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Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija

di redazionale - 16/07/2007

Manifesto Appello per i popoli del Kosovo Metohija,
per una soluzione equa e conforme al Diritto Internazionale, contro i processi d’indipendenza e secessione unilaterali nel
KOSOVO METOHIJA

VERITÀ E GIUSTIZIA
PER DARE UN FUTURO DI PACE
E PROGRESSO NELLA REGIONE DEL KOSOVO

Lanciamo questo manifesto appello facendo proprio l’invito giunto dal FORUM di Belgrado (che raccoglie eminenti personalità culturali e politiche della Serbia, ex Repubblica Federale Jugoslava) per informare e denunciare anche in Italia, circa i pericoli di nuove violente conflittualità e destabilizzazioni nei Balcani e in Europa, legate agli esiti dei negoziati a proposito della definizione dello Status futuro della provincia serba del Kosovo, cominciati a Vienna il 20 febbraio 2006. In particolare riguardo la rivendicazione, aperta e non negoziabile, dell’indipendenza e della formazione di un nuovo Stato da parte della leadership kosovara albanese, completamente dominata dalle forze secessioniste che già hanno avuto un ruolo primario nella martorizzazione di quella regione e dei popoli che la vivevano.
Dobbiamo ricordare i bombardamenti della Nato iniziati il 24 marzo 1999 e durati 78 giorni, la loro completa illegittimità ed illegalità (perché non solo violarono la Carta dell’ONU, ma anche gli stessi statuti fondativi dell’Alleanza Atlantica, oltre all’Art. 11 della Costituzione italiana) e la conseguente occupazione militare della regione dopo il 10 giugno, a seguito dell’evacuazione dell’esercito della Repubblica Federale Jugoslava.
Dobbiamo ricordare che quella che fu definita un’operazione “umanitaria”, ha prodotto dei risultati che oggi sono sotto gli occhi di tutti e ormai riscontrabili anche nelle più famose testate giornalistiche internazionali.
Nonostante lo scatenamento di una guerra (che in un contesto di civiltà dovrebbe essere soltanto una “estrema ratio”), lo stanziamento di quello che è stato il più imponente investimento economico dell’Unione Europea verso l’estero (fino ad oggi 4 miliardi e 800 milioni di euro), senza contare il mantenimento delle decine di migliaia di soldati della Nato avvicendatisi in questi anni (di cui 2.800 italiani) ed il lavoro delle più potenti diplomazie e lobbies economiche internazionali,

questi sono i risultati:

• quasi 300.000 mila profughi di tutte le etnie, ma nella stragrande maggioranza
serbi e rom, scacciati dalla loro terra;
• più di 3.000 casi di desaparecidos (di cui 1.300 già dati per morti) denunciati
all’Onu, rapiti e assassinati dal marzo ’99 ad oggi;
• quasi 100.000 persone che vivono in poche decine di enclavi, sopravvissute alle
violenze e alla pulizia etnica dei secessionisti albanesi, veri e propri campi di
concentramento a cielo aperto, di fatto, in un regime di apartheid in Europa;
• centinaia di migliaia di case bruciate e distrutte;
• 148 monasteri e luoghi di culto ortodosso, distrutti o danneggiati dalle forze
criminali dell’UCK;
• il Kosovo è oggi indicato dalla stessa DEA (Agenzia Antidroga USA) come un
narcostato nel cuore dell’Europa; questa regione è indicata da tutti gli
esperti investigativi occidentali, come il crocevia e lo snodo internazionale di
tutti i traffici criminali, dalla droga alle armi, dalla prostituzione al traffico di
organi. Lo stesso ex premier albanese kosovaro B. Bukoshi ha dichiarato al
giornale tedesco Der Spiegel nell’intervista del 1 agosto 2004:
“.. il nostro governo si basa, di fatto, su strutture mafiose…”.
E’ una regione senza più apparati produttivi, dove la disoccupazione degli stessi
albanesi kosovari comprende i due terzi della popolazione; una regione
completamente uranizzata dai bombardamenti umanitari e dove i dati sulle nascite
di neonati malformi o i decessi per linfomi di Hodgkin, sono assolutamente top
secret, ma basta parlare con sanitari del luogo per farsi un’idea della situazione
reale.

