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Considerazioni sulla "Giornata di Lavoro sui Rifiuti Speciali"

di Alessandro Iacuelli - 12/07/2007

       
 
    
 Sono stato tutto il tempo (mattina e pomeriggio) alla "Giornata di Lavoro sui Rifiuti Speciali" convocata congiuntamente dal Senato e dalla Camera dei deputati lunedì 9 luglio, presso la Sala Capitolare della Biblioteca del Senato. Ed ecco alcune considerazioni "a caldo".
La politica, ancora una volta, ha fatto fuffa. Parecchia fuffa. Tanto per cambiare si sono parlati addosso, e tanto per cambiare, sul tema dei rifiuti, tra destra e sinistra non si è vista molta differenza. I poliziotti invece sono stati molto più pragmatici, ed hanno mostrato, tranne poche eccezioni, di avere capito il problema. I tecnici sono stati bravi a proporre (forse inascoltati) e i magistrati, infine, hanno mostrato molto polso della situazione, ma mille difficoltà. Ma entriamo in dettaglio.


Primo tempo

Tanto per cominciare, Fraba aveva ragione: l'Apat ha reso noti i dati 2004 (i più aggiornati in Europa) circa la produzione italiana di rifiuti: 31,7 milioni di tonnellate di rifiuti urbani, 108 milioni di tonnellate di rifiuti speciali. Lo si sapeva già, chiaramente, e non lo sapeva solo Fraba, ma questo, spero, dovrebbe spiegare una volta per tutte per quale motivo mi interessano sempre di meno le cose riguardanti i rifiuti urbani. Come dissi a Napoli, occupatevi pure di quel quinto, io preferisco guardare agli altri quattro quinti.
Nel suo saluto d'apertura, il Senatore Barbieri ne dice anche altre due, venute fuori dalle sue indagini, di cose che in un Paese civile non potrebbero succedere, e infatti succedono solo in Italia:
1) di quei 108 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, ne sono sparite circa 15 milioni, pertanto è inutile dire che l'ecomafia non esiste più o che i traffici sono diminuiti. Il valore di quei rifiuti speciali spariti è di circa 22 miliardi di euro. Altro che finanziaria.
2) il 71% dei crimini ambientali è di tipo transnazionale, per cui ci stiamo beccando anche i rifiuti industriali di altri, e spesso siamo di transito per altri traffici ancora. Solo il 29% è eco-crimine solo italiano. Da rifletterci, direi... O no?

Ospite della giornata, il Commissario Europeo Franco Frattini, che - anche se non ha riscosso e non riscuote la mia simpatia - ha messo subito il dito nella piaga, nel modo giusto, e lo ammetto anche se sono un suo avversario politico: "L'Italia ha la legislazione sbagliata, perchè il concetto di rifiuto speciale esiste giuridicamente solo in Italia e basta. Il resto d'Europa fa un'altra suddivisione, quella in rifiuti non pericolosi e rifiuti pericolosi, quando l'Italia si deciderà a fare giuridicamente questa distinzione?"
Si potrebbe rispondere a Frattini che in Italia questa distinzione è nota, da un punto di vista logico, ma ogni volta che si è tentato di trasformala in differenza legale, puntualmente il Parlamento ha trovato altro da fare di più urgente. Pertanto, anche se non sono dalla parte politica di Frattini, trovo intelligente, interessante e divertente che sia andato a dirlo direttamente dentro ai parlamentari.
Il resto del suo intervento, è stato fuffa. Fuffa poco condivisibile, tra l'altro. Inutile il suo richiamo al fatto che l'Europa incoraggia gli inceneritori, visto che i rifiuti speciali non possono essere destinati all'incenerimento, tranne pochi casi, ma proprio pochi. Ma pazienza, è un politico non un tecnico, e doveva pur gettare fuffa dalla parte del suo partito.

Dopo Frattini è il turno della parlamentare europea, membro della commissione ambiente, Kartika Tamara Liotard, e mai intervento fu più fuffoso. Tutto incentrato sul "vogliamoci bene, e ce la faremo", con passaggi continui che ricordavano: "io non sono una tecnica, sono una politica, quindi non ne capisco eh!", che in un crescendo di gaffes è andata a coronare con un: "a volte dico le cose passionalmente, perchè sono una politica di destra. Ops.. che dico. Scusate, io sono una politica di sinistra".
Stendiamo un velo, se questo è il parlamento europeo...

