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Pericoli involutivi ormai pressanti

di Gianfranco La Grassa - 11/07/2007

 

 

La faccenda Sismi-Pollari, ecc. diventa sempre più oscura, ma anche sintomo che la resa dei conti potrebbe avvicinarsi, con soluzioni però quanto mai incerte e pericolose. La sinistra, dopo il fuoco di sbarramento della solita magistratura, vorrebbe una commissione di inchiesta, ma la pretende limitata alle questioni che possano favorirla. Di fronte alla reazione di Pollari, che chiede di poter parlare, senza più le restrizioni del segreto di Stato, sugli avvenimenti dagli anni ’80 fino alla missione Unifil in Libano – passando per il periodo cruciale in cui il vecchio regime Dc-Psi fu fatto fuori con manovre giudiziarie, attuate con modalità tali da lasciare intatti i “successori”, i piciisti, che avevano ormai rinnegato il passato e si erano accordati con i “poteri forti” (statunitensi e italiani) per essere il perno del nuovo regime, ostacolato però da Berlusconi e il centrodestra – la sinistra comincia ad aver perplessità e timori. La destra, che ha sempre giocato di rimessa in questi anni, con stupidità e minore capacità manovriera rispetto agli avversari, non vuole la Commissione d’inchiesta, ma una semplice e veloce indagine del Copaco, cioè tenuta al puro livello del Parlamento, senza procedure particolari.

Entrambi gli schieramenti, anche se in modo diverso, sono complici nel volerci negare la “verità”, cioè squarci importanti della stessa. La destra, in questo gioco, finto bipartisan, è particolarmente sciocca (o forse ricattata oltre ogni dire e con le mani legate), perché sembra non accorgersi che la sinistra con le sue manovre – appoggiate dalle batterie della magistratura, della stampa e oggi della TV, schierate in pieno assetto “di guerra” – mira ormai ad accelerare una sorta di “dolce morte” della nostra traballante e indecorosa “democrazia”, morte che non potrà non favorirla. Nel Sismi è già entrato al vertice un personaggio legato a Nomisma, società “fondata” da Prodi e non certo allontanatasi dalla sua “presa”. Tramite le ben note, ma non portate a chiarezza esplicita, vicende è stato sostituito il comandante della Guardia di Finanza; poi quello della Polizia. Infine, si è deciso di portare il colpo decisivo con il tentativo di nominare un nuovo comandante in capo delle Forze Armate. 

Sia chiaro: il fulcro decisivo di simili operazioni tortuose e appena velate, per quanto attiene al “davanti della scena” politico, è questo governo di centrosinistra. La sinistra detta radicale – lasciamo stare i motivi squallidi e di meschina “piccola bottega” per cui lo fa – tiene completamente bordone a tali malversazioni tendenti a fare strame di ogni residuo democratico. I sindacati sono anch’essi complici – immagino del tutto consapevoli, pur se non ne sono sicuro, almeno per quanto riguarda alcuni loro dirigenti – di tali “prove di dittatura”. Come ho sempre sostenuto, l’antiberlusconismo – e la degenerazione dei cosiddetti “ceti inutili” di cui ho parlato nelle mie “due risposte” – è stato l’ariete con cui questo cancro del paese, il centrosinistra, sta procedendo al totale restringimento di ogni parvenza di “libertà”. Tuttavia, non c’è opposizione. Intanto perché parte del centrodestra è ormai “comprato” (si intenda correttamente questo termine in senso non letterale) alla “nuova visione”. In secondo luogo, perché – falliti gli inetti tentativi susseguitisi alla distruzione di Dc-Psi ad opera di importanti ambienti USA con al seguito i nostri sedicenti “poteri forti” (più o meno sempre gli stessi da quell’epoca); la magistratura fu solo la “mano esecutiva” – è stato costretto ad entrare in politica, fin da allora, un imprenditore; ciò contravviene alle regole dell’infausta “democrazia borghese”, che esige la più completa separazione tra economia e politica, cosicché la prima possa veramente imporre i suoi diktat, nascondendosi dietro la foglia di fico della seconda, al fine di addossare tutte le colpe di eventuali fallimenti ad essa e ritentare con nuovi servi politici.