Di tutte le promesse e gli obiettivi che furono sbandierati quasi otto anni fa, la realtà quotidiana d’oggi è illegalità e criminalità dispiegate, violazione dei più elementari diritti umani e civili, una forma di razzismo pianificato mediante sistematiche violenze e discriminazioni etniche nei confronti delle minoranze; una situazione di vero e proprio apartheid testimoniato dalle enclavi, dove decine di migliaia di uomini, donne e bambini vivono in condizioni subumane e di mera sopravvivenza fisica, senza lavoro, sanità, educazione, diritti.
La verità storica sotto gli occhi di tutti è una sola: l’operazione Kosovo, ha raggiunto gli obiettivi politici, militari e geostrategici della Nato e della cosiddetta comunità internazionale, ma è stato un totale fallimento per i popoli della regione.
Oggi, a distanza di sette anni sono iniziate le trattative per la definizione del futuro status della regione serba, de facto ancora un protettorato internazionale. La rivendicazione delle forze secessioniste kosovare albanesi dell’indipendenza come unico obiettivo non trattabile, è foriero di nuovi scenari di tensioni e squilibri internazionali, e di rischi d’ulteriori destabilizzazioni non solo nel Kosovo e nella Serbia, ma anche in Macedonia, Bosnia, Montenegro, Bulgaria e nella stessa Grecia settentrionale.
Essendo stato stabilito che dal 2006 il Kosovo sarà una delle priorità del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, stante i pericoli insiti nel dispiegarsi dei negoziati e degli indirizzi che essi prenderanno, riteniamo di lanciare quest’Appello, a partire da alcune considerazioni e valutazioni generali di fondo e proponendo alcuni obiettivi generali da portare avanti nel nostro paese.


Italia, Giugno 2007

Considerando e ritenendo che:

► nel XXI secolo l’esistenza di “enclavi etniche” nel Kosovo, vera e propria forma di apartheid, dentro un territorio amministrato dall’Onu è inaccettabile e vergognosa;
► tutte le forme di ingerenza e ricatto sistematico, politico, economico
e militare, sono inaccettabili e producono ostacoli e problemi ad un
negoziato costruttivo e risolutivo
► l’avallo ad un’indipendenza unilaterale del Kosovo, va considerata un’ulteriore violazione del Diritto internazionale e che solo una soluzione pacifica e concordata tra le parti, può dare prospettive di un futuro di sviluppo positivo della regione
► l’eventuale riconoscimento internazionale di un microstato indipendente come il Kosovo, costringerebbe il Parlamento della Serbia (come già sancito) a dichiarare la provincia come “territorio occupato”, con le prevedibili conseguenze a tutti i livelli, non potendo accettare la creazione e l’amputazione di una parte della propria territorialità, all’interno dei propri confini

Noi sottoscritti,
porteremo avanti in tutte le istanze politiche istituzionali e della società civile italiana ed europea, le seguenti sollecitazioni circa la situazione e le prospettive della provincia del Kosovo Metohija, Serbia, per:

- una impostazione del negoziato tra le parti, strettamente fondato sulle norme del Diritto Internazionale, come concepito dalla Carta dell’ONU

- il rispetto e l’applicazione della Risoluzione 1244 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, e della Dichiarazione di Parigi dell’OSCE

- il diritto al ritorno ed alla riacquisizione dei propri beni e proprietà, dei 300.000 profughi e rifugiati di tutte le etnie scappati dal 1999 ad oggi. Con l’impegno da parte delle forze internazionali alla garanzia della vita e della sicurezza, oltre ai loro diritti umani, civili, politici e religiosi, insieme al ritorno di contingenti limitati dell’esercito e della polizia serbi, come stabilito nella Risoluzione 1244

- i risultati del negoziato per lo Status definitivo della provincia siano ispirati e fondati sul rispetto e gli interessi legittimi e storici, di tutte le componenti etniche che da sempre hanno abitato lì, in modo paritario e reciproco

- siano considerati inalienabili l’inviolabilità delle frontiere e l’integrità territoriale, come rispetto della sovranità nazionale della Serbia, intesa come stato sovrano; in modo da salvaguardarne i suoi interessi nazionali, come stato facente parte a pieno titolo delle Nazioni Unite

