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Prendiamo esempio da Londra e Mosca

di Redazionale - 19/07/2007

PRENDIAMO ESEMPIO DA LONDRA E DA MOSCA

 

Dalla vicenda dell’espulsione dei quattro diplomatici russi, in servizio presso l’ambasciata russa di Londra, noi italiani avremmo molto da imparare. A scanso di equivoci, dico subito che il governo inglese ha tutto il torto dalla sua parte e che, con il suo atteggiamento protervo, ha messo ancor più in evidenza il modo in cui questa Europa, completamente succube della superpotenza USA, si permette di trattare i suoi vicini “non servilmente allineati” . Dowing Street si è “risentita” per il niet russo alla richiesta di estradizione di Andrei Lugovoi, ex agente del KGB. Secondo gli inglesi Lugovoi sarebbe responsabile dell’assassinio per avvelenamento con polonio 210 di Alexander Litvinenko, a sua volta ex agente KGB passato nell’altro “campo”. In pratica, Londra reclama la possibilità di giudicare, nei suoi tribunali, un cittadino russo che avrebbe commesso un reato sul suo territorio e, per giunta, a danno di un cittadino inglese (Litvinenko aveva infatti ricevuto in “dono” la cittadinanza inglese appena un mese prima della morte). Tuttavia, le pretese di Londra non trovano nessun riscontro nella realtà, né in termini di legalità né in termini di reciprocità. Legalmente non esiste alcun trattato bilaterale tra i due paesi che imponga tale estradizione al governo di Mosca; in secondo luogo la Russia ha chiesto da molto tempo l’estradizione Boris Berezovsky (il magnate russo rifugiatosi in Inghilterra, figlio di quell’allegra  casta eltsiniana che tra il 1992 e il 1999, in un’orgia di vodka e di “arraffamento”, ha depauperato un’intera nazione delle sue risorse energetiche) ma gli inglesi si sono pretestuosamente rifiutati di accogliere tale istanza (ecco l’assenza di reciprocità). I britannici sono stati i primi a negare le “buone maniere” tra vicini per cui oggi non hanno davvero nulla di cui lamentarsi. Inoltre, ultimamente il governo inglese sta dando cittadinanza a molti (troppi) “benefattori” russi (siano essi ex agenti del KGB o grandi imprenditori del petrolio). Ancora Berezovsky, nei giorni scorsi, aveva inviato una minaccia, assolutamente non velata,  a Putin promettendogli di fargliela pagare per l’ostracismo al quale lo aveva sottoposto in questi anni. Probabilmente, questo “eroe” della patria in esilio vorrebbe poter tornare a saccheggiare le ricchezze russe e, magari, svenderle ai suoi nuovi padroni occidentali, cosa che, finchè Putin resterà in sella al governo di Mosca, non potrà fare.

In virtù di tutto ciò e dato che non c’è stata alcuna collaborazione da parte di Londra nel perseguire penalmente questi personaggi che sono accusati di gravissimi reati nel loro paese d’origine, non si capisce perché Putin avrebbe dovuto chinarsi alle pretese di un Gordon Brown qualsiasi, così come è richiesto ad uno scolaretto ubbidiente bacchettato da un’autorità morale “superiore”. Per altro, Mosca aveva comunque promesso di giudicare Lugovoi in un tribunale moscovita ma gli inglesi avevano respinto con sdegno anche questa proposta perché, evidentemente, sentono di avere giudici di maggiore imparzialità. Da questa “altalena” diplomatica noi italiani, come dicevo nel titolo di questo breve articolo, avremmo molto da imparare. Per esempio, quando abbiamo tentato di chiedere l’estradizione degli agenti della Cia, coinvolti nel rapimento di Abu Omar, siamo riusciti persino ad operare un'autocensura preventiva per non incorrere nel reato di “lesa potenza dominante”, con il duo ministeriale Gianni-Mastella e Pinotto-Castelli impegnato, in tempi diversi,  in una gara di servilismo ridicolo e sciocco.

A noi italiani pare che la reciprocità non interessi affatto ed è per questo che i responsabili della strage del Cermis (altro esempio lampante) possono continuare a scorazzare su una Corvette decappottabile con i capelli al vento per le strade della California (forse non staranno facendo questo ma così riesco ad immaginameli adesso). Si sa che noi i morti li piangiamo solo in televisione e per appena tre giorni. Tanto di più avremmo invece da imparare dal rinnovato orgoglio russo, dal tentativo di un "quasi-continente" che sta lentamente risollevandosi dopo il crollo del Socialismo di Stato. Putin sta dando una nuova speranza a questo paese (che gli USA hanno voluto umiliare nella sconfitta) e lo sta facendo attraverso il recupero della Russia ad una rinnovata “pratica” di potenza (politica, economica e militare). E’ questa la strada che anche l’Italia dovrebbe finalmente intraprendere per uscire dal suo profondo letargo, un sonno ormai lungo quanto questa falsa seconda repubblica.