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Alcool e soldi

di Uriel - 11/07/2007


 

Con il suo discorso Fidel Castro ha messo in giro , in un colpo solo, svariate leggende metropolitane. M riferisco alla storia dell'alcool usato al posto della benzina.

Faccio il punto, poi si prosegue.

E' ormai chiaro anche all'opinione pubblica che il picco di produzione petrolifera sia stato raggiunto, e quindi la produzione di petrolio sia destinata a calare nel tempo.

Non ci sono nuovi pozzi, i pozzi recenti danno un petrolio troppo vecchio e denso, la produzione non aumenta, la richiesta aumenta.

E' chiaro, ed e' chiaro per tutti, che ambiente o non ambiente sia necessario trovare una soluzione alternativa.

L'idrogeno non e' una soluzione ma una bufala bella e buona. Esso e' troppo instabile dentro i motori, per cui va miscelato con del metano. Anche cosi', brucia in un'atmosfera che contiene azoto, rilasciando sia gas cianidrici che nitrati vari.

L'uso intensivo di idrogeno produce problemi di inquinamento anche peggiori dei carburanti tradizionali (checche' se ne dica), e inoltre per la produzione di idrogeno e' necessario inquinare ancora.

L'idrogeno e' una bufala, ma e' la bufala necessaria per la nostra industria. Per capire come mai, basta indicare i presunti beneficiari della migrazione all'alcool.

1)Brasile. Esso sarebbe il principale beneficiario NON perche' sia tra i piu' grandi produttori di alcool, (cosa che e') ma perche' e' il piu' grande DETENTORE di BREVETTI circa la distribuzione, l'uso e lo stoccaggio di alcool.

Un'economia energetica basata sull'alcool e' un'economia che versa soldi in quantita' inimmaginabile ad aziende brasiliane, solo di brevetti.

In secondo luogo, produrre alcool non e' cosi' immediato: nella prima fase, quella pre-fermentazione, si producono scorie ricche di fosforo (le borlande) il cui stoccaggio e l trasformazione in concimi agricoli puo' essere si' eseguita, ma... indovinate di chi sono i brevetti? Ancora brasiliani, in gran parte.

E' ovvio che Lula sia portavoce di questo cambiamento, e non solo perche' sarebbe lui a vendere alcool (solo in una fase iniziale, come vedremo dopo) ma perche' i brevetti sono in gran parte brasiliani.

La conversione delle macchine a benzina in macchine ad alcool, in tutto il mondo, e' possibile e costa poco: ma nel poco ci sono i due centesimi da versare all'azienda brasiliana che ha inventato il kit. (sono gia' in vendita su internet, BTW)


2)I secondo beneficiari sarebbero, indovinate un po', gli states. Gia' oggi hanno una produzione di etanolo considerevole , ai primi posti nel mondo. OVVIAMENTE non hanno bisogno del brasile per produrre piu' alcool (la resa per ettaro negli USA e' circa doppia di quella brasiliana), se Bush va da Lula a baciargli le chiappe e', come gia' detto, per via dei brevetti. Sul piano della locomozione ad alcool, nessuna nazione detiene piu' brevetti del brasile, sic et simpliciter. USA compresi. E Bush sa bene che le aziende brasiliane non si lascierebbero scappare i diritti stramiliardari dell'alcool statunitense.

3)Cinesi: la Cina ha campagne a bassissimo reddito, ove la pace sociale e' minacciata dalla miseria. Trasformarle in produttori di energia sarebbe l'optimum. Inoltre ha pesantissimi investimenti in sudamerica, il che stempererebbe di molto eventualita' di conflitto politico.

4)Stati africani.Molti stati africani hanno sia l'estensione che il clima adatto ad un'ottima produzione di alcool. Anche India ed altri stati asiatici.

Questo e' il panorama dei vincitori assoluti (su scala globale) , in caso di conversione all'alcool.

Poi c'e' la scala dei perdenti:

1)Paesi arabi.Se si puo' parlare serenamente di ritiro dall' Iraq negli USA non e' per meno di 5000 morti (una guerra senza morti, in pratica. In una guerra, sotto i centomila non si parla di morti ma di incidenti) ma perche' il petrolio sta perdendo interesse. Certo servira' ancora, ma non nei volumi di sempre. Le economie dei paesi islamici, specialmente arabi, saranno messe a dura prova. Alcune potranno reagire come il Dubai (ove il petrolio e' gia finito e si stanno reinvestendo gli utili nel campo dell'edilizia) , altre (come l' Iran), non lo sanno fare , e per questo per essere ancora cagate costruiranno armi nucleari o faranno di peggio. Nessuno se li inQlera' piu'.