- sia tenuto conto e rispettata la stessa Costituzione della Serbia, che recita l’inviolabilità e inalienabilità del territorio statale. E sia riconosciuta soltanto alla volontà popolare la ratifica di eventuali modifiche statutarie, accettando che solo un Referendum tra i cittadini della Serbia, possa eventualmente accettare la modifica dei confini statali

- il rispetto e l’utilizzo nei negoziati di principi unici ed universalisti, validi in qualsiasi area geografica per la risoluzione di conflitti interetnici, in modo che le decisioni siano conformi ed interne alle norme del Diritto Internazionale

- l’avvio di un processo di “ riconciliazione nazionale” tra i popoli del Kosovo, utilizzando strumenti culturali, sociali e civili

- l’obiettivo finale deve essere il ripristino di una situazione di multietnicità, multiculturalità e multireligiosità

- l’impegno a richiedere al governo ed alle istituzioni italiane di non riconoscere o instaurare relazioni diplomatiche con una entità estranea ai principi del Diritto Internazionale e della Carta dell’ONU, quale sarebbe un eventuale stato indipendente del Kosovo


Per adesioni, informazioni e contatti: sosyugoslavia@libero.it


Cognome Città Funzione

Accame Falco Roma Ex parlamentare e Presidente Ass. A.N.A.V.A.F.A.F.
Arcidiaco Franco Reggio Calabria Direttore rivista Altra Reggio
Bernardini Aldo Roma Docente Università di Teramo
Bocca Giorgio Milano Giornalista
Bulgarelli Mauro Roma Senatore
Cararo Sergio Roma Direttore rivista Contropiano
Catone Andrea Bari Presidente Ass. Most Za Beograd
Cernigoi Claudia Trieste Giornalista e ricercatrice storica
Chiesa Giulietto Roma Europarlamentare e giornalista
Dinucci Manlio Pisa Analista di questioni internazionali
Don Andrea Gallo Genova Comunità di S. Benedetto
Don Carbone Genova Rettore Santuario Mignanego
D’Orsi Angelo Torino Docente Università di Torino
Francone Carla Firenze Direttrice rivista Nuova Unità
Giannini Fosco Ancona Senatore
Karalis Giorgio La Spezia Direttore rivista Italia Ortodossa
Kersevan Alessandra Udine Ricercatrice storica
Lano Angela Torino Giornalista
Lenzi Mauro Colle Val d'Elsa (Si) Consigliere comunale
Leoni Alessandro Firenze Direttivo Istituto Storico della Resistenza Toscana
Losurdo Domenico Urbino Docente Università di Urbino
Manes Sergio Napoli Presidente Ass. La Città del Sole
Manetti Aldo Firenze Consigliere regionale
Moiola Paolo Torino Giornalista
Padre Ambrogio Torino Chiesa Ortodossa Torino
Palù Giorgio Pordenone Presidente distretto Sacile Coop Consumatori Nordest
Pegolo Gianluigi Pordenone Deputato
Rossi Ferdinando Ferrara Senatore
Santopadre Marco Roma Direttore Radio Città Aperta
Tarozzi Alberto Bologna Docente Università Molise
Teti Nicola Milano Direttore rivista Calendario del Popolo
Toschi Marazzani Visconti Jean Milano Giornalista
Vasapollo Luciano Roma Docente Università di Roma
Vielmini Fabrizio Torino Giornalista
Vigna Enrico Torino Portavoce Forum Belgrado Italia
Zanella Luana Venezia Deputata