Altro ospite della giornata: Kees Den Herder, dirigente del Ministero dell'Ambiente olandese. Nove slide e tanta fuffa, nel tentativo di convincere la platea che loro in Olanda stanno peggio, perchè nel 1981 ebbero uno scandalo sui rifiuti speciali, e solo nel 1983 introdussero la polizia ambientale (nota mia: in Italia nel 1983 si credeva ancora a babbo natale, per quanto riguarda i rifiuti). Allora hanno risolto facendo una cosa facile facile. Indovinate cosa? Hanno tassato il conferimento in discarica. Una tassa alta alta, per cui ora le industrie olandesi sono scoraggiate dal mandare i rifiuti in discarica.
(nota mia: ecco perchè ha fatto tappa in Olanda la nave che di recente ha avvelenato Abidjan, capitale della Costa d'Avorio. Hanno messo una tassa sulla discarica talmente alta, che agli industriali olandesi costa meno mandare in Africa quel che non possono incenerire. Speriamo che scoprano l'Italia il più tardi possibile...)

Seconda sessione (senza pause! Accidenti a loro!!)
Introduce l'on. Aurelio Misiti. Per carità, sarà anche una brava persona, ma l'arteriosclerosi gli ha fisicamente impedito di pronunciare anche una sola frase di senso compiuto. Pazienza.
E' il turno della dottoressa Paola Ficco, che invece di puntare su contenuti che non fossero aria fritta, preferisce presentarsi con capelli ossigenati di fresco, gonna con tacchi a spillo e ampio decolletè.
Sul contenuto della relazione sarebbe il caso di stendere un velo, anche qui pietoso: una serie di enunciati banali, tutti conclusi rigorosamente dalla frase "come vedete, non è banale". Ci ha salvati il senatore Barbieri, che con la mano le ha fatto vistosamente segno di stringere.

Finalmente finiscono i politici ed iniziano i tecnici, e così, anche se di poco, ci siamo riaccesi un po'.
In ordine sparso, Giorgio Alleva, docente dell'Università "La Sapienza", Fernando Napolitano, amministratore delegato di Booz Allen Hamilton, Giancarlo Viglione, commissario straordinario dell'Apat, Luigi Paganetto presidente dell'ENEA, hanno portato tutti, anche se con termini diversi, la stessa tesi: la legislazione dice che è l'industria ad essere responsabile dei propri rifiuti speciali? Bene, cambiamo la legge, perchè l'industria ha dato ampia prova di essere irresponsabile. Ed hanno proposto come soluzione tattica quella di tracciare ogni rifiuto, dalla sua produzione, fino al suo tombamento. L'Apat come banca dati se la sente, Napolitano il software lo sta sviluppando, l'ENEA dice che si può fare, Alleva dice che è la sola strada percorribile, quella del tracciamento. I tecnici hanno sorriso, i politici hanno storto il naso, gli industriali si sono incazzati. Ma prima che la parola andasse agli industriali, è toccato ad Alfredo Roma, coordinatore nazionale del progetto Galileo per l'Agenzia Spaziale Italiana, che senza mezzi termini ha dichiarato: "Per tracciare i rifiuti dallo spazio mentre si muovono, i nostri satelliti ci stanno, e sono a disposizione", e ci siamo strizzati l'occhiolino.

Eh sì, era incazzato parecchio Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai. Tutto impegnato, in dieci minuti, a dire con tutte le sue forze che l'industria siderurgica non inquina, e che le sue scorie sono fatte solo da prodotti naturali... stendiamo un velo anche qua.
Un velo pietoso stenderei con piacere anche sull'inutile intervento di Maurizio Beretta, direttore generale di Confindustria, che ovviamente denuncia che l'industria già paga troppo per smaltire i propri rifiuti (Nota mia: che altri sconti vogliono, oltre quelli che gli fanno i casalesi?).
Finalmente il presidente decreta la fine del primo tempo, e si va a pranzo. Era ora. Ero a pezzi.

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Secondo tempo

Coordina Domenico Airoma, magistrato prima della DDA di Napoli, poi ora presso la Corte Europea. Si definisce un "badilante del diritto".
Fa subito un errore: fa fare l'introduzione all'onorevole Pietro Franzoso, che da buon politico ripropone una inutile mezz'ora di fuffa (io sonnecchio, gli altri anche, soprattutto i carabinieri), con elucubrazioni dette in stile noiosissimo e leggendo dai fogli anche a stento, favorendo il sonno generale.
Va avanti fin poco oltre le 15.30, poi finalmente smette, e da quel momento si è vista la parte vera del convegno. Quella che davvero trasmette qualcosa. Quella che fa svegliare e non ti fa neanche venire voglia di andare fuori a fumare.

