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Il cuore del codice binario

di redazionale - 18/07/2007

Fonte: indranet

 

 

Binary code world

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Tutti sanno che i computer operano in base al codice binario 0/1. Esistono progetti per creare computer basati su reti neurali o computer quantici, ma nessuno di essi finora è andato al di là dei modelli teorici. La struttura interna di uno strumento riflette il modo in cui viene usato, così come la struttura molecolare di un materiale ne riflette caratteristiche macroscopiche quali il peso, la tessitura e la resistenza.

Il computer è uno strumento che ragiona e crea il mondo secondo un modello dualista. Nei linguaggi informatici utilizzati per creare il software, una delle principali strutture logiche è il costrutto «if-then-else», che consente di prendere decisioni basate su scelte e dualità.

Il modello binario dualistico è tipico della mente razionale. Il computer, in quanto estensione della mente, non fa che riflettere il modo in cui opera quest’ultima. La psicologia dell’ego ci dice che le strutture della mente si sono formate attraverso il primo evento dualistico, ovvero quando il bambino ha cominciato a distinguere le sensazioni piacevoli (bene, amore, calore, premure) da quelle spiacevoli (male, paura, abbandono, fame).

Queste sono le prime strutture mentali a nascere, e si formano quando dividiamo la nostra esperienza. Il bambino non ha ancora alcuna idea o modo di capire cosa sta succedendo intorno a lui. Ma egli ha già la capacità di avere percezioni e sensazioni. Il mondo indistinto del neonato comincia a differenziarsi tramite quelle strutture primitive, strettamente connesse alla fisiologia. In seguito, questo atteggiamento dualista viene usato per sviluppare altri e più sofisticati tipi di strutture mentali.

Nella tradizione tibetana la mente è definita in questi termini dualistici:

Ciò che possiede la percezione della dualità – che si aggrappa o rifiuta qualcosa di esterno – è la mente. Fondamentalmente, essa è ciò che si può associare a un “altro”, ovvero a qualsiasi cosa percepita come distinta da colui che percepisce. Questa è la definizione di mente. Chogyam Trungpa. The Heart of the Buddha. Shambhala. Boston. 1991

Si potrebbe dire che la nostra mente non è solo uno strumento dualistico basato sulla logica, perché possiamo percepire anche le emozioni. Ma in molte tradizioni spirituali le emozioni non sono considerate qualcosa al di là della mente, anche se normalmente le percepiamo l’una distinta dalle altre. Poiché la definizione di mente nella tradizione tibetana include ciò che conosciamo come emozioni, anche gli stati mentali più piacevoli sono pur sempre contenuti mentali. Le emozioni sostengono l’attività della mente. Dice ancora Chogyam Trungpa:

I sogni a occhi aperti e i pensieri non sono sufficienti. Da soli, risulterebbero troppo noiosi e l’artificio dualista sarebbe troppo debole. Per questo cerchiamo di creare onde su onde di emozioni: passione, aggressività, ignoranza, orgoglio… Ogni sorta di emozione. The Heart of the Buddha. Shambhala. Boston. 1991

Dunque le emozioni sostengono la mente dualista nel suo lavoro di divisione. Il computer stesso non è più uno strumento che incoraggia solo un’arida attività razionale: oggi esso fornisce nutrimento abbondante alle emozioni, tramite informazioni, contatti con le persone, film, email, siti erotici, musica e così via.
Comunque, in quanto esseri umani, disponiamo di altre vie per la conoscenza. Se la mente è – come tutti sanno – l’organo dei pensieri, essa non è però l’unica modalità cognitiva di cui gli esseri umani dispongono. Esiste un’altra via, attraverso un “cuore” che non riguarda solo le emozioni, ma anche la ricerca della verità e la conoscenza diretta. Il cuore sa ed è aperto all’intelligenza dell’Essere: è quest’ultimo che lo guida.