Balcani : KOSOVO METOHIJA, una miccia nuovamente accesa

Con l’avvio dei colloqui definitivi al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per definire lo Status finale della provincia serba, la situazione nella regione balcanica sta divenendo di giorno in giorno, in questi ultimi mesi, sempre più incandescente e intrisa di violenze e atti terroristici quotidiani, di cui non si trova traccia nella “ricca” informazione mediatica occidentale.
Assalti, ferimenti, incendi, omicidi, attentati alle comunità serbe e rom, alle loro case ed agli ultimi monasteri ortodossi non ancora devastati; così come gli attentati e l’ostilità violenta contro strutture e mezzi delle Nazioni Unite, considerati “ora” ospiti e possibili testimoni scomodi, in previsione degli scenari violenti della definitiva pulizia etnica, che si preparano per il post indipendenza. Ormai è uno stillicidio continuo e quotidiano, così come monta sulla stampa e i media televisivi indipendentisti albanesi kosovari, una campagna mediatica sistematica che fomenta l’odio etnico e l’obiettivo “non più trattabile” della secessione e indipendenza definitivi.
Sono appena tornato da là e negli incontri con membri delle comunità serbe kosovare e dei profughi in Serbia, al di là del senso di solitudine che sentono sulla pelle, emerge anche una forte determinazione alla scelta della Resistenza e opposizione a questo ennesimo atto di ingiustizia e di violenza contro le minoranze del Kosmet; forte è la richiesta di solidarietà e di denuncia di quanto sta avvenendo e di quanto avverrà, si chiede SOLAMENTE di non essere nuovamente lasciati soli di fronte ad atti e logiche fasciste e violente, che nulla hanno a che fare con processi di progresso e convivenza tra i popoli, chiedono che il destino ed il futuro del Kosovo non sia deciso in cancellerie internazionali dell’occidente, ma venga discusso e deciso dai popoli ( minoranze o maggioranze) che hanno sempre abitato quella terra. E’ una richiesta assurda e stravagante?
Sia a livello europeo, che negli USA e in Canada, molti noti giornalisti di testate internazionali, informano e denunciano ormai apertamente e coraggiosamente, la situazione di pericolo e i nuovi venti di guerra che si vanno profilando; è necessario e giusto che anche in Italia il movimento per la pace, i sinceri democratici, le forze progressiste e di sinistra prendano atto dei rischi ormai verificabili nella realtà sul campo, di una nuova escalation di guerra e conflittualità, che non sarebbe un fatto circoscritto nell’area, ma sarebbe un nuovo sconvolgimento degli equilibri internazionali con il riaccendersi di focolai violenti, legittimati da un eventuale indipendenza decisa negli uffici dei padroni dell’impero, ma fuori dal Diritto Internazionale e dalla Carta dell’ONU; mi riferisco ad un effetto domino già preannunciato in ogni dove, da molti esperti e osservatori internazionali: se una banda di criminali e narcotrafficanti ( come fu definita nel ’98 in un report della stessa CIA l’UCK), può avere riconosciuto un territorio come repubblica indipendente ( uno stato delle mafie come definito dalla prestigiosa rivista LIMES), fuori da qualsiasi ragionevole logica di sviluppo pacifico e soluzione negoziata dei conflitti, PERCHE’ i Serbi della Bosnia, i Serbi della Repubblica di Krajina in Croazia, i popoli dell’Ossezia, dell’Abkhazia, della Transnistria, i Curdi della Turchia, i Corsi e i Bretoni in Francia, i Baschi in Spagna, i Nord Irlandesi, i Palestinesi, i Russi perseguitati nelle Repubbliche Baltiche, non potranno avere il diritto alla secessione e all’indipendenza? E l’elenco potrebbe continuare a macchia d’olio, certo qualcuno potrebbe pensare che sia paradossale, probabilmente segue molto poco i risvolti geopolitici del mondo. Ma c’è anche un altro aspetto che si focalizza nella regione balcanica, e sono gli effetti devastanti che si scatenerebbero nella stessa Serbia dove nella provincia del Sangiaccato l’Armata Nazionale Albanese opera con assalti, attentati, violenze, collegata con un’altra forza secessionista albanese della Valle del Presevo nel sud della Serbia, per unirsi al Kosovo indipendente; ma nella stessa strategia operano forze secessioniste albanesi in Macedonia, Montenegro, Grecia del nord.
Dopo la vergognosa partecipazione dell’Italia ai bombardamenti del ’99, il nostro paese sarebbe nuovamente coinvolto direttamente in scenari di guerra, con le relative conseguenze.
Per opporci a tutto questo, per mantenere una “ non trattabile” scelta di lavoro per la pace contro la guerra, per continuare a lavorare per la convivenza e l’amicizia tra i popoli, lanciamo questo Appello/Manifesto come strumento positivo per una soluzione pacifica e negoziale del problema Kosovo Metohija e delle genti che lo hanno sempre abitato.

Giugno 2007

Enrico Vigna portavoce del Forum Belgrado Italia e presidente dell’Associazione SOS Yugoslavia