2)Castro e Chavez. Come ammesso da Fidel Castro, la resa di alcool dell'agricoltura USA e' circa doppia di quella cubana. Se gli USA potenziassero ancora la propria agricoltura, schiaccerebbero quel che resta di quella cubana sui mercati internazionali. Chavez, che si fa forte della nazionalizzazione del petrolio venezuelano (che per dire non e' poi un buon petrolio, e' quasi bitume) sarebbe il solito dittatore di Bananas. per questa ragione Castro ha messo in giro la leggenda che passando all'alcool mancherebbe il grano.

3)Russia. Sebbene la Russia possieda estensioni enormi di terreno da coltivare per produrre alcool, difficilmente riuscira' a convertire la propria fatiscente agricoltura alla produzione intensiva. L'economia russa si sta rialzando, e lo stesso si dica del suo potere geopolitico, per via delle fonti energetiche. La loro marginalizzazione progressiva rischia di portarsi dietro la Russia.

Dentro l'europa, che e' perdente perche' non dispone di superfici coltivabili in sufficente quantita', emergono ancora vincenti e perdenti.

1)Paesi del nord e UK. I pozzi del mare del Nord non crescono di piu'. Paesi come UK e Norvegia , protagonisti dello scenario petrolifero, si vedono togliere questo scettro. Essendo paesi freddi, non possono convertire la propria agricoltura.

2)Paesi ad alta antropizzazione: Olanda, Belgio, Francia, Germania, non potrebbero convertire la propria agricoltura ad una agricoltura intensiva ed estensiva, per via dell'eccessiva densita' di popolazione e dell'eccessiva antropizzazione.

I vincitori sarebbero invece:

1)Spagna , forse Italia, Grecia, (forse)Romania. Sono le uniche nazioni a disporre di insolazione robusta , popolazione rurale e qualche estensione di terra. La "espana profunda", il meridione italiano,  sebbene soffrano del fenomeno di urbanizzazione delle masse godono di ottima insolazione, cioe' di alto tasso alcoolico e saccarifero (l'alcool in europa si ricava dalla barbabietola).

2)Paesi del maghreb. La loro agricoltura non e' avanzatissima, ma dispongono di superfici enormi e insolate.  E sono vicini.

In generale, se si scegliesse una conversione da  benzine ad alcool e da diesel a colza, gli equilibri cambierebbero. Cambierebbe poco per gli USA, molto per il paesi sudamericani, qualcosa per gli africani e per le nazioni mediterranee.

Sarebbe un disastro per arabi, russi, cubani, venezuelani, inglesi , scandinavi.

Questa mappa fa capire abbastanza chiaramente chi sia contro e chi a favore, e perche'.

Sul piano sociale, cambierebbero alcune cose:

1)Metropoli. L'urbanizzazione , effetto della seconda rivoluzione industriale, inizierebbe ad invertire il proprio flusso. Di per se' questo significa una crescita del reddito agricolo e la ridistribuzione della popolazione sul territorio.

2)Lavoro. Il primato del reddito, con la relativa ridustribuzione, tornerebbe alla forza lavoro. Anche con la meccanizzazione, l'agricoltura necessita di forza lavoro e specialmente e' un'attivita' produttiva in senso classico: il raccolto arriva quando arriva, il sole c'e' quando c'e', le piante crescono quando crescono. Non v'e' "valore aggiunto", non c'e' "cape marketing", non c'e' "viral networking" che tenga. La ristrutturazione del reddito colpirebbe principalmente i settori (il terziario) che oggi sono piu redditizi, per tornare ai settori oggi meno redditizi.

Va da se' che simili cambiamenti trovino oppositori ed entusiasti. Per quanto mi riguarda, per produrre alcool occorre far crescere piante. E far crescere piante e' buono. Di certo non e' buono lasciare incolta una zona (le piante , sebbene "naturali", crescono a ritmo molto inferiore, assorbendo meno CO2)  mentre si va a lavorare in citta'.

Ergo, io sono un entusiasta.

C'e', direte voi, un calcolo secondo il quale per far marciare tutte le macchine degli USA con l'alcool, servirebbero tot volte il nostro pianeta.

La sfiga di questo calcolo e' quella di essere citato ovunque.  Ma nessuno lo ha mai analizzato. E quanti , diciamo la verita', lo hanno visto?

L'unica cosa certa, su questi calcoli, e' che e' stato calcolato che se chi cita calcoli che non ha mai letto smettesse di farlo, occorrerebbero 38 partite di calcio a settimana per tenerli occupati, con un numero di campi di calcio equivalenti all superficie
di quindici volte le stronzate ch ha sparato Castro nella sua esistenza, scritte in Garamond 16.