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Psicoanalizzati e maghi contabili

di redazionale - 11/07/2007

 

Su Dagospia di ieri veniva ripreso un articolo de il Giornale che narrava dei rapporti idilliaci tra l’ex segretario di Rifondazione Comunista (In)Fausto Bertinotti e lo psichiatra Massimo Fagioli. Nulla di male in tale frequentazione, tuttavia, credo che Bertinotti abbia davvero bisogno, in questo delicato momento di piena e avvolgente schizofrenia, di un “consulente spirituale”, proprio come lo “zar Nicola che si consultava con il veggente Rasputin”. Può darsi che la creatività semantica bertinottiana, fatta di ossimori impronunciabili (“sinistra di lotta e di governo” “sinistra movimentista ma sempre di governo” “pace e nonviolenza al fianco di un governo guerrafondaio” ecc. ecc.) derivi da peculiari aperture di mente stimolate dal prof. Fagioli. Pur non volendo dar credito alle parole di Giancarlo Perna, a proposito della simpatica analogia rasputiniana tra Fagioli e Berty, una critica politica (e teorica) deve essere mossa al nostro indomito “Pvesidente della Cameva”. Fagioli si fa sponsor inequivocabile del tema della non violenza. Con quest’ultimo argomento si dichiara solennemente di voler seppellire per sempre la “lotta di classe” che stride con la strada pacifista tracciata dal gruppo dirigente di Rc. Devo dire che anch'io non mi sento più legato a tale concetto che può ben essere appeso alle “pareti del tempo irrimediabilmente perduto" e magari con una sottostante didascalia del tipo: “soggetto d’interesse archeologico” (il riferimento è, ovviamente, al soggetto pienamente operaio (in sé e per sé) che doveva affossare la classe capitalista). La lotta di classe e i discorsi sul modo di produzione non esauriscono la comprensione della formazione sociale capitalistica che deve essere analizzata a partire da quelli che un tempo venivano considerati meri aspetti sovrastruttutrali (sfera politica e ideologico-culturale). Solo per tale ragione rinuncio consapevolmente alla lotta di classe (che non riduce di un millimetro il mio odio nei confronti dei dominanti) e non per un adattamento di comodo al potere istituzionale, con tanto di auto blu pagate da quei fessi dei contribuenti. Onestamente, se proprio dovessi scegliere tra lotta di classe e non violenza preferirei  la prima, perchè alla fine mi sentirei sicuramente più nostalgico ma molto meno “rinnegato”.

Una delle questioni che più sta a cuore a Fagioli è la cosiddetta “realtà umana” la quale fa pendant con i “rapporti interumani” e con il “nuovo umanesimo socialista” fino a giungere, avvitamento dopo avvitamento, al discorso "magnifico" e poco progressivo sulla “natura umana”. Sotto queste scemenze si appone la firma del giovane Marx, addossando a lui la responsabilità di aver parlato di “ente naturale generico”, nonostante il barbuto di Treviri fece presto ad escludere, dal suo discorso scientifico "pienamente" dispiegatosi, tale assurdità. Bertinotti è padronissimo di fare le sue scelte ma eviti di classificare un personalissimo "pigiama party per umanisti" con l'unica via al socialismo per il secolo in essere.

 

La seconda notizia riguarda invece le poco note attività lucrative dei DS (i moralizzatori senza morale) che vogliono i danè ma evitando accuratamente di sporcarsi l’anima. Siccome, si sa, questo non è proprio possibile, meglio occultare dietro “scatole cinesi” certi affari rozzi e disdicevoli che non devono ricondurre ad uomini di cotanta aspirazione ideale. Per carità, anche questa volta nulla di penalmente rilevante ma che tutti sappiano dove Lorsignori si finanziano, tra sale Bingo, Società immobiliari e cooperative “dal volto umano” (perché la coop sei tu!). Non vi ammorberò con la ricostruzione dei vari passaggi attraverso i quali si perdono le tracce di tutte le partecipazioni aziorie diessine. Alcune di queste società non sono di proprietà del Partito ma delle sue federazioni e sezioni locali, per cui i Ds nazionali possono evitare di inserire nel Bilancio le suddette partecipazioni. A questo punto occorrerebbe chiedersi, così come fa il giornalista che ha scritto l’articolo riportato integralmente alla fine di questo pezzo, “perché sul fronte delle partecipazioni la Direzione Nazionale distingue i propri conti da quelli territoriali mentre sul fronte degli incassi da tesseramento e feste dell’Unità il partito torna magicamente ad essere uno solo?”. Amen.