La destra si è dunque dimostrata del tutto incapace, salvo semplici punture di spillo, di svelare le manovre di potere antidemocratico della sinistra; e si è lasciata sempre infilzare dalla “professionalità” (per quanto scadentissima) di quest’ultima, senza grandi capacità di reagire; salvo la demenziale tesi dei “comunisti” al potere, della sinistra “riformista” (con cui si potrebbe discutere) condizionata però da quella “estrema” (solo un complice di second’ordine). Tutte queste balle – che ormai si ritorcono contro la destra, mettendola in una situazione di totale impotenza – sono la conseguenza del fatto che essa è guidata da un imprenditore, e ha uomini politici (tipo quelli di AN e UDC) solo tesi a sostituire quest’ultimo, anch’essi ingraziandosi i veri burattinai della situazione, che non sono certo Bertinotti, Diliberto, Pecoraro Scanio e compagnia cantando; cioè dei meri vanesi e meschini omuncoli senz’altra prospettiva che quella di servire, di fare “da stuoino”, ai “potenti”, mettendo solo in opera qualche manovrina d’accatto intesa a ingannare i loro elettori e a tenerli buoni sotto “altrui” ali. Chi spinge alla “dittatura” (certo con il fantasma della “democrazia”)  è la GFeID, questi gruppi finanziario-industriali privi di autentiche strategie adatte ad un paese capitalistico avanzato ma ormai “incartato”, incapace di nuovi veri slanci produttivi e di rinnovamento sociale e, dunque, politico.

 

Facciamo un inciso. Per l’ennesima volta sabato scorso, in una intervista a Libero, ha detto “cose terribili” il “buon” Cossiga, una delle rarissime persone intelligenti (e informatissime) di questo indecente ceto politico italiano. Si dà, per vezzo e per irridere e provocare colleghi e giornalisti, del matto e rimbambito, ma è invece l’esatto contrario. Solo che nessuno ha il coraggio di nemmeno accennare ai problemi che solleva, pur con molto senso del “paradosso” (ad es., che dica di continuare a votare questo Governo perché ormai ne ha preso l’impegno, è ovviamente la “mascheratura” di qualcosa d’altro). Quest’uomo, un paio d’anni fa o forse più, sia sul Corriere che poi alla TV (mi sembra la 7), affermò di aver stoppato all’epoca di “mani pulite” un inizio di attacco giudiziario a lui (tramite le “confessioni”, mirate, di Buscetta), trasmettendo a chi di dovere negli USA che, se non la finivano con certe “rivelazioni”, avrebbe reso pubblici tutti i contatti presi dal Governo di quel paese con la mafia siciliana al fine di facilitare la costruzione della base di Comiso. Silenzio generale e “assordante”. Nessun altro giornale riprese mai la notizia, nessuno chiese spiegazioni e sollevò “scandalo”; cosa stranissima in questo paese dove si fa un can can del diavolo su “Vallettopoli”, “Calciopoli”, foto assieme a trans, ecc.

Qualche tempo fa, egli rivelò – mi sembra in polemica con il Pm Spataro sulla faccenda Abu Omar – che molti anni prima, egli e Moro si servirono nel modo più spregiudicato dei servizi segreti. Citò non meno di 7-8 casi, fra cui quello che provocò la ritorsione del Mossad (israeliano) con abbattimento – da sempre ritenuto un incidente – dell’aereo Argo sui cieli di Mestre, con la morte di non so quanti passeggeri (e con grave rischio di caduta di pezzi incendiati sugli impianti chimici di Marghera con le conseguenze immaginabili). Rivelazione sconvolgente che non ha sollevato un minimo di scalpore, salvo la notizia data con estrema discrezione (minuscoli trafiletti in 3-4 giornali) che i parenti delle vittime di quel falso incidente hanno chiesto la riapertura dell’inchiesta sul fatto (c’è stata? Quali mosse si sono fatte finora? Tutto messo a tacere senza più una sola notizia).

L’intervista a Libero di sabato scorso (titolone di testa del giornale: “Cossiga: chi ricatta Prodi?”) si apre con un “io so” detto, sorridendo, dall’ex Presidente della Repubblica, che poi aggiunge che i fatti di cui parlerà – “bevendo, nel suo appartamento al quartiere Prati di Roma, il miglior caffè d’Italia, forse perché condito dei più spettacolari gossip dell’universo” [parole del giornalista] –  sono “tutti veri, ma non si possono scrivere, anche se la politica si spiega al 50% con gli interessi e i rapporti di forza e al 50% con il gossip” [parole di Cossiga]. Avendo chiarito che al giornalista dirà alcuni fatti di cui questi non deve scrivere, si lancia in una serie di affermazioni – appunto riportate dall’intervistatore in modo edulcorato e non riferendo tutto ciò che è stato detto – non troppo leggere su Napolitano, assai dure e sferzanti sul CSM, e decisamente imbarazzanti per Prodi in merito alla questione Siemens-Italtel, ecc. Naturalmente esprime, “ufficialmente”, la convinzione che il povero Prodi non c’entri per nulla, lasciando però al lettore un sapore strano in bocca; anche perché questo lettore si ricorda che di certi gossip, “i più spettacolari dell’universo”, Cossiga ha accettato di parlare a patto che il giornalista non li scriva così come essi vengono raccontati (non almeno come lui li snocciola “in camera caritatis”). E del resto, come altrimenti spiegare il titolone di Libero?

