioni all’agente, oltre alle spese processuali.

Nei giorni scorsi i sostenitori di Pàmies hanno costituito una nuova piattaforma di lotta contro gli ogm dal nome Somos lo que sembramos il cui scopo è raccogliere 50 000 firme, necessarie a portare in Parlamento una legge di iniziativa popolare e dichiarare così la Catalogna libera da ogm. Anche Vandana Shiva, la ricercatrice indiana da anni attiva nella lotta contro la commercializzazione delle risorse naturali, ha preso a cuore la vicenda del sindacalista spagnolo, dichiarando pubblicamente il suo sostegno a Pàmies nel corso di un convegno a Barcellona.

Nel 1998 il Governo spagnolo ha autorizzato la coltivazione a fini commerciali di piante gm. Fino all’ingresso della Romania nell’Ue, la Spagna è stato l’unico Paese in cui gli ogm sono coltivati su vasta scala e oggi sono 31 le varietà di mais autorizzate. Dal 1998 le superfici coltivate a ogm sono state in continua crescita e la Catalogna e l’Aragona sono le regioni che presentano le più grandi estensioni di campi sperimentali. La legge prevede che sia segnalato il numero di campi sperimentali in ogni località, ma che non siano localizzati precisamente. I campi sono all’aria aperta, non controllati e sono stati registrati numerosi casi di contaminazione. Le organizzazioni della società civile denunciano la coltivazione di varietà illegali, l’esistenza di campi sperimentali non autorizzati, il mancato rispetto delle distanze minime tra i campi e la scarsità se non la completa assenza di dati, informazioni, analisi e controlli.

L'avanzare degli ogm in Spagna sta causando enormi problemi di contaminazione alle altre colture, minacciando sia la biodiversità agricola che la libertà di scelta dei consumatori. Esporus, un centro di conservazione della biodiversità catalana, ha lamentato che l’unica varietà di mais autoctono catalano, il mais del queixal, sia stata contaminata dalla varietà gm coltivata nella regione e che si sia ormai persa.

Secondo la rivista Science (25 maggio 2007) a livello mondiale negli ultimi undici anni l'area delle coltivazioni biotech sarebbe cresciuta di 60 volte, con 10 milioni di coltivatori che avrebbero piantato in più di 22 Paesi oltre 100 milioni di ettari gm. Negli Stati Uniti in particolare, il 90% della soia, il 60% del mais e l'83% del cotone sono gm, nonostante, secondo un sondaggio realizzato dal Pew Researche Center, un cittadino su due in quel Paese non desideri questo tipo di cibo sulla propria tavola. Eppure la legislazione non prevede nessun obbligo di dichiararne la presenza in etichetta.

Nel continente europeo, dove pur vige il principio di «precauzione», dal 2004 la Commissione europea ha approvato l'importazione di sette prodotti alimentari gm, destinati al consumo umano e animale, dando il via libera alla coltivazione di 31 varietà di mais Monsanto.

L’associazione internazionale Slow Food sostiene il movimento che si è costituito in Spagna in appoggio a Josep Pàmies.

È possibile leggere l’appello a suo sostegno e aderire alla campagna visitando il sito www.freepamies.org