 

Dai mattoni al Bingo fino a Unipol: ecco tutte le scatole cinesi dei Ds
di Paola Setti (Fonte il Giornale)

 

Attraverso le quote delle federazioni di tutta Italia il partito detiene società immobiliari ed è proprietario di sale per il gioco d’azzardo

Milano - Tout se tient, dicono i francesi. Tutto si tiene e infatti non c’è solo il rosso intreccio politico-economico fra Ds e Unipol. La Quercia ha messo ben altre radici, dalle cooperative direttamente nelle imprese. E fa affari, parecchi affari e molto remunerativi. È una galassia, quella delle aziende di partito, (Ma nel bilancio non c'è traccia degli affari. Leggi) con ramificazioni e interessi in due settori chiave: quello immobiliare e quello del gioco d’azzardo legalizzato, il Bingo. Là dove una volta di più spuntano i legami con i protagonisti della vicenda Unipol. Tutto legale, tutto in barba alla attualissima quanto fin troppo scomoda «questione morale», tutto certificato da visure camerali facilmente consultabili sul sito della onlus Casa della legalità, osservatorio sulla criminalità e le mafie.
Fulcro del gioco a incastri della miriade di scatole cinesi sono due società, Alfa e Beta, anzi Beta e Alfa in ordine cronologico. Beta Immobiliare nasce il 19 febbraio 1996 con una corsa: 51 società nello stesso giorno cedono le proprie quote alla nuova società, che nasce con capitale sociale di 2.520.094,72 euro. Direttamente partecipata dalle federazioni Pds prima e Ds poi, controlla o ha partecipazioni in altre società, finanziarie e immobiliari. Beta, tuttora in stato di scioglimento e liquidazione, a partire dal 2002 passa il patrimonio ad Alfa Finanziaria, che è anch’essa in stato di scioglimento e liquidazione dal 2003, ma risulta operante. Sono 66 i soci di Alfa, tutti da guardare. C’è un signore, E.G., che ha versato ben 2 euro, altri due - P.V. e A.B. - che si sono spinti fino a 3; M.R. ne ha versati 6. Con pochi spiccioli partecipano anche alcune società immobiliari: l’Altra Italia Immobiliare con 16 euro, la Reggiana Immobiliare con 11, la Nuova Rinascita con 24. E poi loro, 51 fra sezioni e federazioni Pds-Ds di tutta Italia. Chissà se i compagni iscritti sono stati informati di esser detentori, tramite la loro tessera, di importanti quote di società immobiliari e persino del tombolone elettronico che promise successo e portò solo fallimenti? Spicca la quota del Pds - Partito democratico di sinistra, che detiene un solo euro; di fatto però, le federazioni Ds sono protagoniste. Le meglio piazzate sono quelle emiliane: Bologna con 9.170 euro, Reggio Emilia con 5.469, Modena con 4.798, Parma con 2.622. Se anche Genova (2.866) e Milano (2.290) si difendono, nel resto d’Italia trattasi di cifre sempre inferiori, che hanno però grande valore se sommate. Tutti partecipano alla «colletta»: così, per dire, Napoli è a quota 952 euro, Cesena a 516, Crema a 95, la piccola sezione di Cervi ne ha sborsati 66, il Molise 102 e via così, da Nord a Sud, per un totale di 57.182 mila euro su un capitale sociale di 60.031 euro.
Mattoni rossi. C’è di tutto. La «società culturale ricreativa Nuova Rinascita», per dire: nulla a che vedere con l’organizzazione di eventi legati alla rivista fondata da Palmiro Togliatti, trattasi invece di società immobiliare nata per «la costruzione, l’acquisto, la vendita e la gestione di beni immobili», con possibilità di «dare e ricevere fidejussioni» e di «compiere qualunque operazione di natura commerciale, industriale, di credito, mobiliare ed immobiliare, locativa, ipotecaria». C’è poi, e come poteva mancare, Antonio Gramsci: peccato che il fondatore del Partito comunista italiano presti solo il nome a un’altra immobiliare, che si chiama così perché ha sede a Pistoia in corso Gramsci.
