Americanizzazione, cocacolizzazione e secolarizzazione
di Abdel Wahhab Al-Masiri - 09/07/2007
La parola "americanizzazione" è un termine controverso all'interno del vocabolario politico arabo ed occidentale, senza che la sua definizione sia del tutto chiara malgrado la sua diffusione. A mio modo di vedere, l'americanizzazione è il tentativo di plasmare una società o un individuo secondo il modello americano, e di diffondere lo stile di vita americano. Esiste un termine bizzarro molto vicino ad esso quanto a significato, il termine "cocacolizzazione", essendo la Coca Cola il simbolo dello stile di vita americano e della sua diffusione. Un americano disse che non si tratta di semplice "cocacolizzazione", ma di "cocacolonialismo", e cioè che la "cocacolizzazione" è il colonialismo nell'era del consumismo mondiale, un colonialismo che non ricorre alla coercizione, ma alla seduzione. Vi fu anche un sociologo ( George Ritzer, sociologo americano; insegna all'Università del Maryland (N.d.T.) ) che scrisse un libro dal titolo "The McDonaldization of Society", con riferimento alla catena di fast food "McDonald's", divenuta un simbolo dell'americanizzazione al posto della Coca Cola. L'area semantica della parola "americanizzazione" (o "cocacolizzazione", o "mcdonaldizzazione" ) si compenetra con quella di "occidentalizzazione" e di "secolarizzazione", tenuto conto del fatto che la totale secolarizzazione non è semplicemente la separazione dello Stato dalla religione, ma è il processo di separazione di tutti i valori, i principi e gli assiomi (intesi come forme della metafisica) dal mondo, dalla natura, e dalla vita umana pubblica e privata, cosicché il mondo intero si trasforma in pura materia da plasmare, priva di qualsiasi sacralità, peculiarità o fondamento se si eccettua quello della materia stessa, ovvero le cosiddette leggi del movimento (le leggi del mercato, il profitto materiale, il desiderio di potere, il sesso, i rapporti di produzione). Di conseguenza è possibile utilizzare questa materia per qualsiasi scopo ed in qualsiasi modo, senza riserve o restrizioni. Per comprendere bene il concetto di "americanizzazione" è necessario inserire questo concetto nel suo contesto storico e civile. Possiamo dire che con la metà del XIX secolo si cristallizza il sistema di civiltà occidentale, con la sua visione del mondo, del "sé" e dell' "altro". Questa visione parte dall'assunto che il mondo è essenzialmente materia governata dalle leggi del movimento materiale, che ciò che non è materiale non è sostanziale e non può essere preso in considerazione quando amministriamo le questioni di questo mondo e della nostra società, e che non esiste nulla di stabile nell'universo, compresa la natura umana, visto che ogni cosa si trasforma continuamente. In questa cornice, il mondo viene ad essere ormai separato dai valori, o come si dice in inglese "value-free" - nel senso che non esistono criteri o norme umane, morali o religiose - e perfino se esistessero sarebbero destinate a cambiare senza dubbio poiché, essendo non materiali, non possono essere prese in considerazione. Tutto ciò si traduce nell'impossibilità di giudicare il comportamento degli individui, delle società, o dei fenomeni sociali. Con l'assenza di norme, scompare anche qualsiasi fondamento o autorità umana, ed emergono il razzismo ed il darwinismo che fanno della forza l'unico criterio per giudicare e l'unico strumento per decidere le controversie. E' in questo contesto che nacque il modello coloniale occidentale, ed è a partire dalla visione materialista che si delinea la strategia occidentale nei confronti del resto del mondo, secondo un principio molto semplice, e cioè che il mondo è materia da plasmare (una fonte di materie prime, di manodopera a basso costo, di nuovi mercati) che la razza bianca può utilizzare a proprio piacimento poiché essa è la razza superiore e più evoluta, ovvero la più forte. Gli eserciti, prima dell'Europa e poi degli Stati Uniti, partirono alla conquista del mondo e se lo spartirono fra loro, suddividendolo in regioni di influenza ed imponendo la propria visione su scala planetaria. Possiamo riassumere le caratteristiche essenziali di questa visione del mondo nella maniera seguente: 1) Il conflitto è alla base dei rapporti fra Stati, fra lo Stato e l'individuo, e fra uomo e uomo; quella che domina, cioè, è la visione dell'uomo teorizzata da Machiavelli e da Hobbes (in base alla quale "Homo homini lupus"), una teoria successivamente sviluppata da Darwin e sfruttata da Marx, che ha dominato le relazioni umane ed internazionali, così come l'economia di mercato, sia sul piano locale che sul piano mondiale. 