Comunque, siamo certi che anche di queste esternazioni, pesanti pur se riportate solo parzialmente, dello “strambo” Cossiga – in realtà molto lucido e perfettamente consapevole di quello che dice – non si farà parola; tutti muti, nessuno chiederà spiegazioni, meglio sorvolare, altrimenti si scoperchia il vaso di Pandora.

 

A questo punto, sarebbe certo bello se consentissero a Pollari di dire quello che sa sui “maneggi” degli ultimi 25 anni (ma ciò non accadrà, ovviamente). Di sicuro, nemmeno i servizi segreti sanno tutto quello che ha “complottato” la nostra GFeID con i vari schieramenti politici nelle diverse epoche. Tuttavia, quello che Pollari potrebbe dire sarebbe già utile. Farebbe comprendere, in particolare, che – dopo “mani pulite” – la sedicente sinistra è stata il fulcro delle operazioni più oscure compiute da tali gruppi di potere. Si saprebbe che la destra è stata un’opposizione del tutto maldestra, ma perché lo doveva e voleva essere, in quanto non aveva alcuna intenzione di cambiare veramente il paese; non sto parlando di un cambiamento come lo vorremmo noi, ma di quello che sarebbe in grado di effettuare un semplice “blocco” pur ancora capitalistico, e tuttavia dinamico e non parassitario come quello che ci ritroviamo sul capo. La destra ha solo mostrato il laido volto dell’anticomunismo più sciocco (dov’è il “pericolo comunista”? Ma mi faccia il piacere!), dell’acceso filoamericanismo e filosionismo.

La sinistra ha avuto così tutto l’agio di essere realmente e sostanzialmente dalla parte degli USA e di Israele, sembrando tuttavia critica e con dei distinguo nei confronti delle più aperte e reazionarie politiche imperialistiche di tali Stati. Così è stata anche favorita l’azione di mascheramento della sinistra detta “estrema” – non la principale colpevole, e tuttavia pienamente complice della cricca di potere – che ha potuto mantenere una certa quota del suo elettorato con la finzione di un atteggiamento coerente in politica estera (in realtà solo banalmente pacifista e opportunista in fatto di reale antimperialismo), raddoppiandolo con un altrettanto finto “sinistrismo” in politica interna (economica in specie) mediante arroccamenti difensivi alla lunga perdenti, nel mentre consentiva tutte le gravi operazioni di concentrazione del potere economico-finanziario e politico-ideologico da parte dei gruppi controllati dalla GFeID.

Le piccole frange restate – e credo con sincerità – “comuniste” o almeno anticapitaliste (e antimperialiste sul serio) non sanno però compiere una analisi degli attuali gruppi e rapporti di potere, per la quale sarebbe sufficiente anche il più tradizionale dei marxismi. Il nocciolo centrale del pericolo apertamente antidemocratico, e attentatore delle nostre ormai misere “libertà”, è il capitalismo finanziario-industriale arroccato sui settori della passata fase capitalistica, capitalismo che accumula ricchezze sulla pelle del lavoro (dipendente e autonomo; non semplicemente quello salariato) e non fornisce più alcuna vera spinta dinamica all’intero paese. Il rappresentante politico più ambiguo e pericoloso di questo gruppo di potere parassitario (e succube della centralità dominante USA) è il centrosinistra; tuttavia, lo schieramento avverso, che pure serve a ritardare l’aperta involuzione antidemocratica voluta dalla GFeID, non rappresenta alcuna alternativa per il suo rozzo e trogloditico atteggiamento reazionario in politica interna come estera. La sinistra detta estrema ha le colpe tipiche del complice imbelle e meschino, del “servo sciocco”, di colui che non ha alcuna visione strategica, ma solo la volontà di vivacchiare delle “lenticchie” elargite dal “padrone”.

Chi si dice anticapitalista cominci con il rompere il fronte con questa sinistra, senza credere di poter, dall’oggi al domani, reinventarsi una “rivoluzione anticapitalistica” e “per il comunismo”. Intanto si compia il primo passo allontanandosi irrevocabilmente da coloro da cui ci si deve allontanare; e si manifesti la più netta e irriducibile contrapposizione alla GFeID e a tutti quelli che non dimostrano di combatterla con coerenza e decisione. Non bastano “due parole buone” per i meno abbienti, all’interno come all’esterno; non bastano “due dichiarazioni” critiche sull’Irak (i democratici americani sono più radicali dei nostri “sinistri”). E non solo non bastano, ma svelano la reale vocazione al tradimento, dichiarazioni di appoggio al Quisling palestinese Abu Mazen; e ai governi iracheno e afgano.

Riprendiamo in mano un minimo di analisi critica e strutturale (sociale e geopolitica) dei rapporti di forza nell’attuale epoca; e in Italia in modo particolare. Altrimenti rassegniamoci alla sostanziale dittatura, avvolta nel cellophane di un ectoplasma definito “democrazia”.