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La Fiat e l'ideologia pubblicitaria

di Giuliano Corà - 14/07/2007

     

 

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Le ideologie sono morte, sostituite da un’insopportabile morale bottegaia. Il Sacro è sepolto e mummificato, anche per colpa di una Chiesa che si è ridotta a frugare nelle mutande della gente. Ma non disperatevi. Qualcosa è rimasto, su cui fondare la vita: la pubblicità. Di più: l'ideologia pubblicitaria, dato che da tutti il Verbo degli spot viene dato per scontato e intoccabile. E la questione non si risolve nel banale ‘se compri questo prodotto starai meglio": va oltre, arriva a dire "ecco come deve funzionare il mondo, fa’ come ti diciamo noi, e sarai felice". Un esempio: la pubblicità della Nuova Cinquecento. “La nuova Fiat appartiene a tutti noi”. Voi cosa capite? Che ve ne danno una gratis? Che vi mandano una percentuale sulle azioni? Che Lapo vi invita al prossimo festino? Avete capito male. Vuol dire: gioisci, coglione, perché se la Fiat va meglio, andrai meglio anche tu (?!); perché se da domani altre tonnellate di metallo e plastica invaderanno le strade, il tuo mondo sarà più bello (?!); perché se noi ci arricchiremo ancora di più, sarà come se ti arricchissi anche tu (?!). Parlavamo prima di ideologie eccetera: questa, per esempio, è sociologia. Ce l’aveva già raccontata Jannacci (E sempre allegri bisogna stare/ché il nostro piangere fa male al re/fa male al ricco e al cardinale/diventan tristi se noi piangiam), ma questi fanno sul serio. Festeggiamenti alla Versailles, nani e ballerine resuscitati e compiacenti: è l’azienda-stato che si festeggia, e se siete buoni lavoratori/buoni cittadini, dovete esser felici e contenti con lei. Ma a voi frega qualcosa, della “nuova Fiat”? Non frega niente neanche agli operai: c’è un piccolo particolare che forse è sembrato di cattivo gusto dire, e cioè che la nuova Cinquecento non verrà costruita in Italia, ma in Polonia. Cioè: ‘appartiene a tutti noi’, ma la facciamo fare agli schiavi dell’Est, così li paghiamo meno. L’ha sussurrato in fretta a un Tg, quasi vergognandosene, un operaio fuori dai cancelli, ma certo dopo l’avranno messo in ginocchio sui bulloni dietro la pressa. Direte: ma se la FIAT va male, il Paese va a puttane e saltano migliaia di posti di lavoro. Certo, questa è la catena alla quale un industrialismo selvaggio e criminale ci ha legato. E allora, per favore, che ci dicano le cose come stanno, e non ci prendano per il culo: compratela, consumate, inquinate ancora di più, perché se noi andiamo a fondo andate a fondo anche voi. E lasciamo stare le cazzate. La nuova Fiat non appartiene a tutti noi: appartiene a Lapo. E’ l’unico cui frega qualcosa. Così si compra la roba buona.