2) L'emersione dell'idea di "Stato nazionale" che concentra nelle sue mani tutti i poteri al fine di essere in grado di mobilitare tutti gli elementi della società al suo servizio, ed al fine di modellare il cittadino secondo modelli precisi che ne garantiscano la fedeltà assoluta, cosa che ha portato all'indebolimento ed all'emarginazione della società civile. 3) La comparsa del pensiero nazionalista estremista (sciovinista), un pensiero che non ha un fondamento umano o morale. In questo contesto l'appartenenza nazionale conferisce a colui che la possiede un diritto assoluto in base al quale, se i membri di una "entità nazionale" o di una etnia decidono che è loro diritto possedere un determinato territorio o cacciare un determinato popolo, o addirittura sterminarlo (come accadde con la conquista dell'America del Nord, con il nazismo tedesco, e con il sionismo israeliano), ciò è un loro diritto, a cui nessuno può opporsi, è un giudizio inappellabile. 4) In questa cornice intellettuale emerse un pensiero razzista odioso che ha diviso il mondo in mondo occidentale progredito e mondo non occidentale arretrato. 5) Sulla base della loro visione razzista, le società democratiche occidentali hanno trasformato il loro modello umano in una serie di provvedimenti che vennero applicati per governare i loro popoli; quanto al terzo mondo "arretrato", la democrazia non era adatta a loro. 6) Ad accrescere l'asprezza del conflitto e l'ingordigia dei Paesi coloniali si aggiunse il fatto che il progresso era legato ai livelli di produzione e di consumo (una cosa logica in un contesto materialistico separato da qualsiasi valore), a cui si accompagnava l'assunto in base al quale le risorse naturali erano inesauribili. Valori umani essenziali, come la giustizia, l'eguaglianza, la sicurezza, e la salvaguardia dell'ambiente, vennero dimenticati. Questa è la cornice generale del sistema di civiltà occidentale in base al quale si muove ormai il mondo intero, consapevolmente o inconsapevolmente. Gli Stati Uniti rappresentano l'espressione più compiuta di questa visione. Possiamo dunque dire che vi è una stretta connessione, se non una sinonimia, fra concetti quali la totale secolarizzazione, l'imperialismo, e la globalizzazione (e l'americanizzazione). Non è un caso che gli Stati più secolarizzati al mondo siano anche alla guida dell'imperialismo occidentale. Essi sono quei Paesi al cui interno è cresciuto ad alti livelli il desiderio di conquista e la volontà di dominare il mondo (oltre che l'uomo e la natura), in modo da impiegarlo al servizio delle proprie elite politiche e militari. [.] Ritengo che i sistemi materialistici contengano sempre in sé delle contraddizioni fondamentali. Essi infatti partono dall'affermazione del particolare, di ciò che è diretto e concreto, per poi orientarsi progressivamente verso una legge materialistica generale e verso il principio unico che si nasconderebbe dietro ogni fenomeno. Se il sistema nazionalistico secolarizzato di matrice materialistica afferma la preminenza dell'uomo "nazionale" (e dunque "particolare") sull'uomo "naturale" ("generale"), i sistemi materialistici di solito affermano anche l'importanza dell'uomo "economico" (che ha un carattere "generale"). Dunque sono emerse gradualmente nuove generazioni che non si occupavano più degli orpelli del nazionalismo, ma si orientavano verso l'uomo "naturale" nella sua accezione di uomo "generale" e "standardizzato". Si cominciò a parlare di soddisfacimento dei bisogni economici e sessuali al di fuori di qualsiasi sistema superiore. Venne meno il particolarismo nazionalistico ed emerse l'uomo naturale "standardizzato" che ambisce esclusivamente all'appagamento ed al soddisfacimento dei propri bisogni. I prodotti della civiltà americana hanno proprio le caratteristiche necessarie ad appagare i desideri di quest'uomo "globale" e "standardizzato". Coloro che studiano la civiltà giapponese sanno bene cosa è accaduto a quest'ultima. Dopo generazioni dedite allo scintoismo ed al buddismo, alla cerimonia del tè ed agli haiku, e dopo lunghi anni di devozione alla specificità culturale giapponese, la civiltà americana si è impadronita delle nuove generazioni, che ora indossano le T-shirt, bevono Coca Cola, mangiano hamburger, ballano la dance music, e si sottopongono ad interventi estetici agli occhi per non avere più gli occhi a mandorla tipici degli asiatici. Lo stesso si può dire dello Stato ebraico che giustifica la ragione della propria esistenza con la realizzazione