Inizia il vicecomandante del Comando Carabinieri per la tutela dell'ambiente, e ne racconta di cotte e di crude. Mostra di avere capito bene come vanno le cose, nel mondo delle ecomafie. Finalmente qualcuno che ne capisce (e il seguito dimostra che non è il solo a capirne, per fortuna). Racconta nei dettagli come e perchè sembra che i traffici siano diminuiti, ma non è vero, racconta del perchè ora la battaglia si è spostata sui rifiuti liquidi e sui fanghi spacciati per compost. Quaranta minuti a braccio, che hanno fatto un po' di luce sull'ecomafia oggi.

Analogo intervento, anche se incentrato ovviamente più sulle questioni patrimoniali, quello di Giuseppe Vicanolo, comandante del III reparto operativo della Guardia di Finanza. Anche lui ha dimostrato di capirne parecchio.

Poi è stato il turno di Alfredo Montagna, consigliere di Corte di Cassazione. Personaggio simpatico e brillante, che ha raccontato di certi espedienti tecnici usati dalla Cassazione in tema di rifiuti. Ad esempio, ogni volta che un inquinatore trova la scappatoia legale per poter sversare, loro cercano la contraddizione (che c'è sempre!!) con le direttive europee, e rimandano il tutto alla Corte Costituzionale, allungando i tempi ed evitando prescrizioni o annullamenti di processi.

Dopo di lui Cesare Patrone, capo del Corpo Forestale dello Stato. L'uomo della prima linea contro le ecomafie, il capo di quelli che la notte si beccano anche i colpi di pistola, il capo di quelli che fronteggiano davvero chi attacca la natura. Stava per fare un intervento perfetto, peccato che l'ha rovinato alla fine, mostrando di aver capito tutto, tranne quel che sta succedendo in Campania. Ma fa nulla, anche tanti napoletani non l'hanno capito.

Intervento migliore di tutti in assoluto, quello di Giuseppe Peleggi, direttore dell'ufficio antifrode dell'Agenzia delle Dogane. Personaggio simpatico, sveglio, divertente, con un problema da risolvere. Un grande problema. Ci sono porti, in Italia, che movimentano un numero di container tale che, ripartendo il numero annuale, fa una media di 10 container al secondo. Quindi non si possono controllare tutti. E giù con un brillante algoritmo, mutuato dall'intelligenza artificiale, per prevedere con probabilità massima quale è il container da controllare, perchè massimo sospetto di essere irregolare. E la cosa bella è che spesso funziona davvero!
Da questo intervento, ho imparato qualcosa.

Il comandante delle Capitanerie di Porto si è tenuto un po' sul vago, intervento di interesse minore rispetto al precedente ma assolutamente non fuffoso, soprattutto per quanto riguarda i traffici transnazionali.

Poi, il secondo pezzo forte della giornata: Salvatore Guglielmino, il capo dell'Interpol italiana. Uno che di traffici transnazionali la sa lunga. Ha esordito dicendo: "Cari PM italiani, non ci sapete fare. In dibattimento non sapete strappare delle buone pene, e va a finire sempre che i criminali ambientali hanno pene che non sono il massimo previsto dal codice.", e ha presentato un manualetto (ne ho una copia anche io) scritto dall'Interpol, che è un manuale per i PM da usare in fase dibattimentale.
Mi ha lasciato i suoi riferimenti.

Conclusione con un Piero Grasso incredibilmente spento e noioso, è tornata la fuffa, con qualche escursione aulica, che ci ha fatto rimpiangere il buon vecchio Pier Luigi Vigna, che sapeva tenere la platea molto meglio.
Saluto finale dell'on. Piazza, e la fuffa finale è stata completa. Ma tanto, quel che c'era di interessante da sentire si era già sentito prima, nel pomeriggio.

Nota di colore: se qualcuno si lamenta ancora che negli Eurostar l'aria condizionata viene tenuta a livello di congelamento, si faccia un giro al senato: a confronto, l'Eurostar sembra il Sahara. Al punto che mi è venuto mal di testa.