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Questo governo è una piovra-ragno agonizzante

di redazionale - 16/07/2007

 

Il vice-ministro dell'economia Visco ha deciso che nulla deve sfuggire al grande fratello fiscale e, per questo, nella convinzione di aumentare le entrate dello Stato (sbagliando di grosso) vuole passare ai raggi-x la condizione economica dei soggetti-contribuenti e delle rispettive famiglie. Il nuovo sistema di “screening” fiscale con il quale il governo farà le pulci ai contribuenti si chiamerà Ragno. Si tratta di un sistema informatico che sovrapporrà dichiarazione dei redditi e condizione della “famiglia fiscale” collegata al dichiarante. Proprio come un ragno che ha un corpo centrale e tante piccole zampette, ogni individuo sarà valutato sulla base della sua dichiarazione dei redditi e di tutti i beni che, in qualche modo, sono riconducibili a lui o alla sua famiglia. Ci sarà la zampetta-propaggine dei beni immobili, quella dei beni mobili, quella delle dichiarazioni auto-rese e, infine, quella della “famiglia fiscale”. Il sistema permetterà, con un solo click sul “corpo invertebrato”, di avere una situazione chiara ed istantanea della condizione fiscale dei contribuenti. Per esempio, tramite la targa dell’auto si risalirà alla dichiarazione dei redditi con la quale si potrà poi stabilire se l’auto stessa è "congruente" o meno con quanto denunciato al Fisco. Insomma, attraverso una valutazione delle potenzialità economiche della famiglia fiscale si determinerà se ciò che si possiede coincide con la situazione economica dichiarata allo Stato. Inoltre, il sistema Ragno consentirà di verificare se il contribuente ha già subito accertamenti fiscali e di che tipo. La Sogei, società che ha approntato il programma, sta stipulando un accordo con Infocamere per avere accesso ad altri dati atti a perfezionare il sistema. Con i dati che Infocamere fornirà sarà possibile risalire alle varie partecipazioni societarie che ricadono in testa a ciascun soggetto-contribuente.

Il sistema Ragno fa il paio con un altro sistema di controllo fiscale, il Geopoi, che permette, attraverso la georeferenziazione territoriale, di effettuare analisi fiscali sulla base di una sovrapposizione di mappe e banche dati. Con questo sistema, cliccando su un’area territoriale, è possibile verificare se imprese e soggetti autonomi, ivi presenti, sono già stati sottoposti a controlli da parte del fisco e se la loro situazione con lo stesso risulta congruente o meno.

In un precedente articolo apparso su questo blog, Gianfranco la Grassa ha spiegato efficacemente che questo modo di agire del governo avrà solo l’effetto di deprimere buona parte delle attività economiche del paese, favorendo un decremento delle entrature fiscali dello Stato. Di fatti, se gli operatori economici (lavoratori autonomi in primis) dovessero pagare integralmente la pletora di tasse esistenti su ogni attività finirebbero per chiudere bottega in quanto: “le imposte in Italia sono effettivamente molto alte, e che se si innalzano ulteriormente, com’è avvenuto con l’ultima Finanziaria (cfr. la questione degli “studi di settore”), i problemi di talune categorie si aggravano irrimediabilmente. Solo chi non ha mai parlato seriamente con qualche “partita IVA” (non sono tutti notai eccetera), ignora che, se si pagassero integralmente le imposte e tasse italiane, una grossa quota di queste attività (e anche delle piccole imprese) dovrebbe chiudere. Se queste attività dovessero cessare, verrebbero a mancare, tra le entrate fiscali, le imposte sulla parte in bianco.” Ancora una volta questo governo agisce con l’arma letale del “divide et impera” approfittando dell’atavica diatriba tra salariati ed autonomi, al fine di impedire che queste “classi sociali” possano formare un blocco coeso contro i veri affossatori del sistema-paese, cioè contro quel connubio nefasto finanziario-industriale (GF-ID) che sta depauperando la nostra economia con un’opera di saccheggio quotidiano ai danni dei soggetti appena citati. E’ questa la parte malsana del paese ed è verso questa che si dovrebbe agire per risollevare economicamente l’Italia, portandola finalmente fuori dalle secche dell’assistenzialismo statale (“paraventato” da una ideologia neokenesyana) che favorisce solo grandi banche e imprese decotte.