Il Premier australiano: in Iraq per il petrolio. L’esportazione della plutocrazia
di Massimo Ciullo - 12/07/2007
Q
uella di ieri potremmodefinirla la “giornata
degli altarini scoperti”.
Ad inaugurarla ci ha pensato il
Primo Ministro australiano, John
Howard, che, al cospetto del Parlamento
di Canberra, si è lasciato
sfuggire una “confidenza”: le
truppe australiane presenti in Iraq
sono state inviate nel Paese
mesopotamico per salvaguardare
i pozzi di petrolio. Resosi conto
del polverone sollevato, Howard
si è poi visto costretto a rettificare,
ma ormai la pietra nello stagno
era bell’e lanciata.
Il mezzo passo falso del Primo
Ministro australiano sarebbe già
bastato per alimentare le polemiche
nei giorni a venire, ma a
rubargli la scena è intervenuta
un’altra “gola profonda”: Christine
Boutin, ministro delle Politiche
urbane e degli alloggi dell’attuale
Governo francese targato
Sarkozy-Fillon. L’esponente
dell’Esecutivo transalpino, difatti,
è andata ben oltre le dichiarazioni
che giungevano da Canberra,
affermando che gli attentati
dell’11 settembre 2001 potrebbero
essere stati architettati ad arte
dall’Amministrazione Bush.
Durante un’intervista rilasciata a
“Canal+” lo scorso novembre, la
Boutin, incalzata dal conduttore
sulla possibilità che il Presidente
George W. Bush possa essere
dietro agli attacchi terroristici
alle Torri Gemelle e al Pentagono,
ha risposto: «Penso di sì, tanto
più che i siti internet che parlano
dell’11 settembre hanno il più
elevato numero di visitatori.
Essendo molto sensibile alla problematica
della nuove tecniche
dell’informazione e della comunicazione
- ha proseguito il ministro
francese - rispondo a me
stessa che una tale espressione di
massa e di popolo non può essere
del tutto ingiustificata».
L’intervista alla Bouten, rilanciata
dal sito internet francese
“
www.rue89.com”, ha del clamoroso,perché sarebbe la prima
volta che un membro di un
Governo occidentale mette in
dubbio ruolo e responsabilità della
rete terroristica di Al Qaeda
negli attentati alle Torri Gemelle.
E difatti le dichiarazioni del
ministro sono state immediatamente
riprese e citate da tutti i
siti web che sostengono le ipotesi
complottiste sull’11 settembre.
Da Canberra a Parigi, insomma,
il vento della verità fa vacillare il
castello di carte creato dall’Amministrazione
Bush.