della supposta identità ebraica. Questo Paese è stato travolto dalla tendenza all'americanizzazione, sebbene i suoi abitanti sostenessero che esso racchiudeva l'identità ebraica. Di conseguenza essi, invece di mangiare da McDonald's, mangiavano da McDavid, ed ecco realizzata l'identità ebraica (poi anche questo McDavid è andato progressivamente in fallimento per trasformarsi infine in veri e propri McDonald's, che sono stati costruiti perfino a Gerusalemme e non seguono le prescrizioni alimentari della legge giudaica). L'americanizzazione del mondo è espressione di questo passaggio dalla fase della specificità culturale alla fase della cultura universalizzata all'interno delle società nazionali secolarizzate, passaggio a cui alludiamo quando parliamo della transizione dalla fase della rigidità e della stabilità a quella della fluidità, dal moderno al postmoderno. Se una volta il mercato e la fabbrica erano i due elementi essenziali, ora ad essi si aggiungono il piacere ed il consumismo, simboleggiati dai night club e dalle agenzie turistiche. Tuttavia, dobbiamo essere consapevoli del fatto che questa americanizzazione non è il risultato di un complotto o di un piano prestabilito, ma è un sistema di "civiltà" che non stritola soltanto le altre civiltà, ma distrugge la stessa specificità culturale americana. L'hamburger non è un cibo americano, la dance music non è musica americana; in entrambi i casi si tratta di forme di civiltà emerse con la transizione della civiltà americana secolarizzata da una fase di stabilità, di coesione, e di specificità culturale ad una fase di standardizzazione e di fluidità, transizione che ha portato alla distruzione delle specificità culturali americane (la civiltà della costa orientale, la civiltà dell'America centrale, quella del Sud, ecc.). Queste specificità avevano dato vita a civiltà locali che avevano un grande patrimonio culturale, che è stato rapidamente eroso dal processo di americanizzazione e di secolarizzazione materialistica. Dunque possiamo dire che l'americanizzazione è sinonimo di globalizzazione, una globalizzazione che fa emergere un uomo standardizzato privo di specificità e privo di identità. Gli Stati Uniti erano candidati più di altri a trasformarsi in un prototipo di società materialistica e secolarizzata per ragioni storiche, economiche e politiche, ma anche per ragioni culturali ed intellettuali. Tutte queste cause si compenetrano fra loro in maniera inscindibile. Solo per esigenze di chiarezza le possiamo grossomodo suddividere come segue: 1) Il trasferimento forzato degli abitanti originari del continente americano dai luoghi ambiti dall'uomo bianco in luoghi non appetibili per quest'ultimo. In alcuni casi questo trasferimento assunse forme radicali, e gli indigeni vennero trasferiti direttamente da questo all'altro mondo, cioè vennero sterminati. Si può portare a termine un processo di questo genere soltanto negando la storia ed il patrimonio culturale delle vittime, che in questo modo vengono trasformate in semplici oggetti che possono essere facilmente estirpati. 2) Il sequestro di materiale umano dall'Africa, con il conseguente sradicamento culturale, al fine di trasferirlo in una nuova terra e di trasformarlo in pura e semplice forza muscolare priva di memoria e di eredità culturale. 3) L'inserimento di elementi emigrati dall'Europa giunti nella nuova terra per ricominciare da zero una nuova vita nella nuova patria, lasciando alle spalle la propria memoria storica. Questi uomini sognavano il ritorno ad un paradiso originario e la fine della storia, ed aspiravano a vivere in una società che aveva fatto ritorno alla propria semplicità originaria ed avrebbe appagato i loro bisogni senza alcun retaggio storico e senza legami con la tradizione del passato. Gli Stati Uniti erano questa terra vergine, questa "madre" originaria. Il denominatore comune di tutti questi fattori è la negazione della storia, che in sostanza è una negazione della complessità umana, che porta come naturale conseguenza alla caduta nella morsa del materialismo. Tutto ciò ha influenzato la concezione americana dell'essere umano, considerato come una creatura corporea, dedita alla ricerca del piacere, e come una creatura economica, in quanto contribuente che paga le tasse. Si tratta di una concezione antistorica che nega la complessità umana, e che riduce l'essere umano a due elementi puramente materiali. *Abdel Wahhab Al-Masiri, intellettuale egiziano, è consigliere accademico dell'Istituto Mondiale per il Pensiero Islamico di Washington da http://www.aljazeera.net |