Questo cuore è stato considerato dalle tradizioni spirituali un’entità spirituale dotata di connessioni con il corpo in termini energetici, come per esempio attraverso il chakra del cuore localizzato nell’area del petto. Tuttavia, in tempi relativamente recenti la scienza ha scoperto che il cuore fisico ha le sue cellule nervose, le quali si scambiano informazioni tra loro, oltre che con il cervello. Si tratta di un sistema nervoso interno al cuore del quale sappiamo ancora molto poco, ma che forse un giorno scopriremo essere il centro fisico della facoltà di conoscenza sottile. L’istituto Earthmath sta studiando i legami critici tra le emozioni, la comunicazione tra cuore e cervello, e le funzioni cognitive.Se la mente funziona tramite la modalità o/o, o questo/o altro, 0/1, il cuore opera mediante una logica e/e, riunendo ciò che la mente separa, al di là delle dualità: per esempio, noi – in quanto individui distinti – e il resto dell’esistenza.

Lo stato di illuminazione spirituale in alcune tradizioni viene chiamato «stato non-duale»: ciò allude alla cessazione delle dualità mentali. Il cuore può essere uno strumento cognitivo più vasto e profondo della mente. La sua saggezza non è frutto di quella ricerca del sapere tipica della mente. Le modalità di conoscenza del cuore non sembrano derivare dalla divisione e dal ragionamento: giungono in modo intuitivo e visionario. Secondo esse, tanto minore è il ruolo assunto dalla mente ordinaria, tanto più spazio può essere riempito dalla verità. Una mente svuotata delle sue strutture e credenze lascia spazio alle facoltà cognitive del cuore.Qual è il modo per entrare in contatto con questo lato spirituale del cuore? Attraverso l’amore, come è possibile immaginare, ma l’amore di un amante speciale…

L’amore per la verità fine a se stessa è di fatto l’espressione del cuore essenziale. Quando si percepisce il cuore al livello dell’Essere, si può riconoscere che l’amore è l’espressione della verità. Quando comprendiamo che un requisito necessario per l’oggettività – che in genere è considerata una qualità mentale – è il puro amore per la verità – che è una qualità del cuore – osserviamo la relazione organica tra i vari aspetti dell’Essenza. È interessante ricordare che l’inizio dell’Ego è caratterizzato da una modalità difensiva, e la difesa non è altro che il nascondere una certa verità dell’esperienza. Quindi, il requisito della realizzazione interiore è l’opposto della caratteristica fondamentale dell’ego; la difesa e la resistenza sono le nemiche della verità, e l’amore è il suo alleato. L’amore per la verità, che inverte l’atteggiamento difensivo, conduce direttamente alla verità dell’esperienza, la verità contro cui ci difendevamo. A.H. Almaas. The Pearl Beyond Price. Diamond Books. Berkeley. 1988.

La scissione che ha creato la mente dualista è una bugia prodottasi in un’età molto precoce per difendere l’individuo dalla sofferenza intollerabile. È una bugia necessaria, umana e inevitabile che ha plasmato la vita di ognuno. Ciononostante, è pur sempre una bugia che è possibile smascherare e dissolvere tramite l’amore per la verità. La mente può sostenere gran parte del lavoro verso la verità. Ma a un certo punto della ricerca della verità più profonda essa diventerà impotente, perché la sua esistenza dipende dal celare la verità. Il cuore ama svelare quei livelli della verità che la mente non è in grado di indagare.

Anche Rudolf Steiner ha espresso bene le non riconosciute facoltà cognitive del cuore:

Il terzo passo nella conoscenza superiore, necessario per innalzarsi all’Intuizione, può essere raggiunto solo sviluppando al massimo una facoltà che, nella nostra epoca materialista, non viene riconosciuta in quanto forza cognitiva. Quello che si svela tramite l’Intuizione può essere raggiunto solo sviluppando e spiritualizzando ai massimi livelli la capacità di amare. Un uomo deve saper trasformare questa capacità di amare in una forza cognitiva. Rudolf Steiner. The Evolution of Consciousness. Rudolf Steiner Press. Sussex. 1991