Non manca il giallo, nelle società rosse. La Nuova Puglia spa, per dire, nata nel 1980 a Bari e confluita nel 1999 nell’Avvenire srl, società per la «raccolta, produzione e divulgazione di informazioni con iniziative radio televisive teatrali e cinematografiche»: il presidente era tal D’Alena Massimo, nato a Roma il 20.04.1940, proprio come il più noto D’Alema Massimo. Refuso? E poi la Ncs Net Consulting service, che ha sede a Roma in via Pontefici 3 ma ha aperto l’ufficio amministrativo a Mosca, 129223 Prospect Mira vvc, e che è controllata da una società, la Afcom Due con socio unico il nazionale dei Ds, che però è stata cancellata. Gli atti raccontano di operazioni commerciali pure, la società immobiliare Pesaro-Urbino, Sipu, unico proprietario il Pds federazione D, che affitta a un’altra società la sala del Cinema Odeon di Pesaro a 50 milioni di lire l’anno per nove anni, l’Immobiliare Porta Castello di Bologna, dei ds di Bologna, che dà in gestione una sala da ballo con bar annesso a una cooperativa per un anno a 260 milioni di lire. Persino un circolo Arci diventa occasione di guadagno: protagonista la società Immobiliare Romagnola, sempre Ds, che prima compra il Circolo Arci Carlo Marx di Forlì, via Matteotti 23, a 10mila euro, poi lo affitta a un’altra società per sei anni, dal 22 marzo 2007 al 21 marzo 2013, a 2mila euro al mese, fanno 144mila euro.
Bingo, spunta Consorte. Dice l’oggetto sociale che Alfa svolge, fra l’altro, «attività di assunzione e di gestione di partecipazioni ed interessenze in società ed imprese italiane o estere». Ma i dettagli più interessanti sono alla voce «Partecipazioni in altre società»: 750mila euro nella Ludotech srl, che si occupa di «organizzazione, acquisizione e gestione di locali per il tempo libero, i giochi, concorsi a premi, lotterie, pronostici» ma anche di «noleggio e consegna in uso a terzi di apparecchiature elettroniche da intrattenimento», che a sua volta è fra i soci dei Bingo One di Bologna e di Reggio Emilia. E 98.800 euro nella Pielleffe, che fa pubblicità, organizza fiere e meeting, fra i soci conta diverse federazioni dell’allora Pds, e a sua volta detiene una quota consistente di Ludotech, e quindi dei Bingo. Ed è proprio da qui che si arriva a Unipol e a Giovanni Consorte. Capita infatti di imbattersi nell’uomo che ha portato il Bingo in Italia, quel Vittorio Casale che fu consigliere fidato di Consorte, e che con l’allora presidente di Unipol compare nelle intercettazioni sullo scandalo Antonveneta ed è indagato nell’ambito della scalata a Bnl. Ebbene, Casale è proprietario della società Operae spa. La Operae spa controlla interamente un’altra società, l’immobiliare Arcobaleno. E nella visura camerale della Arcobaleno compare una «dichiarazione di inizio controllo» da parte della Porta Castello spa, società immobiliare di proprietà dei Ds di Bologna, che detengono azioni per 247.164 euro, su un totale di 267mila. Anche qui, non manca il giallo. Dalla visura camerale di Arcobaleno infatti risulta una scissione in Operae trading. Ma della Operae trading non v’è traccia da nessuna parte.
Era stato Massimo D’Alema, quando era al governo, a dare le 420 concessioni di Stato per le sale Bingo. Ad accaparrarsele era stata la società Formula Bingo. La Formula Bingo apparteneva al 50 per cento alla London Court di Roberto De Santis. Roberto De Santis è un vecchio amico di D’Alema, compagno di uscite in barca a vela, fu lui a vendergli la prima Icarus. Oggi De Santis ha guadagnato un posto nel cda di Festival Crociere. Nell’affare del Bingo, la London Court vede la sua attività intrecciarsi con quella della società Sogei, azionista di Lottomatica, di cui è amministratore Gilberto Ricci, altro amico di D’Alema. Ebbene. Fu l’allora ministro Visco a nominare Ricci alla Sogei. Oggi, Ricci è nella Webred, società di informatizzazione che lavora per la Regione Umbria e per diversi Comuni umbri. Ed è socio della Editori Riuniti, la casa editrice storica dei Ds. Poi vai a leggere il bilancio e non c’è una riga. O meglio, una riga c’è, ma dice che i Ds della immensa Beta Immobiliare possiedono solo lo 0,66 per cento. È proprio lei, non c’è dubbio: srl in liquidazione con capitale sociale di 2.520.095 euro. Epperò, dice il rendiconto 2006 che la Quercia vi partecipa solo con quella percentuale piccola piccola, per un totale di 437.726 euro. Lo stesso vale per la percentuale che il partito dichiara di avere nella Alfa Finanziaria, 0,66 per un totale di 947 euro. Da segnalare che le due società sono in liquidazione da tempo, ma nel corso degli anni ci sono stati aumenti di capitale ed evidentemente anche delle quote detenute dai Ds, visto che lo 0,66 in Beta nel 2004 valeva 16.257 euro e quello in Alfa soli 397.
Sito Internet Dsonline, sezione «Conosci i Ds», «Nota integrativa al rendiconto chiuso al 31/12/2006», tabella «Partecipazioni in imprese (possedute direttamente dal partito)». Sono solo sei: 99,9 per cento nella «L’Arca società editrice de “L’Unità” spa» in liquidazione, 100 per cento nella «Libreria Rinascita srl», 47,5 nella «L’Unità editrice multimediale spa» in liquidazione, 0,66 nella «Alfa Finanziaria di partecipazioni srl» in liquidazione, 100 per cento nella «Se.Var srl», 0,66 nella «Beta Immobiliare srl» in liquidazione.
Bilancio truccato? Ma ci mancherebbe altro, qui è tutto legale: semplicemente, la direzione nazionale Democratici di sinistra considera se stessa cosa altra rispetto alle sezioni e alle federazioni dei Democratici di sinistra che, sparse in tutta Italia, possiedono il resto delle due mega società, ognuna con piccole quote che sommate fanno quasi il cento per cento. Ed è così da tempo, visto che anche i bilanci precedenti fino al 2001 riportano soltanto sei società, le stesse di oggi. Di più: non una parola sulle partecipazioni indirette in altre società, come quella di Alfa in Ludotech o Pielleffe. Tutto regolare, ma c’è un ma. Perché se sul fronte partecipazioni la Direzione nazionale distingue i propri conti da quelli territoriali, sul fronte degli incassi da tesseramento e feste dell’Unità il partito torna magicamente a essere uno solo, e infatti una delle tabelle riporta i crediti dalle federazioni per tesseramento.
La relazione sulla gestione del rendiconto è firmata da Ugo Sposetti, il tesoriere Ds che, tanto per dire, fu tra coloro che risposero non proprio cortesemente agli inviati di Report che s’erano messi in testa di far le pulci ai finanziamenti pubblici ai partiti (per i Ds nel 2006 sono stati 12 milioni e 963mila euro più spiccioli).
Al punto 3, Sposetti si limita a spiegare che «è proseguita con risultati concreti l’attività dei liquidatori ai quali sono state affidate le nostre società partecipate in liquidazione. L’anno in corso potrebbe essere quello della chiusura in bonis di alcune di tali società! È un bel risultato». Poi il tesoriere comunica che l’elenco delle erogazioni di contribuzioni al partito da parte di soggetti vari si può trovare nell’allegato B, solo che l’allegato B sul sito non c’è. Vabbè, punto e a capo. Anzi punto. Il bilancio è in attivo, c’è un avanzo di 11.550.546 euro.
Dice Sposetti che «di fronte ad una politica trasparente, che comunica i propri progetti, informa sulla destinazione delle proprie risorse, pubblicando i bilanci e seguendo regole condivise, la risposta non è allontanarsi dalla politica ma parteciparvi in qualsiasi modo possibile, anche con un contributo economico». Appunto.